Una conferma e una novità — miart 2016

"In questi 3 anni miart si è imposta come un fiera sempre più innovativa e di ricerca, dove la tradizione viaggia di pari passo con le tendenze più recenti, per cui il mio desiderio è quello di offrire un impegno personale ancora maggiore."
5 Giugno 2015

Da poche ore è stato reso noto che Vincenzo De Bellis è stato confermato come direttore artistico del miart 2016. Gli esiti dell’ultima edizione sono stati senza dubbio la conferma che il team funziona, le proposte sono di ottimo livello e che la città di Milano – penso alle gallerie e alle varie istituzioni – ha risposto molto positivamente alle iniziative della fiera. La novità di quest’anno è che Alessandro Rabottini, già coordinatore curatoriale nelle tre precedenti edizioni,  ora è stato nominato vicedirettore del miart.

“Sono orgoglioso di proseguire nel mio ruolo di Direttore Artistico dando continuità e sviluppo al percorso intrapreso tre anni fa. L’obiettivo ora è di migliorare ancora puntando sempre di più sul posizionamento internazionale e sul dialogo serrato tra arte moderna e contemporanea.” Ha commentato Vincenzo De Bellis.

Rabottini è un Critico d’Arte e Curatore. Prima di ricoprire il ruolo di Curatore Esterno al Museo MADRE di Napoli è stato Capo Curatore alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Come curatore indipendente ha curato mostre per istituzioni italiane e internazionali come la Triennale di Milano, la GAM – Galleria d’Arte Moderna di Torino, Villa Medici – Accademia di Francia a Roma, il Museum für Gegenwartskunst di Basilea, il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e il PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.

Alcune domande ad Alessandro Rabottini.

ATP: Quest’anno il team di miart si amplia. Sei stato da poco nominato come vice direttore della fiera accanto a Vincenzo De Bellis. Il tuo ruolo è stato presentato come un ‘rafforzamento’ del team. Concretamente che ruolo avrai?

Alessandro Rabottini: Il mio sarà un ruolo di affiancamento alla direzione di Vincenzo De Bellis, di sostegno alle linee strategiche che miart ha già sviluppato da 3 anni a questa parte, da quando Vincenzo ne è direttore. In questi 3 anni miart si è imposta come un fiera sempre più innovativa e di ricerca, dove la tradizione viaggia di pari passo con le tendenze più recenti, per cui il mio desiderio è quello di offrire un impegno personale ancora maggiore nella realizzazione di quelli che sono gli obiettivi che la fiera sta già esprimendo. 

ATP: Quali consistenti cambiamenti apporterà la tua presenza?

Alessandro Rabottini: Quando una realtà cresce – ed è questo il caso di miart – cresce il lavoro che essa comporta e le necessità di dialogo con tutti gli attori coinvolti. Io spero di corroborare il lavoro di squadra che contraddistingue miart, e di essere un ulteriore elemento di ascolto per tutti gli attori che rendono la fiera ciò che è: le gallerie,  i collezionisti, gli artisti, i visitatori, gli sponsor e la stampa. 

ATP: Dopo tre anni di intenso e costante lavoro, il quarto anno consoliderà ulteriormente la fiera. Puoi preannunciarmi alcune novità della prossima edizioni?

Alessandro Rabottini: Alle novità che caratterizzeranno l’edizione del prossimo anno Vincenzo ed io stiamo già lavorando ma è presto per annunciarne contenuti e contorni. Una cosa è sicura: l’identità che la fiera ha conquistato in questi 3 anni, ovvero come un luogo di dialogo serratissimo tra arte moderna, arte contemporanea e design sarà ulteriormente approfondita e puntualizzata. Io credo che miart sia una grande occasione per l’arte italiana e per il suo sistema, una vetrina internazionale di cui tutti possiamo andare fieri e attraverso la quale rafforzarci. Il mio lavoro sarà quello di offrire un servizio in questo senso.   

ATP: Il ‘vice’ del 2016 … sarà il futuro direttore del 2017?

Alessandro Rabottini: Io ho avuto la fortuna e l’onore di lavorare come curatore per due istituzioni pubbliche italiane, la GAMeC di Bergamo e il Museo Madre di Napoli, chiamato rispettivamente dai suoi direttori, Giacinto Di Pietrantonio e da Andrea Viliani. In entrambi i casi non ho mai pensato al mio ruolo come a uno step carrieristico ma come a una funzione importante nella vita quotidiana di un museo. Ed è questo il modo in cui continuo a pensare, concentrandomi sul molto lavoro da fare.

Alessandro Rabottini — Foto: Thierry Bal

Alessandro Rabottini — Foto: Thierry Bal

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