Il Teorema di Gauss è un progetto che pone l’attenzione sull’influenza tra opere di artisti consolidati e il lavoro di giovani esponenti del panorama emergente.
In principio gli spazi della galleria CO2 accolgono le opere di Eliseo Mattiacci, Claudio Parmiggiani e Gilberto Zorio. Dal giorno dell’inaugurazione (3 maggio) la galleria sta diventando un laboratorio aperto al pubblico in cui Giulio Delvè (1984), Marco Morici (1985) e Giovanni Oberti (1982), lavorano a tre nuove opere.
Testo di Attilia Fattori Franchini
Il testo presenta tre titoli diversi e tre approcci differenti di lettura. E’ stato scritto in tre momenti differenti ed è composto da elementi frammentati, testo, conversazioni, immagini, citazioni, pensieri. Il racconto spera di rappresentare al meglio un progetto inconsueto proposto da una galleria Romana, la quale aveva voglia di riflettere sulla storia e sulla contemporaneità, vivendo e facendo vivere al suo pubblico parte di quella magia presente nella creazione artistica. Il narratore invita il pubblico a leggere il racconto in maniera fluida, lasciandosi guidare più dall’insieme degli elementi presentati che non dalla loro singolarità.
Sfortunatamente sembrava che protoni ed elettroni potessero incontrarsi ed esplodere, non formando nuova materia, ma un’onda di energia in espansione nell’universo alla velocità della luce. L’energia ha dovuto occupare il posto della materia come elemento permanente. Ma l’energia a differenza della materia, non è un miglioramento della nozione di “cosa”; è semplicemente la caratteristica di un processo fisico. Potrebbe essere fantasticamente identificata con il fuoco Eracliteo, ma rappresenta il bruciare, non cosa brucia. L’attenzione per cosa brucia è sparita dalla fisica moderna. .” (Bertrand Russell, Storia della Filosofia Moderna, 1945)
Se per la semiotica il narratore è nascosto dietro i sintagmi, nella narratologia la figura di chi racconta prende corpo e viene in primo piano con una doppia veste, implicita e reale, oggettiva e virtuale. Affidatomi il compito di narrare i flussi e le energie Gaussiane scaturiti dall’incontro tra un luogo, una situazione, tre maestri (Mattiacci, Parmiggiani, Zorio), tre pratiche (Delvè, Morici, Oberti), tre persone, forse cinque, forse sette; mi sono domandata in che modo, il mio ruolo da soggetto osservatore ed il mio racconto potessero rivelare al pubblico l’interlinearita’ di processo e contenuto avvenuta.
Appartenendo ad una cultura e ( generazione ) prettamente visiva, dove l’immagine è considerata oggetto e spesso documento finale di promozione e divulgazione artistica ho deciso di utilizzare il mezzo fotografico per raccontare momenti e particolari chiave dello sviluppo del progetto e concezione delle opere.
Le immagini ed il testo diventano quindi complementari, si affidano l’uno all’altra nel racconto per svelare tensioni ed equilibri cruciali a comprendere cosa è stato, per tutti i soggetti coinvolti, questo progetto atipico. Walter Benjamin utilizza come esempio d’ interlinearità i testi sacri, sottolineando come tutte le grandi scritture contengano tra le righe la propria traduzione virtuale.
Vorrei far emergere attraverso l’unione di immagini e parole il flusso di sentimenti, visioni e pratiche che ha invaso gli spazi della galleria, offrendo se possibile una narrazione virtuale.
Anche il pubblico, invitato a prendere parte in modo frammentario e disperso al progetto, potrà usufruire di azioni, opere, racconti e immagini per ricostruire in modo potenziale discorsi, dubbi e idee espressi dagli artisti durante la loro permanenza nello spazio.
Interpretazioni potenziali, emergenti dall’assemblaggio e ricostruzione degli elementi costitutivi della mostra, ricostruiscono il processo dei suoi protagonisti, affinché esso continui e si divulghi nella mente di chi scopre il lavoro. Il pubblico contribuisce alla completezza del progetto ma non è destinatario.
Se le prime riflessioni personali si sono rivolte al perché la contemporaneità debba essere letta attraverso gli occhi della storia e quale impatto questo legame abbia sulla produzione artistica contemporanea, i giorni in galleria e le conversazioni con gli artisti hanno spostato il mio punto di vista su un’idea di storia e genealogia Foucaltiana.
Il ruolo della storia diventa non quello di narrare i fatti o quello che è avvenuto in maniera accurata, ma di produrre un cambio, una mutazione nei modi presenti di concepire la realtà spiegando il passato in maniera nuova. Non vi è uno sviluppo lineare, ma la presenza di tante storie diverse che rivelano influenze e potere.
I contemporanei hanno guardato al passato e invece di analizzarne il peso nella loro visione del presente hanno immaginato i lori predecessori nelle loro stesse vesti e si sono domandati:
“Cosa avrebbero fatto?”
La risposta ha proclamato forte indipendenza d’intenti artistici e individualità di processo. Riflessioni sulla propria posizione personale e sul significato del termine artista articolato nel contemporaneo, hanno affermato verità e valenza del singolo contributo all’interno di un progetto collettivo.
Conversazioni, gelati, Roma stessa, altri artisti, inaugurazioni, giri in macchina alla scoperta del momento hanno influenzato ma non deviato la produzione, arricchita nelle sue forme e nei suoi cambiamenti.
I tre giovani hanno guardato la tradizione storica in maniera personale, chi rivolgendosi direttamente a lei in modo formale e speculare, chi utilizzandola come punto di partenza nella propria ricerca espressiva.
Analizzando un momento particolare nella vita di Eliseo Mattiacci e concentrandosi sul potere del corpo come segno e sul ruolo della performance nella pratica dell’artista, Giulio Delvè (1984, Napoli) ha deciso di utilizzare il gesso per prendere calchi dei palmi dei visitatori.
Creando una situazione intima all’interno della galleria Delvè ha chiacchierato con passanti volenterosi di lasciare una traccia fisica all’interno nella mostra.
I materiali, il processo e la relazione con il pubblico diventano così struttura dell’opera, formalizzando gli input del progetto in un insieme disordinato di palmi, tracce, vite e momenti.
Il palmo si riveste di una doppia valenza, simbolo di vita e differenza individuale da un lato, documento fisico di presenza dall’altro.
Marco Morici (1985, Roma), ha utilizzato il progetto, i suoi protagonisti, gli eventi ed i luoghi visitati per creare un paesaggio concettuale di memorie, forme e frammenti.
Partendo dall’idea di battito cardiaco, simbolicamente rappresentato dal una pila e due luci al led, ha lasciato le pulsazioni espandersi dando vita ad un organismo in metamorfosi.
Durante I giorni di Gauss il lavoro di Morici e’ cambiato, scoprendosi sempre in mutamento, fluttuando tra le influenze di galleristi, curatori, artisti e visitatori.
I materiali utilizzati connettono le pratiche dei suoi colleghi e si ispirano all’alchemia di Zorio, esplorando il passaggio da uno stato all’altro.
L’organismo, fatto di elementi contrastanti ma sinificativi per coloro che hanno partecipato diventa testimonianza di crescita: legami invisibili fioriscono silenziosamente si manifestano nel futuro in luoghi o condizioni diverse.
Giovanni Oberti (1982, Bergamo) si è concentrato sulla fisicità e sul ruolo di CO2, spazio espositivo e di dialogo, rivelando figure floreali nascosti dalla pittura monocromatica e neutrale del pavimento, dettagli perduti nel tempo e nello spazio della galleria.
Il lavoro di Oberti , riappropria in forma nuova elementi quali l’assenza, la scoperta, il passare del tempo, lo spazio espositivo stesso e la luce, rafforzando una radicalità di approccio e rinnovando la trascendenza della ricerca artistica di Parmiggiani.
Il progetto ed in particolare il suo racconto esplorano noi stessi nel ruolo di ricettori d’arte. Se i presupposti di partenza hanno favorito nei suoi protagonisti quesiti personali, artistici e storici, Il Teorema di Gauss invita a guardare all’arte ed alla sua creazione in maniera nuova, rivelando il suo fulcro in un flusso fatto di persone, conversazioni, commistioni, scambi e probabilmente nel futuro di queste relazioni.
Anche se i tre giovani fossero restati in silenzio e la galleria fosse rimasta immutata dal giorno della sua apertura al pubblico, lo spazio avrebbe comunque rilasciato l’eco dei flussi, dei discorsi e delle energie a portata del visitatore manifestando in maniera sempre nuova la sua influenza sul mondo.
Giorgio / Giulio / Giovanni / Marco / Alberta /
Cornelia/ Claudio / Gilberto / Eliseo / Giulio / Gianni/
Genevieve / Ludovico / Gianni / Sergio / Samuele / Davide
Emanuela / Pauline / Susanna
Il teorema di Gauss
Artisti: Giulio Delvè, Eliseo Mattiacci, Marco Morici, Giovanni Oberti, Claudio Parmiggiani, Gilberto Zorio Testi critici: Attilia Fattori Franchini, Gianni Garrera, Ludovico Pratesi
galleria CO2
Via Piave 66, 00187 Roma
finoa al 28 Giugno 2013