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Intervista con Marinella Senatore – Galleria La Veronica, Modica

[nemus_slider id=”58315″] Sabato 6 Agosto a Modica inaugurerà la nuova opera pubblica di Marinella Senatore, Modica Street Musical – Il presente, il passato e il possibile, un musical itinerante composto e interpretato con la collaborazione di oltre un centinaio di...

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Sabato 6 Agosto a Modica inaugurerà la nuova opera pubblica di Marinella Senatore, Modica Street Musical – Il presente, il passato e il possibile, un musical itinerante composto e interpretato con la collaborazione di oltre un centinaio di abitanti della città siciliana. In parallelo a quest’opera, divisa in due atti con un intermezzo e curata da Matteo Lucchetti, la galleria LaVeronica presenta una mostra in cui lavori precedenti dell’artista e nuove produzioni compaiono come documenti e materiali di riferimento per la progettazione del Modica Street Musical.

Abbiamo fatto alcune domande a Marinella Senatore —

ATP: In che modo ti è venuta l’idea di creare un musical a Modica? Com’è nato il progetto? 

Marinella Senatore: Negli anni le strutture sociali, l’organizzazione di comunità anche temporanee e soprattutto le possibilità della danza di protesta, teatro politico e notazione musicale, sono diventati oggetti di studio e ricerca fondamentali. Come sempre, ho iniziato una fase di ricerca sul territorio, intervistando centinaia di persone, vivendo a contatto con loro quotidianamente per poi, come di solito accade, formulando e successivamente negoziando delle proposte. Mi è sembrato che la struttura del musical potesse essere un contenitore formale per le energie, desideri e talenti presenti sul territorio, che offrisse ai partecipanti una possibilità concreta di poter esprimere tante abilità, affinché ognuno trovasse il proprio posto. Le successive Open Call, infatti, hanno avuto un grande successo, in quel momento ho capito che era partito il progetto e che l’intuizione di realizzare coralmente uno street musical si era rivelata giusta, convogliando all’interno del formato tante abilità diverse, e in particolare la scelta di realizzare un musical urbano, avrebbe permesso di lavorare con le incredibili scenografie barocche presenti nella città.

ATP: L’opera è divisa in tre parti, “presente”, “passato” e “possibile”, ciascuna delle quali si svolge in una location diversa della città. Qual’è il rapporto tra queste categorie e i vari luoghi, e in che modo sono stati scelti e “abbinati”? 

MS: Modica Street Musical nasce innanzitutto dall’osservazione e studio di cerimonie nello spazio pubblico, sia di carattere religioso (nella loro conformazione, non per contenuti), che rituale, dai festival alle grandi proteste di massa, con un focus che ha da sempre attirato la mia attenzione in Sicilia, che è l’auto associazionismo, di matrice novecentesca, iniziando dalle società operaie. Il corpo sociale, fatto di frammenti, sarà raccontato in 3 parti, un primo atto che è dedicato al Presente, dunque a quello che esiste nel territorio, alle eccellenze non solo professionistiche ma anche e soprattutto amatoriali, dai desideri che i partecipanti hanno espresso e da una drammaturgia piuttosto fitta che ne è la conseguenza, poi un intermezzo, totalmente devoto al Passato e declinato attraverso varie tipologie di narrazione, dal teatro dei pupi a quello politico, dalle testimonianze di anarchici da tantissimi anni fortemente radicati nel territorio soprattutto ragusano, a cantastorie ed enunciatori. Tantissimi registri narrativi dunque, che vedono anche il coinvolgimento di sordi che per una volta parleranno nella loro lingua senza attendere come sovente accade, di ricevere un servizio di traduzione di quello che gli udenti stanno facendo, ma restituendo loro l’autonomia anche culturale della propria lingua naturale. Infine il secondo atto si svolgerà nella parte bassa della città, con la Modica Sound Track: il finale è, infatti, dedicato non al “futuro” bensì al “Possibile”, non avendo l’arroganza come artista di poter individuare come il futuro di una comunità può essere, ma in base al presente e al passato avere una visione delle possibilità. Dunque attraverso open call che hanno riportato grande successo, i cittadini sono stati invitati ad inviare suoni, descrizioni di rumori, registrazioni vere e proprie o anche solo titoli di brani e canzoni anche della tradizione popolare folk che potessero in qualche modo essere l’immagine del soundscape della loro città. Il tutto è stato lavorato dal compositore Emiliano Branda che ha realizzato la Modica Sound Track, un lascito ai cittadini, che ha già avuto tra i partecipanti un successo incredibile.

ATP: L’opera è interamente composta e interpretata con la collaborazione di più di un centinaio di abitanti della zona di Modica. In che modo si è svolta questa collaborazione e qual’è stata la risposta dei partecipanti? 

MS: I partecipanti sono oltre 150, e devo dire che pur essendo Modica un centro piccolo, è raro trovare una concentrazione così alta di persone che desiderano fare musica e cultura a vario titolo insieme, immediatamente hanno compreso il mio punto di vista sul bene comune, sulla possibilità di fare creazione partendo dal basso e crescendo insieme. Tutto questo non è scontato.

Marinella Senatore Protest dance,   2016 pencil and wax color on paper; 70 × 100 cm Courtesy the artist and Laveronica arte contemporanea
Marinella Senatore Protest dance, 2016 pencil and wax color on paper; 70 × 100 cm Courtesy the artist and Laveronica arte contemporanea

ATP: Nel comunicato stampa si legge: “La scelta [del formato musical] si presta ad una riflessione sul sistema della notazione musicale occidentale e sulle sue implicazioni politiche”. Potresti dirci qualcosa di più su queste implicazioni?

MS: La notazione musicale occidentale ha dato luogo, negli anni, ad una spontanea formazione di gruppi, auto aggregazione, e la forma e il concetto non sono separabili, uno è conseguenza dell’altro. Infatti si tratta di un fenomeno fortemente radicato nella società occidentale, dove dai cori di comunità ai corpi bandistici di amateur o ex lavoratori in pensione del più piccolo centro, ci sono esempi di questo tipo ovunque. E le implicazioni politiche conseguenti sono incredibili. Fare comunità, ristrutturare le categorie sociali, mettere in discussione le categorie stesse, spesso partendo da contenti di fabbrica o di protest dance o di attivismo di vario genere, come del teatro politico, è decisamente interessante da osservare, ed è l’aspetto che più mi interessa di questi linguaggi, ben lontano dalla spettacolarizzazione fine a se stessa. Il lato sociale e politico del mio lavoro è divenuto negli anni sempre più forte e determinante.

ATP: In contemporanea con la creazione del musical, in galleria sono esposte una serie di tue opere. C’è un rapporto tra queste e il musical? In cosa consiste la mostra in galleria? 

MS: Come sempre la genesi concettuale di un lavoro nel mio caso, a differenza di quello che si crede talvolta erroneamente, non è la performance direttamente o la parata della mia The School of Narrative Dance, che è solo uno dei miei tanti progetti e ci tengo a sottolineare, è un progetto didattico innanzitutto e molto poco un luogo di training per danzatori. Il fatto che io lavori con tanti formati è dovuto al fatto che questi sono per me sono delle occasioni, l’ho dichiarato spesso, e delle possibilità importanti per iniziare un dialogo con le comunità anche temporanee che si formano dentro e attorno ai progetti site-specific (anch’essi solo una parte della mia produzione peraltro). Dunque è attraverso i linguaggi più spontanei e che hanno sempre costituito il mio modo di tradurre idee (disegno, collage, pittura, ma anche installazione e video) che io penso, sviluppo e articolo la concettualità e la drammaturgia di ogni evento pubblico e/o partecipativo. Dunque in mostra tutta questa produzione, che consta anche di lavori che includono testo, disegno, pittura e collage sarà visibile e il processo, non organizzativo, ma costruttivo, sarà articolato e tradotto in tali formati. È una produzione che all’estero si conosce molto di più che in Italia, ma che è fondamentale e mi caratterizza tantissimo, dunque sono felice di avere l’occasione di mostrare anche questo.

ATP: Il prodotto finale della performance sarà un film che verrà presentato il prossimo Aprile al Queens Museum di New York, dove avrai una personale. Puoi già darci qualche anticipazione su questa mostra? 

MS: Il film sarà uno dei formati in cui si tradurrà una esperienza live, che già ha la sua forza e carica energetica, e sicuramente come è sempre stato, non sarà documentazione di una performance, ma un lavoro autonomo, che nella stratificazione delle varie narrazioni, bene si innesta. La mostra al Museo del Queens, curata da Matteo Lucchetti, è un progetto veramente ambizioso cui stiamo lavorando intensamente. Sarà parzialmente una retrospettiva, ma come sempre nel mio caso, anche i lavori del passato attiveranno piattaforme per il pubblico e per nuovi partecipanti. Ci saranno delle produzioni che realizzeremo a NY, anche con la partecipazione della cellula della The School of Narrative Dance NY, che vede tra i suoi protagonisti il Living Theatre, Martha Graham Ballet, e tantissimi non professionisti che già sulla High Line avevano collaborato con noi. Ma il goal più forte sarà interagire ed esplorare il Queens con la sua incredibile ricchezza e le ovvie contraddizioni.

Fino al 13 Ottobre

Marinella Senatore Remember the first time you saw your name,   2016 collage,   acrylic and golden ink archive material on vegetable cardboard 70 × 50 cm Courtesy the artist and Laveronica arte contemporanea
Marinella Senatore Remember the first time you saw your name, 2016 collage, acrylic and golden ink archive material on vegetable cardboard 70 × 50 cm Courtesy the artist and Laveronica arte contemporanea
Marinella Senatore Teatro contadino - June 28:2010,   2016 collage and acrylic on framed canvas; 70 × 50 cm Courtesy the artist and Laveronica arte contemporanea
Marinella Senatore Teatro contadino – June 28:2010, 2016 collage and acrylic on framed canvas; 70 × 50 cm Courtesy the artist and Laveronica arte contemporanea
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