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Sabato 4 Luglio la Fondazione Spinola Banna per l’Arte ha inaugurato presso la sede torinese dello spazio no profit Almanac Inn la collettiva curata da Stefano Arienti “Adventure Time Is Over”.
La mostra è il frutto del workshop tenuto da Arienti a Spinola Banna tra lo scorso giugno e i primi giorni di luglio. L’artista ha operato per dare una forma ai temi e alle suggestioni emerse dal precedente workshop di aprile tenuto da Jason Dodge e Raimundas Malašauskas, lavorando praticamente con gli stessi artisti che hanno partecipato a quella residenza: Filippo Bisagni, Giorgio Cugno, Sara Enrico, Virginia Francia, Andrea Galiazzo, Andrea Ottaviani, Stefano Serretta e Federico Tosi.
Il titolo della mostra può essere visto come un riferimento diretto all’impostazione dell’intervento di Arienti, come se avesse voluto dire “il tempo dell’esplorazione concettuale è finito, ora raccogliamo il materiale e lavoriamo per dargli una forma”.
La mostra in effetti presenta i lavori com una serie di “reperti” provenienti da azioni compiute dagli artisti durante le due residenze: dal calco in resina e terra di Galiazzo e Cugno, risultato di una caccia al tesoro, alla zattera usata dagli artisti per navigare sul Banna, passando per la documentazione della performance di Virginia Francia in cui un cuoco ha suonato una batteria di banane amplificate. Il lavoro di Sara Enrico , installato accanto alla vetrina che affaccia su Via Artisti, è illuminato sia dalla luce artificiale dello spazio che da quella proveniente dalla strada, e può intendersi come un ideale “ponte” tra gli spazi della Fondazione e quelli di Almanac Inn.
Nel complesso i lavori riflettono la volontà degli artisti di conciliare il senso di quotidianità e sicurezza vissuto all’interno di Spinola Banna con le esplorazioni della natura sconosciuta e “selvaggia” che la circonda.
L’opera che più di altre concretizza questa dicotomia è quella di Federico Tosi. L’artista, la cui ricerca si incentra sul sottolineare, in modo a volte molto ironico, la nostra innata tendenza a proiettare sentimenti umani su una serie di cose che umane non sono, per questa mostra ha creato un cesto di frutta di cemento in cui mele, pere, banane e mandarini hanno un volto. La disposizione dei frutti sul vassoio e la loro espressione li fa apparire come – è il caso di dirlo – pietrificati da un terrore mortale nei confronti dello spettatore, come se questo da un momento all’altro potesse quasi allungare una mano, sceglierne uno e mangiarselo. Tosi è riuscito nell’intento di proiettare la paura atavica e terrorizzante di venire sbranati da qualcuno più grande di noi – immagine sopita ma che pur sempre ci accompagna a livello inconscio – su un oggetto comune, quotidiano – e rassicurante – come un cesto di frutta.
Fino al 2 Agosto 2015.

Federico Tosi, Russian / Jamaican accent #2, 2015, cemento, gesso, plastilina, 55 x 13 x 43 cm, Photo by Nadia Pugliese. Courtesy by the artists and Almanac, London/Turin

Sara Enrico, Skinny, 2015, tela, colore ad olio, tondino d’acciaio, 21 x 102 x 30 cm, Photo by Nadia Pugliese. Courtesy by the artists and Almanac, London/Turin