One from the past, even very distant.
One from the present, focusing on the contemporary moment.
One from the future, with a strong perspective, in a nutshell, towards what’s next.
Marianna Vecellio
Past —
Le pitture rupestri
Emilio Villa descrive le pitture rupestri in L’arte dell’uomo primordiale, un libretto postumo pubblicato nel 2005 da Abscondita. L’interesse nasce da una visita che fa alla Grotta di Lascaux nel 1961 dopo aver letto i saggi di Roger Caillos e George Bataille sul tema. Per Villa, poeta e biblista, queste rappresentazioni sono capaci di riconnettere l’atto creativo con quello del sacrificio, restituendo alla rappresentazione il potenziale sacro che si riteneva nel Novecento cert’arte avesse perso. Affrontata questa premessa, necessaria a comprendere il contesto in cui Villa scrive e lo spirito con cui rilegge queste pitture, mi interessa la dimensione remota, poeticamente primordiale e soprattutto anonima di quest’arte. Non compare né un io, né un autore, ma un livello cosciente, condiviso, diffuso, che se da una parte ci ricorda la dimensione collettiva, fluida ed eterogenea della rete, dello stare nel mondo di oggi, dall’altra offre una visione indistinta e potenziale del tutto, che appartiene all’essere remoti, all’essere altrove.
“L’uomo primordiale non ha orizzonti. E’ tutto nel tutto, uomo nell’uomo, nutrimento nel nutrimento, flusso nel flusso, divino nel divino. Non c’è metamorfosi, poichè non c’è forma. C’è sola la sostanza omogenea, pensante e simbolica, di ciò che c’è: del questo e del quello, del sé e dell’altro, come del tutto.” (E. Villa, L’arte dell’uomo primordiale, Abscondita, Milano 2005, p. 28)

Grotta di Lascaux – Pitture Rupestri
Present —
Camille Henrot, Grosse fatigue – Video (color, sound), 13 min
In questo singolare racconto della nascita dell’universo l’artista ha voluto condensare tutto il sapere dell’uomo. Il lavoro è il prodotto di un programma di ricerca che l’artista ha svolto a partire dagli archivi dello Smithsonian Institute. La rappresentazione bidimensionale dello schermo è ogni volta un nuovo paesaggio immateriale, sincopato dall’apertura di finestre che rizomaticamente frammentano la storia in pluralità senza centro, generando una cartografia di mondo senza tempo e spazio, trasformandosi in un’esperienza fisica – “una fluttuazione quantica” – di puro e psicotico presente.

Camille Henrot, Grosse Fatigue, 2013. Video color, sound, 13 min. © ADAGP Camille Henrot. Courtesy the artist, Silex Films and kamel mennour, Paris
Future —
Luca De Leva, nuovo scambio epidermico – progetto in corso di realizzazione
L’opera non esiste ancora fisicamente, ma è già nel desiderio di Luca De Leva, nascendo da un precedente progetto di scambio d’identità svolto nel 2011. Forse la dimensione spaziale del nuovo scambio epidermico è questa: il suo non essere ancora o essere senza corpo.