Short Interview ✎ Valerio Carrubba

26 Settembre 2012

Mr Alarm, 2012, oil on stainless steel, cm 53 x 44 Courtesy Galleria Monica De Cardenas

Kc is sick, 2012, oil on stainless steel, cm 53 x 44 Courtesy Galleria Monica De Cardenas

Valerio Carrubba, Olson is in Oslo, 2012, oil on stainless steel, cm 60 x 44, Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano

ATP: Cosa intendi per ‘celebrare’ la pittura mentre la scomponi, la analizza, la sezioni con minuziose pennellate?

Valerio Carrubba: In verità non parlerei esattamente di celebrazione, a meno che non ci si riferisca ad una celebrazione funebre (ride)…

ATP: Come scegli e, in un secondo momento, modifichi le immagini che dipingi?

VC: E’ una questione di precisione.  L’immagine anatomica, così come le capigliature, sono un rimando metaforico alla struttura teorica del lavoro e l’ideale strumento della sua prassi. Necessario è che il soggetto dipinto contenga un gran numero di pennellate da ridipingere in un momento successivo, e queste immagini sono perfette a tale scopo; hanno poi una natura melodrammatica del tutto confacente all’umore generale di questo lavoro. Non è l’anatomia o l’acconciatura  in sé ad interessarmi, sono solo un mezzo. Simulare se stessi è un atto altamente patetico ed ho voluto che tale aspetto si amplificasse. Il lirismo sotteso andava contraddetto dalla sua stessa esasperazione.

  ATP: Ho notato che scegli molto spesso vesti e capigliature sempre molto elaborate. C’è un significato metaforico dietro a questa scelta?

VC: No. Si tratta solo di avere un gran numero di pennellate, di dettagli. Le capigliature elaborate, le vesti iper-decorate rispondono a questo principio ed amplificano la componente melodrammatica dell’immagine dipinta.

ATP:  Mi ha da sempre colpito la tua pratica di dipingere i quadri due volte, strato sopra strato, pennellata sopra pennellata. Fai questa scelta per ‘spegnere’ il lato romantico intrinseco alla pittura. Perché questa decisione che, per molti versi diventa un’ossessione per il concetto stesso di pittura?

VC: Il raddoppiamento annulla la natura significante del gesto (della mano, del pennello), è un’esperienza di body-double, è lo strumento “pratico” per questa sorta di playback. Non si tratta della classica retorica sul doppio, sull’originale e la copia, ma della perdita dell’immagine. Nel rifacimento rigoroso di ogni singola pennellata è come se la pittura si negasse a sé stessa: ogni tratto, all’inizio vitale, si rallenta e si blocca e l’immagine alla fine è come esitante, sminuzzata ed il pathos che ne deriva è anche quello dell’artista che simula e disgrega se stesso. L’intento non è l’autoreferenzialità,   ma piuttosto capire come “slegarsi” dal linguaggio.

ATP: Non penso sia facile trovare sempre nuove frasi palindrome (leggibili sia da destra che da sinistra senza cambiare il loro senso) per i titolo dei tuoi quadri. Anche questa scelta rispecchia per molti versi la tua ossessiva ‘circolarità’ concettuale?

VC: Questo aspetto è in correlazione al linguaggio ed alla meccanica esecutiva del dipinto, ma è anche un indizio utile alla sua decifrazione-fraintendimento.

Le opere di Valerio Carrubba sono in mostra da Monica De Cardenas fino al 17 novembre

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The works of Valerio Carrubba are on display at Monica De Cardenas until 17th November.

Valerio Carrubba, Ian is not on Sinai, 2012, oil on stainless steel, cm 60 x 44, Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano

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