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Shafei Xia. Passando davanti alla mia finestra | Galleria P420, Bologna

La prima sala della galleria P420 di Bologna, affacciata sulla strada, fino al 23 luglio si trasfigura nell’interno dai caldi toni pastello di una casa dove trionfano i piaceri, abitata da alcune presenze animali. Dopo essere stata ospitata nella project...

Shafei Xia, Passando davanti alla mia finestra, 2022, installation view, P420, Bologna – ph. C.Favero
Shafei Xia, Lucy and Lily, 2022, ceramica dipinta e smaltata, cm.7×15 x 20,5 – ph. C.Favero – Courtesy P420, Bologna

La prima sala della galleria P420 di Bologna, affacciata sulla strada, fino al 23 luglio si trasfigura nell’interno dai caldi toni pastello di una casa dove trionfano i piaceri, abitata da alcune presenze animali. Dopo essere stata ospitata nella project room P4202 a dicembre 2020 con la mostra Welcome to my show, Shafei Xia (Shaoxing, Cina, 1989) approda alla sua prima personale in galleria, intitolata Passando davanti alla mia finestra. Sono esposti sia dipinti ad acquerello su carta di sandalo intelata, sia alcune ceramiche frutto della residenza d’artista presso il Museo Carlo Zauli di Faenza. Tutte le opere sono state realizzate nel 2021-22.

L’impiego della ceramica, un materiale così pregno di storia e di tradizioni sia in Oriente che in Occidente, è uno dei tanti indizi che permettono di capire come la vita e l’attività artistica di Shafei Xia siano inestricabilmente intrecciate agli immaginari di entrambi i mondi. Dalle grandi vetrate della galleria pare davvero di affacciarsi su di un interno borghese, in cui risaltano un mobile da toilette, delle poltroncine, alcune immagini esotiche alle pareti. Ma ogni superficie è decorata da scenette brulicanti di figure. Tra atmosfere da Belle Époque (In my world) e spettacoli circensi (The mirror), l’artista rappresenta tutto ciò che dà gioia e senso alla vita: cibo, musica, giochi, danze e, soprattutto, piacere carnale. Plurimi amplessi si consumano nella comodità avvolgente di una pelliccia di tigre riprodotta su di una lastra orizzontale in ceramica (Loro), mentre in You and me una figura femminile nuda si accoccola sulla schiena di un giaguaro. In alcuni casi le allusioni erotiche si nascondono dietro allegorie, come si evince dall’accostamento ammiccante tra due opere, Ho fame e Crema. Quella che se fosse isolata sulla parete apparirebbe come una innocua rappresentazione sagomata in ceramica di una tigre in atto di aggredire acrobaticamente una preda sconosciuta, in questo contesto assume una valenza tutta diversa, dato che l’animale va all’assalto di un vassoio posto in asse più in basso, pieno di meringhe a forma di seni. È così che Shafei Xia gioca sulle possibilità offerte dall’accostamento di opere differenti per generare nuove e imprevedibili dinamiche, proprio come nell’intimità domestica, in cui gli oggetti sono spesso arrangiati in funzione di esplicite o segrete corrispondenze di senso. Sul piano del mobile da toilette in ceramica Miss pig, che deve il suo nome al fatto che nello specchio si vede “riflesso” (in realtà dipinto) il volto di un maialino, giace riversa e appagata una tigre in miniatura, subito accanto ad altri seni-meringhe (che, dato il contesto, in questo caso sembrano spugnette da cipria), di cui probabilmente si è cibata. E gli stessi motivi ritornano fin nei più minuti dettagli, dato che i pomelli dei cassettini del mobile sono nuovamente una testa di tigre e due seni. 

Shafei Xia, Passando davanti alla mia finestra, 2022, installation view, P420, Bologna – ph. C.Favero
Shafei Xia, Passando davanti alla mia finestra, 2022, installation view, P420, Bologna – ph. C.Favero
Shafei Xia, Crema, 2022, ceramica dipinta e smaltata, cm.4×20,5×32,7 – ph. C.Favero – Courtesy P420, Bologna

L’universo di Shafei Xia è affollato di animali, che siano felini, maiali o tartarughe, i quali spesso sono da intendere come suoi alter ego, corrispondenti a diversi tratti della sua psiche. In particolare, proprio la tigre è, a detta sua, l’animale che più la rappresenta, perché unisce l’aggressività e la mansuetudine; con la sua ferinità esprime il desiderio, mentre con il suo passo felpato può avvicinarsi per vedere senza essere vista. Su una delle due poltroncine in ceramica dipinta e smaltata che compongono I don’t belong to you, una tigre si avventura sulla china del bracciolo e si affaccia ad osservare, intrigata, i due amanti che occupano l’altra seduta come se fosse un’alcova. Ma in realtà anche il visitatore è un voyeur che assiste alla stessa scena, in questo caso tutelato dal sensibile cambio di scala tra lui e le figurine, che segna un divario troppo netto per fargli correre il rischio di essere scoperto.
Questa posizione privilegiata si fa evidente quando al visitatore è concesso di scrutare stanza per stanza, fin nei più intimi dettagli, una casa delle bambole abitata da figure disinibite (Dollhouse), che pure si lega ad un ricordo infantile apparentemente innocuo, riportato nel testo a corredo della mostra: «Mi piace stare a casa. Con i miei genitori mi sono trasferita tantissime volte e ho continuato a cambiare casa crescendo. Da piccola mi ritrovavo tra le mura domestiche da sola e le scatole di carta sono diventate il mio rifugio, con queste costruivo delle bellissime case di bambole con cui giocavo per ore».
In Moving House la casa delle bambole si concretizza in un volume chiuso e trasportato su un passeggino. In questo caso l’interno è impenetrabile, non ci sono finestre che offrano allo sguardo un affaccio su quell’universo privato, ma ironicamente le pareti esterne sono tutte decorate da scene erotiche; su una delle facce, due tigri si avvicinano lentamente ad una coppia di amanti inconsapevoli. Si capisce adesso come il titolo della mostra alluda proprio ad una possibilità compiaciuta, da parte dell’artista, di esporsi allo sguardo dei passanti che si trovino a passare davanti alla finestra di questa casa del piacere. Un’altra tigre di scala maggiore, poco lontano dalle poltroncine, si appoggia ad uno dei pilastri della galleria e sbircia da dietro l’angolo (What are you looking at?): stavolta i ruoli si invertono ed è l’osservatore ad essere osservato, per di più proprio dalla maschera dell’artista, e si sente perciò lui stesso all’interno di una grande casa delle bambole, corrispondente all’estensione della sala vetrata. Intanto alcune tartarughe di ceramica (Paul, Amanda) si aggirano flemmatiche tra le opere. Sul loro dorso, altre scene circensi e di piacere. Ciò che pensano dello scenario in cui si trovano è destinato a rimanere un mistero, l’unico vero mistero in una casa piena di finestre da cui sbirciare.

Shafei Xia, Miss pig, 2022, ceramica dipinta e smaltata_painted and glazed ceramic, cm.77,5×48,2×28(ph Carlo Favero)_detail
Shafei Xia, Kiss, 2022, acquarello su carta di sandalo intelata, cm.95,5x65x3 ph.C.Favero
Shafei Xia, Passando davanti alla mia finestra, 2022, installation view, P420, Bologna – ph. C.Favero
Shafei Xia, Passando davanti alla mia finestra, 2022, installation view, P420, Bologna – ph.C.Favero