PERFORM! Intervista con gli organizzatori

"Con la messa in scena delle opere si raggiunge il loro senso profondo, rendendolo comune e condiviso con gli altri, e si porta i bambini a sperimentare uno spazio e un tempo di libertà. Si cerca inoltre di legare il senso delle perfomance alla vita, per creare connessioni significative con la loro esperienza quotidiana".
27 Novembre 2017

Da sette anni, Centrale Fies il centro di produzione delle arti performative nato in una centrale idroelettrica e luogo di sperimentazione di nuovi scenari culturali – promuove delle attività nelle scuole primarie del territorio trentino per avvicinare i più giovani alla performance art e all’arte contemporanea in generale. “Dopo aver messo in atto per anni laboratori site specific creati appositamente per Centrale Fies assieme a curatori, dj, illustratori, architetti, scienziati, coreografi, designer, economisti, registi, performer” –racconta l’art Director Barbara Boninsegna – abbiamo sentito l’esigenza di connettere i più piccoli a un’arte storicizzata e importante come la performance art”.

Nasce così PERFORM!, un riadattamento per i bambini del gioco sviluppato dall’artista Hannes Egger e dal curatore Denis Isaia per confrontarsi con la storia e i linguaggi della Performance Art. “Il gioco originale è composto da un mazzo di 25 carte e può essere utilizzato da quattro giocatori. “Perform!” vuole rendere accessibili a un vasto pubblico le tecniche creative della performance in modo ludico, per divenirne attori e sperimentarla in prima persona, rendendo i partecipanti più vicini alle radici storiche di questa forma d’arte ma creando al contempo nuove azioni performative”.

Il programma sarà diviso in diverse fasi: prima si spiegherà ai bambini cosa si intende con performance, il tutto in modo dialogico, interattivo ed esemplificato; poi ci saranno diversi lavori di re-enactement di una selezione di “performance storiche scelte per i caratteri di giocosità, cooperatività e collettività”. L’artista Hannes Egger assieme all’operatrice didattica Valeria Marchi hanno individuato performance di: Yoko Ono, Jiri Kovanda, Adrian Piper, Bruce Nauman, Bas Jan Ader, Vito Acconci, Marina Abramovic, Dennis Oppenheim, John Cage, Peter Weibel, Alighiero Boetti, Allan Kaprow.
L’ultima fase del laboratorio, infine, riporta i bambini all’origine e alla storia delle performance messe in atto: attraverso contenuti video e immagini delle opere e degli artisti, i bambini scoprono i lavori originali e ritrovano il senso delle azioni da loro performate.

ATPdiary ha posto alcune domande a Valeria Marchi, a Hannes Egger e a Denis Isaia –

ATP: Tra gli aspetti su cui punterete nel coinvolgere i più piccoli ci sono la consapevolezza della responsabilità dell’azione, la coscienza della potenzialità espressive del corpo, la conoscenza delle regole e della sintassi del linguaggio performativo. Quali sono gli insegnamenti che tutto questo può dare a dei bambini, anche oltre il confine “artistico” di apprendimento? 

Valeria Marchi: Gli obiettivi del progetto non sono solo artistici in effetti. Per Centrale Fies, Barbara e il team di lavoro con cui ho collaborato in queste due settimane di laboratori, è essenziale l’aspetto educativo inerente i linguaggi della performance: far comprendere ai bambini che esiste tutto un ambito molto particolare e specifico di lavoro artistico, che non usa gli strumenti convenzionali dell’arte come i pennelli o la matita ma si occupa di spazio, tempo, corpo, presenza e relazionalità; allo stesso tempo, è fondamentale far conoscere alcuni nomi imprescindibili della performance art “storica”. Per me, accanto a questi due importanti aspetti che condivido in pieno, c’è l’ “educare attraverso l’arte”: calare nella vita quotidiana dei bambini le tematiche che la performance tocca o ha toccato, come le emozioni, siano esse positive o negative, l’identità, la relazione con l’altro e con se stessi, la responsabilità delle proprie azioni, la percezione e l’attivazione della sensorialità.

ATP: Assieme a Hannes Egger hai scelto delle performance storiche di Yoko Ono, Jiri Kovanda, Adrian Piper, Bruce Nauman, John Cage, Alighiero Boetti, solo per citarne alcuni. Quali sono i criteri di questa selezione?

VM: La giocosità, la collettività e l’aspetto relazionale delle performance. Sebbene alcune di queste siano azioni solitarie, pensate dall’artista senza la presenza di un pubblico e senza interazione con altri “attori” nella scena, come il lavoro di Alighiero Boetti o quello di Bruce Nauman, le performance sono interpretabili e decifrabili dai bambini in gruppo, senza che questo snaturi il carattere del lavoro. Il laboratorio, del resto, si è sempre concluso con la visione tramite video e fotografie delle performance così come sono state realizzate o pensate dagli artisti e dunque c’è stata una riflessione sul senso dell’opera e sulla distanza tra il lavoro originale e la re-interpretazione dei bambini.

ATP: Cosa vorresti ottenere da tutto questo? Quale risultato ti renderebbe più orgogliosa?

VM: Ho visto che i bambini coinvolti – in tutto si è trattato delle classi seconde, terze, quarte e quinte della scuola primaria di Dro e di Pietramurata (Trento) – hanno reagito molto bene al progetto e spero che abbiano portato a casa o a scuola una consapevolezza nuova sull’arte e su di sè. Spero anche che la forza del lavoro con il corpo, che li ha smossi letteralmente durante i laboratori, li abbia divertiti, entusiasmati e stupiti. Il 25 novembre faremo una festa finale a Centrale Fies dove i bambini e le loro famiglie potranno giocare al “gioco” della performance ancora una volta: sarà un ulteriore momento di restituzione del progetto. Sarei felice se i laboratori potessero continuare e ampliarsi, rivolgendosi anche alle scuole secondarie e mi piacerebbe che gli insegnanti potessero usare gli spunti educativi e pedagogici del laboratorio, per sviluppare temi che in classe sono normalmente legati alla materie scolastiche. 

Perform! Dennis Hoppenheim

Perform! Dennis Hoppenheim

ATP: Il gioco che avete creato prevede un mazzo di 25 carte e quattro giocatori, per rendere fruibili ad un vasto pubblico pratiche, tecniche e format delle performance. In che modo avete pensato di coinvolgere e stimolare il giocatore al gioco? 

Denis Isaia & Hannes Egger: Da subito abbiamo pensato a Perform! come a un gioco di ruolo in cui i partecipanti a turno interpretano delle performance storiche. La scelta è ricaduta su un gruppo di performance che per diverse ragioni si prestano agli obiettivi del gioco. Come il più tradizionale dei giochi Perform! nasce per essere divertente e per generare interesse. Nel caso di Perform! l’abilità richiesta ai partecipanti non riguarda la sfera della memoria, della strategia o del mero sapere, piuttosto le performance invitano i giocatori a mettersi in gioco tramite il proprio corpo e i propri pregiudizi. Quando si mollano gli ormeggi e decadono alcune inibizioni il divertimento e la disponibilità all’apprendimento crescono. Con Perform! ci siamo affidati per un verso allo spazio di protezione e di libertà della cornice ludica e per l’altro ai molti punti interrogativi sociali e culturali che le performance selezionate sollevano. Grazie alla preziosa collaborazione con Centrale Fies abbiamo sperimentato il gioco con diversi possibili pubblici. Ora siamo pronti ad uscire con la prima edizione che sarà pubblicata in lingua inglese e distribuita nel mondo anglofono con circa 40 carte e per un numero di giocatori che può variare da 4 a 12.

ATP: Secondo voi può esserci il rischio che in giochi come questi, o in certe attività didattiche dei musei, la gente scambi le vere ragioni di un atto artistico come dei presupposti di un gioco che “potevo fare anche io”?

DI & HE: La scelta di performance per lo più storicizzate ci ha permesso di tutelare in prima battuta le opere stesse, la cui rilevanza non può essere certo minimizzata da un utilizzo ludico. Forse cogliamo solo i segnali positivi, ma anche i laboratori in cui abbiamo testato il gioco ci hanno dato dei segnali confortanti. Diciamo che abbiamo la fortuna di avere a che fare con l’arte contemporanea, una freschissima ultracenteraria! Quando il pubblico è chiamato a “leggere” un lavoro attraverso il proprio corpo può avvicinarsi al senso delle cose attraverso un’esperienza densa. Anche i più scettici messi davanti a una performance capiscono che non è il frutto di una trovata o di un episodio e ne percepiscono facilmente la presenza, prima ancora che il senso.

ATP: A vostro parere, qual è la parte più ostica da insegnare e far comprendere rispetto alla performance art? Cosa ancora può frastornare uno spettatore neofita? 

DI & HE: Abbiamo pensato alla performance perché è la più diretta fra le pratiche dell’arte contemporanea. La performance, soprattutto quella che oggi definiamo storica e il cui ambito culturale può essere collocato fra gli anni ’60 e gli anni ’90 parla del nostro corpo e delle nostre convenzioni sociali. Artisti come Valie Export, Marina Abramović, Bruce Nauman o Vito Acconci hanno inscenato questioni che riguardano la nostra libertà e i nostri pregiudizi e che ancora oggi sono al centro del dibatto culturale e politico. Esiste un’attualità della performance che è insuperata. Abbiamo poi sfruttato l’ampia circolazione di materiale documentativo presente online sul tema. Oggi chiunque voglia approfondire uno dei pezzi che proponiamo può facilmente accedere a un video originale o a uno dei molti renactment che studenti di performance o appassionati caricano sui diversi canali web. La performance sfugge al dato puramente contemplativo che è proprio di un quadro e di una scultura e mantiene intatta la possibilità dell’interpretazione. Con Perform! abbiamo approfittato di questa peculiarità rigenerativa della performance mettendola nelle mani del pubblico.

ATP: Che sviluppi avrà questo progetto?

DI & HE: Perform! sarà edito prima nella versione inglese e distribuito come un vero e proprio gioco nei bookshop dei musei. Nel corso degli anni le opportunità che ci ha offerto Centrale Fies hanno tenuto vivo l’interesse verso il progetto e ci hanno dato l’opportunità di provare il gioco con un buon numero di ragazzi. Oggi grazie anche al lavoro degli operatori didattici coinvolti stiamo immaginando anche una versione più orientata alle esigenze delle scuole e dei dipartimenti didattici dei musei.

Perform! Joan Jonas

Perform! Joan Jonas

Perform! Vito Acconci

Perform! Vito Acconci

Perform! Yoko Ono

Perform! Yoko Ono

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