Ca’ Corniani. Terra d’avanguardia | Caorle

...si tratta di quegli spazi che tramite le opere d’arte dovranno assumere il valore simbolico di soglia, soglia come luogo di passaggio, come sosta e come accoglienza, ma anche come zona di scambio, interazione e confronto.
18 Giugno 2017
Ca' Corniani paesaggio. ph Agostino Osio

Ca’ Corniani paesaggio. ph Agostino Osio

Ca’ Corniani a Caorle, in provincia di Venezia, è l’azienda agricola più grande (1170 ettari) di Genagricola SpA, holding agroalimentare controllata da Generali Italia, che occupa più di 10mila ettari di territorio, con 25 aziende agricole, soprattutto sparse in Italia, ma anche in Romania. Si tratta di un vero e proprio colosso commerciale, aziendale e produttivo, che quasi intimorisce per i numeri a più zeri con cui viene fatta la sua biografia. Un realtà sicuramente complessa, pluristratificata e sconosciuta dalla maggioranza dei cittadini (quanti, soprattutto tra i più piccoli, non hanno idea di cosa ci sia dietro i prodotti turgidi e tronfi dei supermercati?), che, raggiunto un prestigio qualitativo e finanziario di un certo livello, ha pensato di aprire i suoi battenti all’arte contemporanea.

È nato così il progetto Ca’ Corniani. Terra d’avanguardia, con l’obiettivo di chiamare un artista a creare tre opere in relazione con l’azienda e con il suo contesto culturale e sociale. La curatela artistica è stata affidata a Elena Tettamanti e Antonella Soldaini, che in una conferenza in Triennale hanno spiegato come si sono inserite in questa realtà e cosa hanno pensato per essa. In primo luogo, tutto avrà la forma di un concorso, ma la cosa curiosa è che ad essere coinvolti non sono artisti emergenti a cui una tale forma di solito si addice con più facilità, ma nomi già affermati e con decenni di carriera alle spalle: Monica Bonvicini, Alberto Garutti, Carsten Höller, Tobias Rehberger e Remo Salvadori. Tutti loro hanno già visitato Ca’ Cornani, hanno conosciuto chi gestisce l’azienda e chi ne sta a monte, hanno scrutato le distese di terreni e le costruzioni architettoniche… solo così, a detta delle curatrici, si può creare un’opera capace di stare fisicamente e culturalmente in quel luogo già colmo di storia, e soprattutto di saper comunicare con le persone che lo abitano.

Ognuno di loro realizzerà così un progetto comprendente la disposizione di tre opere a testa a Ca’ Cornani, per giungere poi alla proclamazione del vincitore il 12 ottobre nel Salone d’onore della Triennale. A selezionarlo sarà una giuria composta da: Gabriella Belli (Direttore Fondazione Musei Civici di Venezia), Pippo Ciorra (Senior curator Museo MAXXI), Philippe Donnet (Amministratore Delegato e Group CEO Assicurazioni Generali), Giancarlo Fancel (Presidente Genagricola e Chief Financial Officer Generali Italia), Andreas Kipar (Founding Partner LAND), Beatrice Merz (Presidente Fondazione Merz elvetica e del Mario Merz Prize), Marco Sesana (Country Manager e Amministratore Delegato Generali Italia), Elena Tettamanti (Founder Eight Art Project) e Vincente Todolì (Direttore artistico Hangar Bicocca).
Subito dopo inizierà la realizzazione delle tre opere, che inaugureranno durante l’inaugurazione della Biennale d’Architettura di Venezia 2018.

Segue un estrapolato degli interventi delle curatrici del progetto.

Elena Tettamanti

L’obiettivo principale è promuovere il legame tra arte, impresa e territorio, attraverso la realizzazione di tre opere d’arte che tengano in considerazione la realtà di Ca’ Corniani, per quello che ha rappresentato nel passato e che diventerà nel futuro. L’attenzione si è concentrata su alcuni punti strategici, si tratta di quegli spazi che tramite le opere d’arte dovranno assumere il valore simbolico di soglia, soglia come luogo di passaggio, come sosta e come accoglienza, ma anche come zona di scambio, interazione e confronto. Come premessa da cui partire per la selezione degli artisti, abbiamo preso in considerazione la capacità di interpretare questo concetto, con l’intenzione di superare il modello di scultura a cielo aperto, realizzando invece delle opere capaci di dialogare con lo spazio e di interagire con la realtà sia paesaggistica che sociale, entro cui questi lavori andranno ad inserirsi.

Antonella Soldaini

Coinvolgere degli artisti del livello di questi selezionati in un tale progetto non è stata impresa facile. La particolarità del progetto è l’idea di un concorso in sé, format che si adatta perfettamente ai giovani artisti ma diventa molto meno semplice se si coinvolgono artisti di questo livello. Quindi uno dei primi passaggi è stato quello di trovare qualcosa che potesse rendere appetibile il concorso per sedurre queste personalità.  Quello che ha colpito me e Elena del territorio è stata la sua particolare conformazione, perché è a statuto privato ma non ha confini e può quindi diventare un punto di partenza forte, molto seducente per gli artisti. Abbiamo fatto un’indagine storica sul tema di opera pubblica e abbiamo indirizzato l’attenzione verso artisti che in qualche modo si sono cimentati nel passato su questo soggetto.
Intervenire in maniera permanente in luoghi dove l’installazione comporta delle modifiche del territorio, del contesto sociale, dell’equilibrio di relazioni già sedimentate e consolidate nel tempo significa ricorrere ad una serie di questioni diversificate in cui entrano in gioco diversi fattori, come confrontarsi con figure non sempre addette al linguaggio artistico con cui bisogna sapersi relazionare in maniera non assertiva ma in modo coinvolgente e dialettico.

Questi artisti hanno la capacità di tenere il punto della storia del luogo dove vanno ad intervenire, della comunità che vi abita, del paesaggio naturale e degli elementi architettonici presenti e con cui le opere dialogano.

Ca' Corniani borgo ph Agostino Osio

Ca’ Corniani borgo ph Agostino Osio

Ca' Corniani paesaggio. ph Agostino Osio

Ca’ Corniani paesaggio. ph Agostino Osio

Ca' Corniani paesaggio. ph Agostino Osio

Ca’ Corniani paesaggio. ph Agostino Osio

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