The books of the architecture of the city | ISR Milano

"La mostra non offre spiegazioni, interpretazioni - piuttosto semplici “hard facts” - mettendo il pubblico nelle condizioni di maneggiare, sfogliare, consultare il materiale con piena libertà di interpretazione." Intervista con i curatori
22 Settembre 2016
The books of the architecture of the city | ISR Milano,   2016  © Giulio Boem

The books of the architecture of the city | ISR Milano, 2016 © Giulio Boem

English text below

In occasione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione del libro scritto da Aldo Rossi, L’architettura della citta?, l’Istituto Svizzero con sede a Milano ospita fino al 22 ottobre The Books of the Architecture of the City: un omaggio a quello che è diventato – quasi fin dal suo esordio – un classico a livello internazionale, capace di ridefinire le teorie correnti sulla città e la sua progettazione. Come raccontano i curatori Victoria Easton, Kersten Geers e Guido Tesio, la mostra non è dedicata all’autore, ma bensì al libro, alle teorie e spunti scritti decenni fa e ancor oggi fonti di notevoli riflessioni. Come raccontano, ”la mostra celebra la generosità del libro al di là della fama del suo autore suggerendo implicitamente di considerare Aldo Rossi come uno dei tanti autori di un lavoro intimamente collettivo chiamato L’architettura della citta’: un libro fatto di libri.”

Durante il periodo di apertura della mostra (fino al 20 ottobre 2016), ci saranno i seguenti appuntamenti:   venerdi? 23 settembre ore 18.30 – incontro “The Architecture of the City – A Palimpsest” – Presentazione della rivista CARTHA, edizione Lisbon Architecture Triennale; sabato 22 ottobre ore 18.00 – tavola rotonda “Books in Footnotes” –  Una discussione con Giovanna Borasi (CCA Montreal), Franc?ois Charbonnet (Made In), Andre Tavares (Lisbon Architecture Triennale), Milica Topalovic (ETH Zurich) e i curatori.

Seguono alcune domande a Victoria Easton, Kersten Geers e Guido Tesio.

ATP: “The books of the architecture of the city” è una mostra concepita in occasione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione del libro “L’architettura della città” di Aldo Rossi. Mi raccontate brevemente le basi da cui siete partiti per strutturare la mostra ospitata all’ISR a Milano?

Io Victoria e Kersten condividiamo un profondo interesse per il lavoro di Rossi. Il 50° anniversario della pubblicazione de L’architettura della città ci è parsa un’ occasione privilegiata per concentrarci su quello che riteniamo forse il più importante, senza dubbio il piu’ricco e problematico, tra i suoi lavori. L’esposizione è infatti una mostra sul libro, e non sul suo autore. L’Istituto Svizzero ci è parso la sede ideale visto che il progetto avrebbe potuto inserirsi all’interno di una lunga serie di eventi e mostre legate al tema del libri e dell’editoria organizzati dall’Istituto. Inoltre, Aldo Rossi è stato una figura fondamentale nella storia dell’architettura in Svizzera. L’architettura della città, a partire dagli anni in cui Rossi ha insegnato a Zurigo tra il 1971 e il 1975 è stato un testo fondamentale per la formazione di più generazioni di architetti svizzeri.

ATP: In che modo avete “de-monumentalizzato” un’opera teorica così ricca di spunti?

L’architettura della città è un libro costruito per pezzi. Rossi infatti attinge ad una molteplicità di riferimenti; in parte a testi già scritti da lui stesso in precedenti occasioni, in parte a scritti di attualità nel dibattito disciplinare dell’epoca, ma soprattutto ad autori – contemporanei e non – estranei all’architettura. L’architettura della città è una collezione di frammenti assemblata con gusto particolarissimo; un luogo dello spirito dove convivono i lavori di Bernoulli e Cattaneo, di Halbwachs e Poëte, di Lavedan e Lévi-Strauss, di Adolf Loos e dello stesso Aldo Rossi. La mostra demonumentalizza l’architettura della citta’ riportando il libro a quella collezione di frammenti che probabilmente era al suo inizio. In questa maniera la mostra celebra la generosità del libro al di là della fama del suo autore suggerendo implicitamente di considerare Aldo Rossi come uno dei tanti autori di un lavoro intimamente collettivo chiamato L’architettura della citta’: un libro fatto di libri.

ATP: Come avete risolto o all’inverso, problematizzato molto delle idee di Rossi in relazione alla complessità delle metropoli contemporanee?

In polemica con le semplificazioni operate da tanta architettura sua contemporanea – e da tanta architettura a noi contemporanea – L’architettura della città rivendica il carattere stratificato e complesso della città. Il libro di Rossi ambisce infatti alla elaborazione di una teoria della città in cui centro e periferia, parti nuove e preesistenze diventino parte di un disegno progressivo e unitario; una teoria che sappia farsi carico di „tutta“ la città contemporanea – dei sui progressi tecnici così come dell’inconscio in essa depositato nel corso della storia – inserendo la sua progettazione in una cornice di senso più ampia e di lunga durata. Contro ogni logica atomizzante L’architettura della città è un tentativo di costruire una scienza del giusto rapporto che governa la convivenza tra le diverse parti della città contemporanea. In questo senso riteniamo L’architettura della città un libro di grande attualità, per le questioni che pone e per l’approccio che propone ancor prima che per le risposte, spesso contraddittorie, che offre. Il testo di Rossi è, e dovrebbe rimanere, un testo aperto. Noi non avanziamo ipotesi circa una nuova presunta verità del libro di Rossi. Non siamo i primi, e non saremo gli ultimi, a tornare sul libro. Tuttavia non proponiamo di tornare al libro di Rossi come fonte di soluzioni “pronto-uso” ai problemi della contemporaneità. Non si tratta di una operazione nostalgica. Noi porponiamo semplicemente di considerare L’architettura della città come un possibile punto di partenza per tornare a riflettere in maniera diversa sulle città di oggi. Smantellando la gerarchia imposta da Rossi all’ enorme mole di materiale che compone il testo riginale, la mostra ambisce ad una certa apertura programmatica.

  ATP: Avete scelto di includere “tutto” ciò che Aldo Rossi ha inserito nell’importante libro scritto nel 1966. Come avete organizzato una tale mole di materiale eterogeneo?

La selezione del materiale in mostra segue un criterio molto semplice. L’edizione originale del libro di Rossi (L’architettura della città, Marsilio, Padova 1966) contiene numerosi riferimenti ad altri testi. Molti di questi testi sono citati estesamente, spesso più volte nel corso del libro; altri sono inclusi nelle ricche note che costituiscono di fatto un libro nel libro; altri sono semplicemente nominati en passant. Noi ci siamo limitati, sulla base degli espliciti riferimenti offertici dal testo di Rossi, a rintracciare “tutti” questi libri. Si tratta dunque di un tutto tra virgolette. The Books of the Architecture of the City mostra tutto e niente allo stesso tempo. In mostra si trovano infatti “solamente” i testi cui Rossi fa esplicito riferimento nel suo libro. L’architettura della città è infatti un libro ricco di citazioni quanto di allusioni e omissioni; tuttavia con questa mostra non abbiamo voluto indagare genealogie intellettuali o fonti occulte, limitandoci all’evidenza materiale del libro. Il nostro contributo consiste nell’aver reperito e reso accessibile in maniera estesa una grande quantità di materiale. Tutti i libri citati nell’edizione originale de L’architettura della città (Padova 1966) sono qui riuniti in maniera assolutamnete informale, dando lo stesso rilievo alla botanica piuttosto che all’urbanistica, alla filosofia piuttosto che alla poesia. Abbiamo evitato di organizzare i libri sulla base di criteri che non fosse la loro pura compresenza all’interno del L’architettura della città lasciando al pubblico la libertà di scegliere cosa tenere e cosa buttare del libro di Rossi.

ATP: In cosa consiste l’intervento di Stefano Graziani? Come si relaziona con i frammenti di testo?

Le foto di Stefano Graziani si dispongono parallellamente ai frammenti del libro, articolando un percorso tra frammenti di achitetture di Aldo Rossi, dagli anni ’60 agli anni ’80. Di fatto il lavoro di Graziani si inserisce nello spazio dell’Istituto come una vera e propria mostra nella mostra.

ATP: Una domanda sull’allestimento: cosa avete privilegiato? Un percorso formale-visivo o un taglio più legato al contenuto dei libri?

Abbiamo privilegiato un approccio formale-visivo che restituisse pero’, al di là di banali analogie, quello che riteniamo essere il carattere molteplice e stratificato del contenuto del libro. Abbiamo volutamente evitato di imporre ai libri in mostra un ordine prestabilito di qualunque sorta – fosse questo tematico o anche solo banalmente alfabetico – lasciando al pubblico la possibilità di accedere a tutti i libri simultaneamente, e perfino di riorganizzarne l’esposizione. In questo senso non si tratta di una mostra didattica. La mostra non offre spiegazioni, interpretazioni – piuttosto semplici “hard facts” – mettendo il pubblico nelle condizioni di maneggiare, sfogliare, consultare il materiale con piena libertà di interpretazione.

The books of the architecture of the city | ISR Milano,   2016  © Giulio Boem

The books of the architecture of the city | ISR Milano, 2016 © Giulio Boem

THE BOOKS OF THE ARCHITECTURE OF THE CITY

Curated by Victoria Easton, Kersten Geers and Guido Tesio

15 September – 22 October 2016

Istituto Svizzero Milano

In 1966, Aldo Rossi published a book that refuted the then current arguments on the city and its design, and whose reception exceeded all expectations: L’architettura della citta? was fast internationally hailed as a classic.
Built upon a combination of unconventional fragments from various disciplines, cultures and authors, the book engendered a conceptual framework – as opaque as it appeared – for effective exploration of the complexity of the contemporary city, the success of which persisted at least until the work of Rossi himself, with all its later simplifications and cartoonesque positions, began to colour people’s perceptions of his theories. Now, on the 50th anniversary of the original launch of L’architettura della citta?, this exhibition presents itself as a formal exercise both in celebrating this ‘mythical’ work and taking it off its pedestal, dusting it down so as to be able to (re-)engage with its tenets.

The importance of the book manifests in the uncertainty that accompanies us still, when interpreting and designing the city today. The issues raised by Rossi in the 1960s have by no means been resolved: cities are still complex; their physical configuration still mirrors their history in a non-linear, contradictory manner; and urban phenomena remain inexplicable unless approached in the light of the city as a whole. Is Rossi’s ‘city-as-a-book’ or ‘book-as-a-city’ a metaphor we need to hang on to? Perhaps it is, given that the construction of this book results in many ways from the construction of the architect: the architecture of the city built Aldo Rossi, so to speak. Or should it perhaps be dismissed or deconstructed once and for all? We – in presenting here a Difficult Whole, scrutinised but not unravelled – take the liberty of not letting that happen.

In returning to the sources on which Rossi drew in order to construct his book, in recovering the original editions so as to expound both their literary and iconographic value, The Books of the Architecture of the City exhibition celebrates the generosity of the book, beyond the fame of its author, and therewith proposes that Aldo Rossi be regarded as only one among many contributors to an intimately multifaceted and collective project called L’architettura della citta?: a book made of books.

The Books of the Architecture of the City does not present a thoroughly researched ‘new’ claim regarding the truth (or not) of Rossi’s flawed masterpiece. It is rather, a simple survey of all that Rossi explicitly included within its pages. Thus, the exhibition shows everything and nothing simultaneously. Here, all the books of The Architecture of the City are brought together and made accessible for the first time. They are displayed alongside a set of books made of facsimiles in which all the quoted text excerpts and graphical excerpts from the original editions are compiled. A photographic essay by Stefano Graziani visually resonates with the fragments of text. In drawing on more than 150 books, on a multiplicity of origins and references, L’architettura della citta? is resolutely an organism that prompts the on-going mutation of its own content as well as ample opportunities for a continuous internal and external dialogue. By showing nothing but what was already there, The Books of the Architecture of the City plainly exposes the contents of the original text, thus calling upon the visitor to explore Rossi’s fiction as well as to venture into building new sets of analogies and correspondences.

Friday 23 September 18.30 —

The Architecture of the City – A Palimpsest

Launch of CARTHA magazine’s Lisbon Architecture Triennale edition

Saturday 22 October 18.00 —

Books in Footnotes

Discussion with Giovanna Borasi (CCA Montreal), Franc?ois Charbonnet (Made In), Andre Tavares (Lisbon Architecture Triennale), Milica Topalovic (ETH Zurich) and the curators.

The books of the architecture of the city | ISR Milano,   2016  © Maria Francesca Frosi

The books of the architecture of the city | ISR Milano, 2016 © Maria Francesca Frosi

The books of the architecture of the city | ISR Milano,   2016  © Giulio Boem

The books of the architecture of the city | ISR Milano, 2016 © Giulio Boem

Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites