ATP DIARY

Sbirciare negli album di Gabriele Basilico

Gabriele Basilico ha inaugurata la sua mostra allo Studio Guenzani. A Milano il fotografo è presente anche alla Fondazione Stelline e ha da poco presentato un calendario per la Epson. Scrivo un’ovvietà: è uno dei fotografi più bravi, acclamati, ricercati e...









Gabriele Basilico ha inaugurata la sua mostra allo Studio Guenzani. A Milano il fotografo è presente anche alla Fondazione Stelline e ha da poco presentato un calendario per la Epson. Scrivo un’ovvietà: è uno dei fotografi più bravi, acclamati, ricercati e venduti in Italia. Perchè andare a vedere la sua mostra? Perchè c’è una cosa di Basilico che in pochi hanno visto.
In galleria, accanto alle tre serie di fotografie selezionate (Bord de mer 1984-85, Porti di mare 1982-88 e Beirut 1991), in un piccolo tavolo, 6 raccoglitori rossi con la scritta: D.A.T.A.R. 1984-85. E’ stato piacevole e sorprendete sfogliare centinaia e centinaia di foto che Basilico ha scattato oltre 25 anni fa.
Mi raccontava che, nei decenni, quando cerca delle foto da ristampare per progetti vari, ne scopre lui stesso di ‘nuove’. In effetti, è stupefacente quanti pochi errori o fotografie sbagliate (per un occhio ingenuo come il mio) ci siano in questi raccoglitori. Credetemi, ci sono delle foto bellissime. Riporto in toto un appunto che ho chiesto ad una visitatrice all’opening: “È stato bello, alla sua mostra, poter sbirciare nei suoi album di lavoro. I meticolosi rilievi dei luoghi da fotografare in lastra in un secondo tempo, gli appunti personali, i segni, mostrano una mole smisurata di scatti (tutti buoni, viene da dire) da selezionare. È in questa selezione finissima ed accurata che sta la grandissima parte del lavoro del fotografo, costretto a eliminare costantemente, più che aggiungere. Onore al merito, maestro! Bello anche sentirlo notare, guardando le sue stampe ‘vintage’, come i toni delle stampe di allora siano più cupi e drammatici rispetto agli scatti contemporanei. La vecchia baritata si è anche inbarcata un pochino, e a noi nostalgici piace tanto…”
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