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Il Trust per l’Arte Contemporanea: un fondo dedicato all’arte al MAMbo, Bologna

Finalità del Trust è quella di contribuire al posizionamento della città di Bologna come una delle capitali del contemporaneo inteso in tutte le sue diverse espressioni......
Acquisizioni 2021, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2022, ph. Ornella De Carlo, Courtesy Istituzione Bologna Musei

Lo scorso sabato, nella sala conferenze del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, sono stati presentati gli interventi realizzati grazie al sostegno del Trust per l’Arte Contemporanea, primo esempio in Italia – su modello di quello anglosassone – di fondo dedicato all’arte del presente.

Istituito nel 2020, tale fondo si prefigge l’obiettivo “di contribuire al posizionamento della città di Bologna come una delle capitali del contemporaneo […] rafforzando, in questo caso, il ruolo di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e dell’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei”. Attualmente i suoi disponenti sono BolognaFiere, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, con il Gruppo Unipol a rappresentare il datore principale, ma, come sottolineato durante la conferenza stampa, la schiera di donatori può aumentare nel corso del tempo, avvalendosi anche del contributo di privati cittadini. Come dichiarato all’inizio di questa brillante iniziativa – necessaria, soprattutto, se si guarda al panorama dell’arte contemporanea italiana e alle istituzioni delle maggiori città mondiali – le azioni del Trust per l’Arte Contemporanea investono quattro grandi ambiti: quello della realizzazione di grandi mostre, “in grado di definire la linea scientifica e culturale della città, portandovi importanti artisti italiani ed internazionali”; quello delle esperienze storico-artistiche del territorio, capaci di contribuire “alla conoscenza e contestualizzazione dei fenomeni del contemporaneo […] dando giusto risalto al ruolo della città”; l’ambito delle residenze per artisti, “con l’obiettivo di collocare Bologna fra le sedi ambite per i diversi network di residenze per artisti internazionali”; infine, quello delle collezioni pubbliche, “affinché il sistema dell’arte cittadino dimostri un costante interessamento all’ampliamento e aggiornamento della propria collezione a disposizione del pubblico”.

Per l’occasione, sono intervenuti Matteo Lepore, Sindaco di Bologna; Annapaola Tonelli, Consigliere d’Amministrazione Istituzione Bologna Musei; Maurizio Ferretti, Direttore Istituzione Bologna Musei; Massimo Masotti, Trustee Trust per l’Arte Contemporanea, tra le tante altre personalità.  A coordinare la presentazione è stato Lorenzo Balbi, Direttore del MAMbo , il quale ha, infine, lasciato la parola a Uliana Zanetti, Curatrice della nuova sezione del museo intitolata Rilevamenti d’archivio. Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni ‘60 e ‘70 a Bologna e in Emilia-Romagna, inaugurata proprio grazie al Trust per l’Arte Contemporanea.

A seguito di quasi due anni di attesa, dovuti sia alla situazione pandemia, sia al naturale rodaggio di una macchina complessa e (si spera) duratura, il fondo, oltre alla costituzione della nuova sezione del percorso museale, ha permesso, inoltre, di acquisire sei opere d’arte appartenenti a tre artisti di generazioni diverse: si tratta di quattro opere fotografiche di Lisetta Carmi – pubblicate nel 1972 nel volume I travestiti – una scultura di Luca Francesconi e un video di Valentina Furian.
Da una parte, dunque, il Trust per l’Arte Contemporanea ha contribuito a valorizzare la storia artistico-espositiva del territorio, focalizzando l’attenzione sulle ormai mitiche iniziative delle Settimane Internazionali della Performance (curate da Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio tra il 1977 e il 1982) e sugli appuntamenti che scrissero la storia dell’arte regionale a partire dalla metà degli anni Sessanta – fotografie, video e documenti, destinati a crescere nel tempo, raccontano di protagonisti assoluti e di manifestazioni indimenticabili, come Parole sui muri, svoltasi a Fiumalbo (MO) nel 1967 e nel 1968, e Gennaio 70, “prima rassegna italiana in cui comparvero video-opere e video-performance appositamente realizzate”, tenutasi alla Galleria d’arte Moderna di Bologna; dall’altra parte, il Trust ha arricchito la collezione del MAMbo attraverso il lavoro di artisti che appartengono al nostro presente – Francesconi e Furian, ad esempio, hanno partecipato rispettivamente alle mostre AGAINandAGAINandAGAINand (2020) e That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine (2018-2019) dello stesso museo, entrambe curate da Balbi.

Sebbene sia ancora agli inizi, ci si può aspettare molto da uno strumento così atteso e importante. Il tutto è in divenire, come le testimonianze che ha lasciato per questo primo suo intervento, ma soltanto il fatto di rappresentare il primo esempio in Italia, è indice di una sensibilità che sembra andare oltre gli interessi del singolo. 

Rilevamenti d’archivio. Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni ’60 e ’70 a Bologna e in Emilia Romagna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, ph. Ornella De Carlo, Courtesy Istituzione Bologna Musei
Rilevamenti d’archivio. Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni ’60 e ’70 a Bologna e in Emilia Romagna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, ph. Ornella De Carlo, Courtesy Istituzione Bologna Musei
Rilevamenti d’archivio. Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni ’60 e ’70 a Bologna e in Emilia Romagna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, ph. Ornella De Carlo, Courtesy Istituzione Bologna Musei