Fotografia e archeologia da Gerusalemme | Steve Sabella

13 Novembre 2014
Steve Sabella,   In Transition,   2010,   stampa lambda sotto diasec,   Courtesy Boxart,   Verona

Steve Sabella, In Transition, 2010, stampa lambda sotto diasec, Courtesy Boxart, Verona

Steve Sabella,   38 Days of Re-Collection,   2014,   negativo bianco e nero stampato con emulsione fotografica biancoe nerosu frammenti di pittura raccolti in case della Città Vecchia di Gerusalemme,   Courtsy Boxart,   Verona

Steve Sabella, 38 Days of Re-Collection, 2014, negativo bianco e nero stampato con emulsione fotografica biancoe nerosu frammenti di pittura raccolti in case della Città Vecchia di Gerusalemme, Courtsy Boxart, Verona

PhotoArtVerona 2014

Steve Sabella

Si chiude il 16 novembre 2014 la mostra Steve Sabella. Archaeology of the future, ospitata presso Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona all’interno del programma PhotoArtVerona – sezione fotografica della fiera dell’arte moderna e contemporanea veronese. Il progetto espositivo, a cura della storica dell’arte islamica specializzata in arte araba contemporanea Karin Adrian von Roques, è una collaborazione tra ArtVerona, Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri e la Galleria Boxart.

Organizzato in sei tappe più una – di transito, come dice il titolo del trittico esposto In transition – è un progetto espositivo molto scarno, senza testi esplicativi e privo di sviluppo cronologico. E’ la prima mostra organizzata in un museo italiano del fotografo nato a Gerusalemme nel 1975 ma residente dal 2010 a Berlino; una mostra in cui, tuttavia, si avverte un andamento circolare partendo dai lavori del 2004 – fotografie stampate su pietre raccolte a Gerusalemme, per poi passare ai più recenti (2012, 2013 e 2014), per finire con Exit, installazione video del 2006 di fotografie di mani anziane viste come paesaggi umani.

Affascinanti e vitali i concetti che sottendono il percorso creativo ed esistenziale di Sabella: esilio, reclusione, transizione, indipendenza, scavo, archeologia, appartenenza. Temi che accompagnano la vita del fotografo, dall’esilio in patria, agli spostamenti prima a Londra e poi a Berlino.

Il lavoro che probabilmente raccoglie, letteralmente, tutti questi temi è allestito in un rapporto stretto con l’archeologia romana dello spazio espositivo: 38 Days of Re-Collection è una serie di fotografie di interni, pavimenti, scorci, oggetti delle case lasciate dai palestinesi nel 1948 e occupate dagli israeliani nella Città Vecchia di Gerusalmme. Fotografie digitali tradotte in negativi in bianco e nero e poi sviluppate e stampate su frammenti di pittura e intonaco, staccati da Sabella e collezionati come pezzi di storia e di memoria della città. E’ interessante a questo proposito che la mostra si sviluppi a partire da una citazione di Georges Didi-Huberman che Sabella sceglie per definire il suo operare:

«Noi abbiamo bisogno di immagini per creare la Storia, specialmente nell’era della fotografia e del cinema, ma abbiamo anche bisogno dell’immaginazione per rivedere queste immagini, e ripensare così la Storia».

Valeria Marchi

Steve Sabella,   Exit,   2006,   animazione di 15 immagini,   Courtesy Boxart,   Verona

Steve Sabella, Exit, 2006, animazione di 15 immagini, Courtesy Boxart, Verona

Steve Sabella,   Independence,   2013,   installazione di 16 immagini animate e proiettate,   Courtesy Boxart,   Verona

Steve Sabella, Independence, 2013, installazione di 16 immagini animate e proiettate, Courtesy Boxart, Verona

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