VENEZIA 2022 – Hermann Nitsch, la sua 20° Azione per la prima volta in Italia

Nitsch ha dichiarato: “Volevo mostrare come le colature, gli spruzzi, le sbavature e gli schizzi di liquido di colore rosso possono evocare un’eccitazione intensa nello spettatore, portandolo a provare sensazioni molto forti”
1 Maggio 2022
Hermann Nitsch, 20th Painting Action – installation – Photo by Marcin Gierat
Hermann Nitsch, 20th Painting Action – installation – Photo by Marcin Gierat

Testo di Emma Drocco —

«A ogni epoca, la sua arte. All’arte, la sua libertà» Hermann Nitsch non è mai stato relegato alla sua epoca, giudicato estremo, scandaloso, crudo, già negli anni 70, lo è ancora oggi, ed è questa la sua forza.

Dal 19 aprile al 20 luglio 2022, Zuecca Project Space presenta la 20. Malaktion, l’unica azione pittorica dell’artista conservata in una sola collezione, esposta per la prima volta in Italia, negli spazi delle Oficine 800 di Venezia. L’artista non mancava mai di sottolineare quanto gli fosse caro il nostro paese: «La cultura e il modo di vivere di questo Paese mi erano molto vicini, volevo realizzare in Italia le mie azioni».

Promossa dalla Helmut Essl’s Private Collection in collaborazione con la Galerie Kandlhofer, la 20° Azione – performata nella sala centrale del Wiener Secession di Vienna nell’inverno 1987  – è uno di quei lavori che fanno capire il senso del Teatro delle Orge e dei Misteri, quell’Opera d’arte totale, che coinvolge tutti i sensi, alla cui ricerca Nitsch ha dedicato tutta la vita.
Quasi fosse il proseguo della sua autentica ricerca, la sua scomparsa, il giorno stesso in cui questa mostra inaugurava, rende ancora più inteso e toccante vedere questa sua azione pittorica.

Per molte ragione, Nitsch è considerato un pioniere.
Il contesto è la Vienna degli anni Cinquanta e Sessanta, ancora segnata dal periodo bellico e da quell’annessione alla Germania di Hitler finita nel 1955, l’‘epicentro del vuoto europeo’ come la definisce Achille Bonito Oliva. 
I protagonisti sono gli artisti, quelli che iniziano a contestare un’arte che non è più attuale, cercando la trasgressione e il cambiamento. Forse nessuno lo riesce a fare meglio di Nitsch, con le sue azioni dissacranti crea un’arte nuova, in cui gli opposti, la vita, la morte, gioia e dolore, si pacificano in un’Orgia, intesa come stato dell’essere, con «una sua disciplina, che la distingue dalla sua accezione popolare di sfrenatezza, alla quale non sono mai stato interessato».
Tutto ha un senso, ed un posto preciso all’interno delle Azioni, ma lo scopo? Riuscire a produrre quella «scarica emozionale che consente ad un soggetto di rimuovere gli effetti di accadimenti drammatici», identificata da Freud in uno scritto del 1893 e tradotta da Nitsch nella ricerca di una liberazione dai tabù religiosi e morali presenti nel contesto oppressivo della Vienna conservatrice di quegli anni.

Spiegava Nitsch – e al suo manifesto dell’Orgien Mysterien Theater – nel lontano 1969:

“Mete che l’O.M. Theater e quindi la mia pittura si propongono di conseguire:
La pittura può svilupparsi fino a diventare una liturgia dipinta, una via di meditazione liturgica che richiede l’affermazione della vita;
2. Attraverso l’O.M. Theater si deve creare una festa centrale di resurrezione per l’esistenza;
3. Ogni discesa nel perverso, nel disgustoso avviene nel senso di un salvifico rendere coscienti.”

E quindi il sostantivo ‘mistero’ viene collegato a quello di ‘orgia’, trascendenza e immanenza, e quale simbolo massimo di questa relazione se non l’eucarestia, dove pane e vino sono delle metafore, la dinamica delle Azioni di Nitsch è la stessa, ogni performance appare come la celebrazione di una messa in cui i simboli della tragedia, del mito e del cristianesimo sono usati in relazione l’uno all’altro.
Il vino, crea un collegamento con il sangue e sintetizza quel concetto di festa dei culti Dionisiaci, l’ebrezza, l’inebriamento di se, un percorso d’accesso allo stesso mysterium a cui porta la fede. 
E poi ci sono gli spettatori, che con la loro presenza rendono possibile una fusione tra pittura e teatro, arte e vita. 

Hermann Nitsch, 20th painting action, 18-21.2.1987 at Secession, Vienna. © Hermann Nitsch; Photo Heinz Cibulka
Hermann Nitsch, 20th painting action, 18-21.2.1987 at Secession, Vienna. © Hermann Nitsch; Photo Heinz Cibulka

La sacralizzazione di tutta l’arte

Per vent’anni Nitsch abbandona la pittura, si dedica solamente alle sue azioni, lavorando alla realizzazione del suo ‘Teatro dei sei giorni’, fino agli anni 80, quando sente il bisogno di tornare all’Action Painting. E la 20. Malaktion che realizzò in tre giornate al Wiener Secession nel 1987 spicca tra queste, certo per la qualità sacrale del luogo in cui è realizzata, la sala centrale del Palazzo della Secessione, ma anche per il significato che Nitsch le attribuisce, il coronamento di quel desiderio serbato a lungo, quello di mettere in scena il suo lavoro nel ‘tempio dell’arte’.

«Mettersi in cammino verso il colore, verso il segreto profondo del colore», gli spazi delle Oficine 800 non potrebbero essere più adatti per farlo, la luce soffusa, un canto gregoriano di Gerusalemme in sottofondo e l’allestimento avvolgente, innescano un’esperienza accentuata della realtà sensoriale, trasmettono tensione.
«Desideravo racchiudermi come nel grembo di mia madre. Volevo dipingere tutte e quattro le pareti, l’installazione è un’esperienza prenatale.» Gli splatter painting disposti a terra e sulle pareti immergono l’occhio ‘tra scoppi di furia scatenata e gesti delicati’ nella genesi delle grandi opere esposte. 
«Un dipinto non è l’immagine di un’esperienza, ma è l’esperienza.» Mark Rothko è più vicino a Nitsch di quanto si pensi, e l’edificio utilizzato per la mostra li avvicina ancora di più, un ex spazio industriale che con lunghe tese ricorda le navate di una chiesa, o meglio di una cappella laica in cui si contemplano le tele animate da colori vibranti.

La ricreazione dell’allestimento originario permette al pubblico di tornare ad essere non solo spettatore, ma parte integrante dell’opera. Il panorama che si presenta nel secondo ambiente è quello dell’essenza stessa della pittura di Nitsch, l’opera realizzata con la tecnica del pouring (colatura) riempie lo spazio. Anche dopo la fine del processo di creazione, la visione di queste enormi tele intrise di sangue e pittura ci collegano all’artista. 

‘Mi accusano di provocare pubblico scandalo’

“Le colature, gli spruzzi, le sbavature e gli schizzi di liquido rosso possono evocare un’eccitazione intensa nello spettatore, portandolo a provare sensazioni molto forti” e le 52 opere esposte le fanno provare oggi come negli anni 80. I relitti, così sono chiamati i resti delle azioni pittoriche, vibrano insieme agli accordi musicali e colpiscono lo spettatore, hanno ancora la forza di portare ad una riflessione sulla propria esistenza.
E se nel 1973 Nitsch diceva ‘Sono molto noto nella mia città natale, soprattutto alla polizia. Mi accusano […] di provocare pubblico scandalo.’ Ci accorgiamo di quanto poco sia cambiato, ma è proprio in questo che si ritrova la forza di questo artista che ha da sempre testato i confini della libertà, rimanendo fedele alla sua idea di fusione delle arti. Oggi come nel 1987 il lavoro di Nitsch ci si rivolge con forza e attiva tutti i nostri sensi.

Hermann Nitsch, 20th painting action Vienna 1987 – Venice 2022
19 Aprile – 20 Luglio 2022
Oficine 800, Fondamenta S. Biagio, Venezia 

Hermann Nitsch, 20th Painting Action – installation – Photo by Marcin Gierat
Hermann Nitsch, 20th Painting Action – installation – Photo by Marcin Gierat
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