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VERSUS | La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografie e Disegno

[nemus_slider id=”59999″] Testo di Annalisa Malavolta Chi è l’artista? Quanto della sua opera è condizionato dagli artisti che l’hanno preceduto? Se queste domande fossero state rivolte a Cennino Cennini, lui avrebbe sottolineato come il pittore sia un intellettuale spinto dalla...

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Testo di Annalisa Malavolta

Chi è l’artista? Quanto della sua opera è condizionato dagli artisti che l’hanno preceduto?
Se queste domande fossero state rivolte a Cennino Cennini, lui avrebbe sottolineato come il pittore sia un intellettuale spinto dalla passione e dalla fantasia che deve confrontarsi continuamente non con le cose naturali ma con le migliori opere dei maestri. Un secolo più tardi, Lorenzo Ghiberti avrebbe confermato questa tesi sottolineando l’importanza dello studio del disegno, della natura e dell’arte antica in una continua ricerca dell’unità nella varietà. Qualche decennio più tardi Leonardo apre il dibattito cinquecentesco sulla superiorità o meno della poesia sulla pittura precisando l’importanza che il pittore si circondi di modelli antichi al fine di trovare un’armonia derivata dalla concordia delle diverse arti. Nel Settecento, grazie anche al lavoro di Diderot e D’Alambert, il sapere non è più gerarchico ma libero, autonomo e l’artista è invitato a creare un proprio percorso conoscitivo.
Queste teorie si evolvono ulteriormente nel secolo successivo in cui l’artista tenta di raggiungere l’assoluto attraverso la creazione artistica; nel suo isolamento neo-platonico esso colloquia con i grandi maestri del passato, seleziona valori e temi che sente affini e li rielabora autonomamente. E’, infatti, agli inizi dell’Ottocento che ci si interroga anche sul concetto di imitazione, di quanto la copia dei modelli sia ritenuta un pregio dell’opera e quanto invece siano importanti l’originalità e la creatività. Il XIX secolo è caratterizzato da significativi mutamenti storici e sociali: nasce la fotografia, gli artisti si interessano delle questioni politiche, criticano la società, ne fanno satira e la rottura con i modelli del passato, così come quello tra addetti ai lavori e grande pubblico, traghetta le arti nel Novecento. Il secolo appena passato è stato il campione degli -ismi e della necessità di ricondurre ogni artista all’interno di una precisa corrente artistica compiendo spesso delle vere e proprie forzature.

Versus. La sfida dell'artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno,   Galleria Civica Comune di Modena,   Modena 2016 - Installation view
Versus. La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno, Galleria Civica Comune di Modena, Modena 2016 – Installation view

Ha senso, quindi, oggi parlare di modelli e di competizione tra artisti? Esistono ancora confronti tra personalità che possano creare un nuovo tassello in questo intricato magma di forme artistiche e non un mero scontro di poetiche abbarbicate alle proprie convinzioni?

A queste domande sembra dare un contributo importante la mostra Versus. La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno presso Palazzo Santa Margherita a Modena a cura di Andrea Bruciati, Daniele De Luigi, Serena Goldoni e organizzata dalla Galleria Civica e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con l’associazione Le Arti Tessili. L’esposizione, che vanta più di cento opere provenienti dalle raccolte della Galleria Civica e da importanti collezioni pubbliche e private, indaga gli ultimi cento anni della storia dell’arte (1915 – 2016) attraverso il tema dell’artista e dei suoi modelli. L’intento è quello di creare un momento di dibattito tra i protagonisti del Novecento e le nuove generazioni in precisi ambiti artistici. Il confronto che si genera è caratterizzato dalla tensione che si crea tra il modello storico e il continuo tentativo, tradotto in sforzo intellettuale e professionale, di superarlo. E’ interessante vedere come alcuni artisti interpretano questo agonismo creativo come momento di rottura e di creazione di qualcos’altro mentre altri accettino il debito indelebile con i maestri a volte omaggiandoli esplicitamente.
La mostra si incentra su due tecniche artistiche particolari; da una parte la fotografia e dall’altra il disegno non più inteso come semplice bozzetto di studio ma vera e propria arte a se stante. Il percorso espositivo si snoda tra diversi temi che declinano quello principale della mostra. Si passa, infatti, dalla spontanea ambiguità dei luoghi di Atget e Fontucuberta alla rappresentazione della natura di Basilico, Hütte, Ghirri e Gobbi passando per la fotografia documentaria di Evans, Graham, Ruff, Cresci e Vaccari. Un altro nucleo di opere ricorda come l’avvento dell’arte concettuale abbia portato la fotografia a dialogare con altre arti come la performance o la videoarte come esemplificano in modi diversi le ricerche di Prini, Ontani, Baruchello, Tagliaferro e Patella solo per citarne alcuni. Parallelamente si sviluppa l’arte performativa del Wiener Activismus e di artisti come Acconci, Oppenheim, Abramovic & Ulay e, in Italia, Desiato e Zaza tentano il racconto in presa diretta della realtà in una sorta di prolungamento percettivo. Lo spirito di autocritica dell’artista e le forti connotazioni politiche si notano nelle opere degli anni Settanta di artisti come Altamira, Pignotti, Marcucci e Fabro e il continuo tentativo di andare oltre il dato sensibile caratterizza quelle di De Dominicis, Ontani, Jori e Mariani.
Non mancano in mostra le sperimentazioni della tecnica compositiva (Agnetti) ma anche la sezione dedicata agli artisti che confrontano se stessi con la figura del loro mentore come succede per i lavori di Jori e Wearing e il progetto di Gioli in cui fotografia e disegno si fondo per ri-creare un soggetto nuovo e originale. Accanto a questi artisti la mostra ospita anche opere create ad hoc per il tema proposto che hanno coinvolto giovani artisti emergenti nati tra il 1979 e il 1990 e che entreranno a far parte della collezione permanente della Galleria andando ad alimentare un crogiuolo di idee e fermenti artistici in continuo sviluppo. L’esposizione, ad ingresso gratuito, sarà aperta fino al 8 gennaio.

Jiri Kolár,   1914 – 2002 Ricordo di Venezia,   1969 emulsione fotografica su tela,   84,  5 x 140 cm.  Collezione Mauro Stefanini,   Galleria Open Art,   Prato
Jiri Kolár, 1914 – 2002 Ricordo di Venezia, 1969 emulsione fotografica su tela, 84, 5 x 140 cm. Collezione Mauro Stefanini, Galleria Open Art, Prato
Giorgio Colombo,   1934 Il mangiafuoco,   installazione di Pier Paolo Calzolari,   1986 gelatina bromuro d'argento,   29,  7 x 39,  6 cm.  Galleria civica di Modena
Giorgio Colombo, 1934 Il mangiafuoco, installazione di Pier Paolo Calzolari, 1986 gelatina bromuro d’argento, 29, 7 x 39, 6 cm. Galleria civica di Modena

 

Claudio Abate, Marina Abramovic & Ulay, Vito Acconci, Vincenzo Agnetti,  Adriano Altamira, Franco Angeli, Stefano Arienti, Eugéne Atget, Olivo Barbieri, Gianfranco Baruchello, Gabriele Basilico, Enrico Baj, Joseph Beuys, Irma Blank, John Bock, Alighiero & Boetti, Marcel Broodthaers, Günter Brus, James Lee Byars, Pier Paolo Calzolari, Giorgio Ciam, Mario Ceroli, Giorgio Colombo, Mario Cresci, Roberto Cuoghi, Hanne Darboven, Gino De Dominicis, Filippo De Pisis, Giuseppe Desiato, Walker Evans, Corrado Fanti,  Tano Festa, Giosetta Fioroni, Franco Fontana, Lucio Fontana, Joan Fontcuberta, Jochen Gerz, Mario Giacomelli, Sol Lewitt, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Luigi Ghirri, Ralph Gibson, Paolo Gioli, Claudio Gobbi, Paul Graham, Giorgio Griffa, Jay Heikes,  John Hilliard, Christian Holstad, Axel Hütte, Paolo Icaro, Mimmo Jodice,  Marcello Jori, Jirí Kolár, Ketty La Rocca, Sergio Lombardo, Urs Lüthi, Renato Mambor, Tancredi Mangano, Robert Mapplethorpe, Lucia Marcucci, Carlo Maria Mariani, Eva Marisaldi,  Amedeo Martegani, Paolo Masi, Eliseo Mattiacci, Duane Michals, Robert Morris, Davide Mosconi, Otto Mühl, Floris Neusüss, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Dennis Oppenheim, Luciano Ori, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Ico Parisi, Pino Pascali, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Lamberto Pignotti, Bernard Plossu, Anne e Patrick Poirier, Concetto Pozzati, Enrico Prampolini, Emilio Prini, Man Ray, Rosangela Rennó, Mimmo Rotella, Thomas Ruff, August Sander, Mario Schifano, Rudolf Schwarzkogler, Toti Scialoja, Gianni Emilio Simonetti, Mario Sironi, Aaron Siskind, Vivan Sundaram, Aldo Tagliaferro, Wolfgang Tillmans, Roland Topor, Davide Tranchina, Franco Vaccari, Luigi Veronesi, Gillian Wearing, Minor White, Michele Zaza

Gillian Wearing,   1963 Me as Talbot,   2013 stampa al bromuro d'argento incorniciata,   148 x 122 cm.  Courtesy l'artista e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena / Fondazione Fotografia Modena
Gillian Wearing, 1963 Me as Talbot, 2013 stampa al bromuro d’argento incorniciata, 148 x 122 cm. Courtesy l’artista e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena / Fondazione Fotografia Modena