VISIONI — Intervista con Alba Zari

Il buio è un momento molto importane nel mio processo di elaborazione delle immagini. C’è un termine in inglese che mi affascina molto: “Pitch Dark”, un luogo talmente tanto buio dove penso che la mente inizi a creare altre immagini, si aggrappi ai ricordi per poi riemergere dal vuoto verso la luce.
18 Settembre 2021
Alba Zari – How deep is the sea – 2011

Mauro Zanchi: Cosa è sotteso nelle immagini della serie How Deep Is The Sea, al senso di sospensione del corpo in uno spazio liquido e fluido?

Alba Zari: How Deep Is The Sea parla della fluidità dell’amore oltre che della sospensione dei corpi. Lemaree, alte e basse, delle relazioni. Il lasciar andare e il far ritornare.

MZ: Cosa è celato nel colore blu che hai scelto per contenere le tue fotografie e i testi nel libro Luminous Phenomena (2021)?

AZ: Ho scelto il colore blu per due motivi: per gli abissi del mare e per il legame che ho con l’album Blue di Joni Mitchell. L’editing del libro segue il ritmo malinconico di questo testo:

Songs are like tattoos
You know I’ve been to sea before
Crown and anchor me
Or let me sail away
Hey Blue
And there is a song for you
Ink on a pin
Underneath the skin
An empty space to fill in
Well there’re so many sinking
Now you’ve got to keep thinking
You can make it thru these waves
Acid, booze, and ass
Needles, guns, and grass
Lots of laughs
Lots of laughs
Everybody’s saying that hell’s the hippest way to go well
I don’t think so, but I’m
Gonna take a look around it though Blue
I love you
Blue
Here is a shell for you
Inside you’ll hear a sigh
A foggy lullaby
There is your song from me

MZ: Nel libro, Chiara Bardelli Nonino scrive: Guardando le sue immagini mi è venuto in menteil concetto che si usa in astronomia per trovare un pianeta abitabile: la cosiddetta “Goldilocks Zone”, quell’area né troppo lontana né troppo vicina a una stella dove è possibile trovare acqua allo stato liquido e quindi, potenzialmente, vita. “How Deep Is The Sea” è una specie di Goldilocks Zone delle relazioni, uno spazio stratto e ipotetico entro il quale i rapporti – dal più turbolento al più sereno, dalla mareggiata alla calma piatta, se vogliamo conservare le metafore dell’acqua – possono sopravvivere. Oltre quest’area, c’è il buio, il vuoto, il ricordo. Hai voglia di condurci oltre questa zona, per esplorare ciò che per te rappresenta il buio, il vuoto e il ricordo?

AZ:  Il buio è un momento molto importane nel mio processo di elaborazione delle immagini. C’è un termine in inglese che mi affascina molto: “Pitch Dark”, un luogo talmente tanto buio dove penso che la mente inizi a creare altre immagini, si aggrappi ai ricordi per poi riemergere dal vuoto verso la luce.

Alba Zari – How deep is the sea – 2011
Alba Zari – How deep is the sea – 2015
Alba Zari – Occult 2020

MZ: Da The Y fino a How Deep Is The Sea come hai portato le ricerche sulle tue radici in quelladimensione liquida, che pare sospendere il giudizio tenendo il peso dell’identità personale e la presenza fisica del corpo nelle trasparenze del mare, tra sommersioni, galleggiamenti e riemersioni?

AZ: How deep is the sea è una pausa dai miei progetti personali, in cui mi metto a nudo con la mia storia famigliare nel processo di ricerca della mia identità. Raccogliere in questo libro le immagini degli ultimi sette anni è stato come prendere distanza da me stessa e dalla ricerca a tratti ossessiva di The Y. Ho preso un respiro prima dell’inizio del nuovo progetto, Occult, una ricerca sulla storia di mia madre.

MZ: I soggetti della tua serie sono veramente le presenze femminili che stanno in una dimensione amniotica o in realtà è altro che vuoi portare alla luce? Quale è il vero soggetto delle tue immagini?

AZ: Le presenze femminili in How Deep Is The Sea sono come le Sirene incontrate da Ulisse, che ci chiamano con tutto il fascino verso luoghi oscuri, dove potremo perderci. Con l’analogia di questo antico arcano evoco il ritrovare se stessi negli abissi dei sentimenti.

MZ: Mi sembra interessante il senso di fluttuazione continua tra chi guarda e chi è guardato, tra chi desidera un corpo e chi desidera essere guardato e indurre un desiderio. In cosa consiste per te lo sconfinamento dello sguardo? 

AZ: Lo sconfinamento dello sguardo svela il desiderio di abbandonarci alle immagine che non conosciamo ancora ma che vivono dentro di noi, il desiderio di tornare al grembo materno e alle origini.

MZ: In una intervista precedente mi avevi parlato di certe immagini che ci rivelano cosa vogliamo veramente, cosa cerchiamo e soprattutto che ci mostrano cosa ha valore per noi.
Hai trovato alcune di queste immagini profonde nelle acque del tuo subconscio?

AZ: L’immagine simbolica dell’acqua nel mio subconscio richiama la necessità di purezza e di rinascita. Per i Greci e i Latini l’acqua simboleggiava il mistero della vita, che porta in sé il significato del passato e del futuro, della nascita e della morte.

MZ: Sei giunta nel luogo archetipale, là dove forse è possibile andare oltre la sensazione di displacement, per ritrovare il senso della vera identità?

AZ: Penso che il senso di identità sia sempre fluido per la natura stessa dell’identità. In questo luogo archetipale la sola cosa che conta è il processo non il risultato, il cammino o il fluire in questo caso.

MZ: Attualmente dove hai rivolto la tua ricerca e la tua attenzione? 

AZ: Attualmente sto lavorando sul mio nuovo progetto multimediale chiamato Occult. Il progetto prosegue l’indagine sulle mie origini avviato nel 2017 con The Y. Nata all’interno della setta religiosa Bambini di Dio, analizzo attraverso documenti d’archivio e immagini di nuova produzione la genesi della mia storia famigliare. Con diversi dispositivi e indizi costruisco una narrazione aperta, parto dalle fotografie della mia infanzia tratte dall’archivio di famiglia, per poi analizzare con testi e immagini la propaganda della setta di cui mia nonna e mia madre facevano parte. Fondata in California nel 1968 da David Berg (alias Moses David), Bambini di Dio si diffuse in tutto il mondo durante gli anni Settanta e successivamente cadde in discredito per aver incoraggiato la prostituzione femminile al fine di reclutare nuovi membri, tramite la pratica del “flirty fishing”, nonché violenze e abusi su minori. L’interrogazione dei meccanismi propagandistici e la storia collettiva si confrontano in modo serrato con la riflessione sulla storia famigliare e sul destino personale. Oltre a questo lavoro ho appena realizzato il cortometraggio Freikörperkultur, la storia di una famiglia che trascorre i mesi estivi su una spiaggia per nudisti. L’intimità e la bellezza dei corpi nudi, le foglie che disegnano forme geometriche sulla pelle, l’acqua che sembra liberare da ogni pensiero. Freikörperkultur è una poesia sul desiderio di ciò che è perduto e non tornerà mai più. È la cacciata dall’Eden.

Alba Zari – Occult 2020
Alba Zari – Occult 2020
Alba Zari – Occult 2020
Alba Zari – Frei Koper Kultur, 2019
Alba Zari – Occult 2020
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