
Santacargelo Festival torna in scena – lo avevamo già annunciato qui – con un programma che si svilupperà nel corso di un anno a partire da luglio, in tre atti. “E’ necessario riattivare il rito del teatro senza pensare che ci si trovi davanti ad un ritorno alla normalità. In questo contesto il festival rappresenta un momento di condivisione, un’occasione per amplificare le voci di allarme”, dicono Daniela Nicolò e Enrico Casagrande di Motus, quest’anno alla direzione artistica dell’evento. Ed è proprio dalle voci, quelle del pubblico, degli artisti e degli operatori culturali, che Santarcangelo riparte con la volontà di tornare a fare e produrre cultura iniziando dall’incontro con i corpi, seppur con la distanza necessaria.
Il teatro, la danza e il cinema, dopo mesi di programmazioni digitali, tornano a costruire la propria dialettica sui corpi in una cinquantesima edizione che, più che assecondare il cambiamento, appare fin dalla sua programmazione una risposta ad una mancanza.
Ne è un esempio il progetto della compagnia spagnola El Conde de Torrefiel che al Festival avrebbe dovuto presentare in anteprima il progetto cinematografico Mirar (posticipato al 2021). Se respira en el jardín como en un bosque è un’azione site specific che risponde all’impossibilità del collettivo di partecipare fisicamente a Santarcangelo, pensata per uno spettatore alla volta: gli artisti hanno inviato delle istruzioni per realizzare a distanza un gioco scenico sostenuto da semplici movimenti, invitando a una riflessione sulla comprensione della realtà, sulla capacità di costruirla e sul piacere di osservarla in silenzio. Lo spazio fisico vuoto tra attore e spettatore è colmato da riflessioni anche nel progetto Quattro lezioni sul corpo politico e la cura della distanza, creato ad hoc per il Festival da Virgilio Sieni che inviterà il pubblico a scegliere se prendere parte all’azione o osservarla.
Ripensano invece la relazione tra corpi nel contesto del gruppo Il trattamento delle onde di Claudia Castellucci / Societas, un insegnamento per una nuova disciplina sportiva per bambine e bambini tra gli 8 e i 12 anni al quale seguirà un ballo dato pubblicamente; ENERGHEIA [unplugged] della coreografa e danzatrice Paola Bianchi, versione site-specific del progetto dedicato all’archivio retinico-mnemonico della comunità per il quale la Bianchi ha coinvolto una quarantina di partecipanti; e Be Water, My Friends di Mara Oscar Cassiani, realizzato attraverso una serie di incontri pubblici e ispirato all’immagine del monologo omonimo di Bruce Lee al Pierre Berton Show nel 1971.



Si rafforza, in occasione di questa 50esima edizione, il rapporto tra teatro e cinema. Il Festival farà del suo stesso accadere un’opera d’arte grazie al progetto Transfert per kamera disegnato da Matteo Marelli e Luca Mosso di Filmmaker festival che coinvolge 5 filmmaker invitati a realizzare, nell’arco di una giornata, un documentario/ritratto di una o uno degli artisti del Festival. I due curatori sono gli ideatori anche della programmazione di Piazza Garganelli, che si conferma il centro pulsante della città e del Festival, con Sans Soleil – visioni rare e non identificate, ogni sera dalle ore 21.30 a mezzanotte. A cavallo tra performance e video (e motocross), il progetto in prima assoluta ANUBI III di Zapruder fruibile in formato drive-in a bordo di un’auto o di una moto: la scena è il set di un film nel quale le moto di alcuni motociclisti, microfonate e amplificate come fossero cantanti, produrranno in coro o in assolo un concerto di motori al minimo e al massimo di giri.
Il corpo, nella sua valenza politica, ritorna nell’opera, a cavallo tra conferenza, confessione, stand up comedy, narrazione sarcastica e concerto, Black Dick di Alessandro Berti che ripercorre la storia e l’uso strumentale del corpo degli afroamericani da parte della società bianca, dalle colonie ai trionfi nello sport, dallo schiavismo ai linciaggi, dalla musica alla pornografia. Affronta il tema del razzismo, chiamando in causa non solo le coscienze ma anche l’intervento del pubblico, anche la compagnia Fanny & Alexander porta in scena una versione site specific de I sommersi e i salvati, parte del progetto Se questo è Levi (Premio Speciale Ubu 2019) con Andrea Argentieri (Premio Ubu 2019 Miglior attore o performer under 35).
Sulle identità libere da etichette e categorizzazioni, sul superamento degli stereotipi rifletterà in forma di spettacolo, danza, concerto Sorry, But I Feel Slightly Disidentified… assolo-duello interpretato da Cherish Menzo, performer olandese di ascendenza surinamese, ideato e diretto da Benjamin Kahn. Temi al centro anche del viaggio musicale ed emotivo, attraverso la rubrica che negli anni Ottanta Lea Melandri ha curato sul settimanale per adolescenti Ragazza In, creato da Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi (Ateliersì) e la cantante Francesca Pizzo con La Mappa del Cuore di Lea Melandri. In prima nazionale quotidianacom (Roberto Scappin e Paola Vannoni) presentano Tabù in cui affrontano i divieti difficili da demolire e si confrontano con il proibito e con la sua funzione sociale. A chiudere questa serie MDLSX creato da Motus con Silvia Calderoni e presentato per la prima volta all’aperto.
Ad ampliare il programma uno spazio dedicato alla musica dal vivo con BISONTE, mini festival realizzato in collaborazione con Nicolò Fiori, dedicato alle etichette italiane indipendenti, e come sempre agli incontri pubblici che approfondiranno alcune tematiche care al Festival e che per questa edizione saranno proposti in una modalità che unisce live e digitale.
Il programma completo, le modalità di partecipazioni e biglietti per tutti gli appuntamenti sono disponibili sul sito santarcagelofestival.com


