Nazzarena Poli Maramotti — Wanderdüne 57°38’53”N 10°24’22”E

Poli Maramotti is a genuine painter: her analysis explores the traditional subjects consistently – portrait, landscape and still life –and investigates the possible relations between shape and color, tone and light...
15 Novembre 2015

English text below

Wanderdüne 57°38’53”N 10°24’22”E

 A+B galleria, Brescia. 

57°38’53”N 10°24’22”E è l’attuale localizzazione di Rabjerg Mile, la più grande duna mobile nordeuropea che si trova nella regione dello Jutland in Danimarca, a sud-ovest di Skagen, il punto più settentrionale del paese dove s’incrociano le acque del Mare del Nord e del Baltico. L’enorme massa sabbiosa si sposta incessantemente, sospinta dal vento, di circa 18 metri all’anno in direzione est, mutando di conseguenza la fisionomia del paesaggio. Il movimento inarrestabile stravolge il territorio, ingloba nel magma sabbioso tutto ciò che trova sul suo percorso, lo annienta trasformando imprevedibilmente la morfologia della zona. Solo alcuni segni del passato restano, come il bianco campanile di Tilsandede Kirke, che svetta verticalmente dalla duna, unico resto dell’edificio di culto sepolto dalla sabbia insieme al paese nel lontano 1795. Skagen è stata per lungo tempo un luogo prediletto dai paesaggisti e ha visto nascere e svilupparsi negli ultimi decenni del XIX secolo l’omonima scuola pittorica naturalistica en plein air che ha attratto artisti da tutto il mondo per la qualità della luce e la particolarità della zona. Una zona desertica, lunare e aliena, ai confini del mondo, quasi la visione premonitrice di una apocalisse futura.

Nazzarena Poli Maramotti è stata lì, ed è stata un’epifania. L’esperienza del fenomeno le ha reso improvvisamente e immediatamente evidente la corrispondenza tra l’incessante moto della duna e l’impulso che guida la sua ricerca creativa, che procede verso l’individuazione dell’essenza della pittura, al punto di fare del dosso migrante la metafora della nuova direzione presa dalla sua ricerca in quest’ultimo periodo. La pittura come processo, approfondimento, scavo. Poli Maramotti è una pittrice autentica: la sua indagine esplora i generi tradizionali – figura, paesaggio, natura morta – con costanza, sviscerando le possibili relazioni di forma e colore, tonalità e luce, densità e leggerezza della materia, sperimentate nell’esperienza della pratica pittorica. Lavorare su temi ricorrenti la affranca dalla preoccupazione del contenuto per concentrarsi sullo specifico pittorico.

Gli esordi, nei primi anni 2000, si collocano nella direzione di una riflessione sulla figura e sul ritratto, che allo stesso tempo è occasione di studio e di verifica della tradizione storica e moderna, dall’espressionismo tedesco a Soutine fino a Bacon e Baselitz. Quasi subito si evidenzia la sua insofferenza verso l’accademismo e la rigidità della mimesi: prende quindi progressivamente distanza della corrispondenza con il dato reale, al punto che le fisionomie, parzialmente cancellate, diventano solo il pretesto per esercitare una straordinaria e originale sensibilità pittorica in cui gesto, materia e colore si fondono in insiemi inestricabili. L’artista supera così lo specifico individuale per restituire delle fisionomie universali che ambiscono ad allargarsi e a comprendere il paesaggio, anch’esso campo per la pura azione pittorica, forzando il confine tra i generi.

Un passaggio graduale, che procede per prove e riscontri, ripensamenti e perfino ridipinture, in cui i tratti dei volti, le anatomie o i dettagli dei paesaggi vengono deformati, sfaldati, elaborati al punto da diventare alterità che mantengono con il riferimento esterno solo un labile legame di somiglianza. La pittura diventa concreta analisi formale e cromatica, che poco concede alla seduzione estetica, prevalentemente circoscritta all’utilizzo di gamme fredde e cupe cui non è estranea l’influenza degli sviluppi pittorici contemporanei in area germanica – l’artista vive e lavora Norimberga – anche se più come suggestioni e atmosfere che come vera e propria eredità.

Successivamente Poli Maramotti passa alla rivisitazione dei classici della storia dell’arte, da Rembrandt a Tiepolo, a Caravaggio: anche qui il riferimento figurativo è pretestuoso, l’iconografia si corrompe, diventa un accenno, quasi un ricordo. Il rimando – che sia una persona, un paesaggio o un capolavoro del passato – è ormai solo l’innesco di una miccia che dà il via a interpretazioni personali attraverso le quali verificare le potenzialità e i limiti della pratica pittorica. Questa continua sperimentazione, tra tentativi riusciti e fallimentari, interruzioni e riprese, procede per scarti e deviazioni da cui emergono spunti non sempre inizialmente comprensibili: inconsapevolmente nuove vie, prima sotterranee e poi sempre più manifeste, acquistano peso e importanza, quasi malgrado l’artista, come si dimostra nella ristretta selezione di dipinti presentati in occasione di questa personale. Sei opere stilisticamente eterogenee ma intimamente coerenti che dichiarano il lento processo che porta Poli Maramotti oltre al riferimento figurativo verso uno stadio di maggiore libertà espressiva in costante evoluzione. Come la Wanderdüne anche l’artista compie un azzeramento del preesistente per arrivare a una visione interiore. È come se il suo sguardo si fosse progressivamente spostato dall’esterno all’interno per conquistare infine una dimensione meditativa che è all’origine di ogni figurazione e contiene in sé tutte le immagini possibili.

Già in alcuni dipinti del 2013 come Ohne Titel la figura si deforma e si alleggerisce grazie anche alla stesura più liquida di alcune zone di colore che lasciano spazio a trasparenze e a un senso di indeterminatezza che si avverte poi prepotentemente in Muta del 2014, un’opera anticipatrice della dissoluzione formale prossima, qui declinata nelle gamme scure e terrose dei lavori precedenti. Queste premesse vengono metabolizzate in dipinti che ritornano parzialmente ai modi già frequentati, come Tendone e Sussidiario, ambedue del 2015, anche se in quest’ultimo c’è una decisa rottura: il paesaggio si sgretola, quasi esplode mosso da una forza incontenibile che lo frammenta. L’opera prelude alla svolta di Dirupo, dove al centro di un residuo figurale si spalanca una campitura blu che rappresenta il passaggio visivo e metaforico a una nuova dimensione, non solo fisica ma mentale, che invita a un grande balzo. E Poli Maramotti coraggiosamente si butta e va oltre, per liberarsi in Ohne Titel (Blu), sempre dello stesso anno – questo lavoro è significativamente “senza titolo”, come altre opere che annunciano inediti sviluppi e per le quali non le è possibile dar loro una definizione – in cui le tinte cambiano e si alleggeriscono nelle gamme dei verdi, azzurri e grigi e nelle velature che rendono questi agglomerati di forma e colore mobili e fluidi. Ogni referente regredisce a traccia e quasi si annulla, è un insieme discontinuo, tra rigenerazione e collasso. Sono entità in movimento che si sovrappongono e interferiscono le une con le altre come visioni percepite nello stato meditativo, apparizioni inizialmente intermittenti, e via via più chiare, che si affollano nella mente prima del formarsi e organizzarsi in un’immagine.

Un percorso di emancipazione espressiva che assume una valenza esistenziale nella rappresentazione della transitorietà dell’esistente e del suo continuo e inevitabile cambiamento.

Come una Wanderdüne, appunto.

Testo critico a cura di Rossella Moratto  

Nazzarena Poli Maramotti,   Wanderdune 2015 @ A B galley dx Dirupo 50x40cm sx Sussidiario 30x40 cm

Nazzarena Poli Maramotti, Wanderdune 2015 @ A B galley dx Dirupo 50x40cm sx Sussidiario 30×40 cm

Nazzarena Poli Maramotti, solo show  A+B gallery, Brescia.

“Wanderdüne 57°38’53”N 10°24’22”E”

57°38’53”N 10°24’22”E is the current location of Rabjerg Mile, the biggest shifting sand dune in Northern Europe, located in the Danish region of Jutland, south west from Skagen, the northern most point in the country, where the North and the Baltic Seas meet. This huge sand mass keeps moving 18 meters per year towards the east, driven by the wind, altering the landscape. Its continuous movement alters the area, it incorporates what it founds on his way in the sandy magma, it destroys it and completely transforms the morphology. A few traces of the past remain, like the white bell tower of Tilsandede Kirke, which stands out from the dune and is the only remainder of that church the sand buried with the village in 1795.

Skagen has always been a beloved place for landscape painters. At the end of the XIX Century the homonymous en plein air artistic movement was founded there, attracting painters from all over the world because of its light conditions and unique landscape. A desert, lunar and strange area, at the world’s end, almost the prophecy of a future apocalypse. Nazzarena Poli Maramotti visited this place and it was almost an epiphany to her. Experiencing this natural phenomenon suddenly showed her the equivalence between the unstoppable movement of the dune and the impulse of her creative research that goes to the essence of the painting. The sand knoll becomes the metaphor of the new direction of the artist’s current research. Painting becomes the process of an in-depth analysis, a dig.

Poli Maramotti is a genuine painter: her analysis explores the traditional subjects consistently – portrait, landscape and still life –and investigates the possible relations between shape and color, tone and light, matter’s density and lightness, experimented in the painting practice. Working with recurring subjects frees her from being worried about the content, allowing her to concentrate on the painting. Earlier in her career, around the years 2000, her research was on shape and portrait mainly, looking at historic and modern tradition, from the German Expressionism till Soutine, Bacon and Baselitz. From the beginning of her career she is intolerant towards academic rigidity of mimesis: she sets herself apart from reality; physical features are partially deleted and become the excuse for an extraordinary and new pictorial sensibility where action, matter and color merge in a tangled combination. The artist overcomes the specific individual forming universal shapes that aim to grow and include the landscape, another field of pure painting action. By doing so, she crosses the boarder of different genres.

Through evidences, second thoughts and repainting, traits, anatomies and details of the landscape are slowly deformed, destroyed and re-elaborated, becoming something else that slightly resembles their reference. Her painting becomes a formal and chromatic analysis, distant from aesthetic seduction, which is mainly limited to the use of cold and dark color range, influenced by contemporary German painting – the artist lives and works in Nurnberg – even if it is more a suggestion than an actual heritage. Later in her career, Poli Maramotti revisited old masters such as Rembrandt, Tiepolo and Caravaggio: the reference is, again, a pretext where iconography is transformed and becomes a mention, almost a memory. The hint – a character, a landscape or a masterpiece from the past – is the time bomb for new and personal interpretations in order to verify potential and limit of painting practice.

Her continuous experimentation made of successful and unsuccessful tries, breaks and recoveries, proceeds with rejections and deviations, where ideas appear even if not always recognizable: the selection of works here exhibited highlights how almost unconsciously new ways, that are first hidden and progressively more evident, gain weight and importance despite the artist. Six works that are stylistically different but coherent show the process, which takes Poli Maramotti beyond the figurative reference towards a greater and continuously evolving freedom of expression. Like the dune, the artist nullifies the pre-existing matter leading to an intimate vision. Her view almost moved from the external to the internal world in order to achieve a meditative dimension, the source of every representation, which contains all the possible images.

Already in some paintings from 2013 like Ohne Titel, the form is deformed and lighter thanks to more liquid color layers in certain areas, which lead to transparencies and that sense of uncertainty that is very evident in Muta from 2014. This work anticipates the following formal dissolution, represented in the dark and earthy color ranges of the previous works. These premises are re-elaborated in those paintings that go back to previous ways, like Tendone and Sussidario both from 2015, even if there is a strong break in the latter: the landscape is falling apart, it is almost blown up by an uncontrollable strength that fragments it. This work anticipates Dirupo, where, in the middle of figurative remains a big blue hatch stands out, representing the visual and metaphoric landscape in a new dimension that is not only physical but also mental, inviting to a big jump. Poli Maramotti bravely faces it, goes beyond and sets herself free in Ohne Titel (Blu), from the same year, where the tints are lighter in the ranges of light blue green and grey and the shades make this conglomerate of shape and color more mobile and fluid. This work is untitled like others that announce innovative developments that can not be really defined. Every reference regresses becoming just a trace, almost annulling itself. It is a discontinuous combination, between regeneration and collapse. These entities are moving overlapping and disturbing each other, like scenes we sense meditating, appearances that are sporadic at first and progressively more limpid, which crowd together in the mind before being categorized as images. It is a path of expressive emancipation that becomes existential when representing the transience of the existing world and its unstoppable and unavoidable change.

Like a shifting sand dune.

Nazzarena Poli Maramotti,   Wanderdune 2015 @ A+B gallery,   Brescia

Nazzarena Poli Maramotti, Wanderdune 2015 @ A+B gallery, Brescia

Nazzarena Poli Maramotti,   Wanderdune - Sussidiario 2015 oil on canvas 30x40cm

Nazzarena Poli Maramotti, Wanderdune – Sussidiario 2015 oil on canvas 30x40cm

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