3° appuntamento di POST-TURISTA a Roma

Facendo proprie quelle dinamiche di passaggio (tanto da realizzare allestimento e disallestimento in 24 ore per preparare le abitazioni ai prossimi ospiti), la Benassi e gli artisti hanno assunto il ruolo di “post-turista” esasperando dinamiche, linguaggi e narrazioni degli equilibri incerti della società contemporanea.
20 Febbraio 2022
Gabriele Silli (particolare), Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi

Nella primavera del 2020, durante il primo lockdown, i centri delle maggiori mete turistiche si sono svuotati. Mentre nei quartieri residenziali e nelle zone periferiche si riscoprivano – quando possibile – balconi, terrazze condominiali, parchetti sotto casa, nelle vie maggiormente frequentate dai turisti regnava il silenzio. I tanti appartamenti dei centri storici come quelli di Roma adibiti ormai a solo uso turistico, sono stati improvvisamente privati di quel via vai di genti che negli ultimi anni hanno sostituito proprietari ed affittuari a lungo termine. Spazi abitativi che di casa hanno in realtà ormai ben poco. È in questi spazi di passaggio, in questi non luoghi, che Giuliana Benassi ha curato e allestito tre mostre della durata di sei giorni ciascuna sotto il titolo Post-Turismo, primo progetto outdoor di Post ex che ha la sua sede nel quartiere di Centocelle. Facendo proprie quelle dinamiche di passaggio (tanto da realizzare allestimento e disallestimento in 24 ore per preparare le abitazioni ai prossimi ospiti), la Benassi e gli artisti coinvolti hanno assunto il ruolo di “post-turista” esasperando dinamiche, linguaggi e narrazioni degli equilibri incerti della società contemporanea. 

Punto di partenza – inevitabile – il contesto entro il quale le contraddizioni odierne non sono forse mai state così evidenti: la pandemia. In occasione del primo appuntamento, lo scorso dicembre in un b&b in zona Musei Vaticani, le opere di Genuardi/Ruta, Autumn Knight, Luca Grimaldi, Girolamo Marri, Lisa Sebestikova e Calixto Ramírez hanno interpretato i clichés della pandemia, indagando la nostalgia delle mete turistiche, gli oggetti e i gesti quotidiani come simbolo di ossessioni domestiche ed esasperando il non-fare o l’impossibilità di azione. A gennaio è stato il turno di un alloggio vicino a Piazza Navona all’interno del quale gli artisti coinvolti (Eleonora Cerri Pecorella, Grossi Maglioni, LU.PA, Andrea Martinucci, Jonida Prifti e Stefano Di Trapani – Acchiappashpirt e Giorgia Ruggiano) hanno letto il contesto spettrale dato dall’assenza dando voce all’immaginario del fiabesco, del soprannaturale e della magia.

Elena Bellantoni, Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi
Lou Masduraud, Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi

Per il suo ultimo appuntamento Post-Turismo sceglie di abitare un ampio appartamento (lo spazio più grande utilizzato per il ciclo) nella zona di San Giovanni. Un’abitazione al secondo piano di un palazzo storico i cui interni modernizzati contrastano con le strette scale tipiche dei vecchi palazzi e con alcuni elementi storici caricati di un’aurea folkloristica per il turista media, come il camino. Negli spazi pensati e organizzati per rendere fruttuosamente e ospitare (ad occhio) una decina di persone, si inseriscono le opere di sette artisti, nazionali e internazionali. Entrando nell’appartamento, il silenzio delle scale e dei pianerottoli è bruscamente interrotto da un audio trasmesso da un interfono per bambini, una di quelle radioline utilizzate per controllare i più piccoli anche a distanza in un’altra camera. Il pianto infantile, prima forma di comunicazione verbale prima dell’utilizzo della parola, è qui sostituito da Michela de Mattei con la registrazione audio di una chiamata al 911 con la quale una signora avverte con disperazione che il suo scimpanzé domestico sta sbranando la sua amica. Un intervento sonoro accompagnato da una fotografia che immortala l’attacco di una tigre stampata come una figura a doppio riflesso, come quelle immagini che si trovano a volte in regalo nelle confezioni di alcuni prodotti oppure tra le figurine o applicate sui righelli, e che mostrano due o più scene diverse a seconda dell’angolazione con cui il nostro occhio le guarda. Il tema, che si sviluppa per tutta la mostra attraverso linguaggi e approcci differenti, è fin da qui ben riconoscibile. Dopo aver indagato l’aspetto ironico e quello più fiabesco, questo terzo appuntamento di Post-Turismo scava nell’interiorità umana per metterne in luce gli aspetti più viscerali, quelli più simili al mondo animale. Ed ecco allora che nella scultura di Antonio Fiorentino l’estetica mortifera dei corpi pompeiani incontra l’immaginario della violenza, dello scontro fra corpi, ma anche del voyeurismo. Come la tigre della fotografia della de Mattei, a terra uno dei due corpi predomina l’altro in una lotta per la sopravvivenza, o la supremazia. La morte, o meglio il corpo senza vita, torna nei due dipinti di Marta Mancini. Due opere pittoriche di piccole dimensioni i cui soggetti, cadaveri appunto, si inseriscono in quel tentativo spesso kitsch di arredare le pareti di case prive di personalità di esprimere come sono appunti i b&b. 

Marta Mancini, Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi
Susanna Inglada, Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi

Ai mostri, quelli nascosti, non visibili, fanno invece riferimento le opere di Lou Masduraud e Susanna Inglada. La prima, da sempre interessata all’oggetto fontana e al suo funzionamento, trasforma il lavabo domestico proponendone una copia ribaltata, quindi inutilizzabile, dalle cui tubature fuoriescono elementi organici come labbra e lingue che sembrano appartenere appunto ad un mostro. Se la rappresentazione della Masduraud appare ironica, quella della Inglada richiama immaginari più cupi, più vicini alla figura dell’Uomo Nero o del mostro sotto il letto. La sua installazione, composta da un intervento a muro in carta di grandi dimensioni e un breve video in animazione, sembra dare forma ad una forza invisibile capace di risucchiare il visitatore. Grandi e mostruose mani sono sparse sulla parete in prossimità di un soppalco accessibile da una scaletta. Al suo interno, posizionato sopra un letto perfettamente in ordine e con gli asciugamani di cortesia, un’animazione viene riprodotto in loop mostrando una sorta di storia ciclica cruenta e viscerale davanti alla quale si ha la contemporanea sensazione di voler assistere e fuggire. 
La mostruosità, questa volta interiore, torna nelle due installazioni video di Elena Bellantoni che a partire da un’azione performativa “casalinga” ha iniziato a lavorare sulla figura di Hitler come parte di un lavoro più ampio sul malvagio.
Se ad aprire la mostra era la predominanza del senso dell’udito, a chiuderla è quella dell’olfatto. L’ultima stanza della casa perde completamente la propria funzione di ospitalità per mano di Gabriele Silli che attraverso un’installazione site specific da forma agli istinti umani più repressi dalla società contemporanea e che tra le mura domestiche sembrano esplodere: i peccati di gola, la sessualità più selvaggia, i rituali. Immersi nell’odore di vino e cibo rimasti troppo a lungo sulla tavola, si ha l’impressione di essere catapultati nella stanza dei segreti. Tra le mura di una casa che ha perso i propri abitanti, stabili o provvisori, l’Umanità trova spazio per lasciarsi andare, per dare spazio alla propria interiorità, anche quella più selvaggia. Lontano dagli occhi della società, l’Uomo torna ad essere animale.

Chiudersi alle spalle il grosso portone di via Torquato Tasso 161 è come richiudere il coperchio di un vaso all’interno del quale sono custodite e accumulate paure, perversioni, immaginari distorti che in fondo fanno parte di tutti. 


Leggi anche Il POST-TURISMO degli artisti di Post Ex

Michela de Mattei, Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi
Antonio Fiorentino, Post-Turismo, Roma, un progetto di Post Ex, ph. Ludovica Anzaldi
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