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OVER TIME | Intervista con Laura Pugno

Fino al 26 settembre 2021, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, ospita Over Time,l’ultimo progetto di Laura pugnosviluppato e prodotto da a.titolo e curato da Andrea Lerda. Over Timeè un’installazione video a tre canali che approfondisce il rapporto...

Laura Pugno, OVER TIME – MUSE – Museo delle Scienze di Trento – Ph. Roberta Segata
Laura Pugno, Over Time, 2021, documentazione set riprese video (Passo dei Salati) – foto di Laura Pugno

Fino al 26 settembre 2021, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, ospita Over Time,l’ultimo progetto di Laura pugnosviluppato e prodotto da a.titolo e curato da Andrea Lerda.

Over Timeè un’installazione video a tre canali che approfondisce il rapporto tra essere umano e ambiente naturale, da sempre al centro della ricerca dell’artista. Il punto focale è uno degli elementi più comuni, e al tempo stesso, misteriosi che conosciamo: la neve.

Nell’intervista che segue, abbiamo chiesto a Laura Pugno come è nato questo ambizioso progetto, come ha affrontato il più vasto tema delle urgenze climatiche e, non ultimo, le abbiamo chiesto come è mutata la sua relazione con il tema del paesaggio, da sempre al centro delle sue riflessioni. 

Elena Bordignon: Nel 2020 hai presentato a Colle Val D’elsa L’ATTESA, una installazione site-specific che consisteva in 1.450 litri di acqua. Raccontavi, in un’intervista: “Nella mia pratica cerco di fare in modo che il tema del cambiamento climatico emerga spontaneamente nel corso della visione, ecco perché, per esempio, nel comunicato non ho dichiarato che la dimensione del ghiaccio realizzata in questo spazio era del 20% della superficie calpestabile, la stessa percentuale di ghiacciai che rimangono oggi sulle nostre montagne.” C’è un nesso tra quell’opera e il progetto Over Time?

Laura Pugno: Sono contenta che citi L’Attesa, anche perché da qualche giorno l’opera è fruibile anche on-line nel sito di Fare Mente Locale e la pagina web è anch’essa opera, realizzata con il grafico Paolo Cagliero. Visitando la pagina web, l’immagine dell’installazione – realizzata con blocchi di ghiaccio – è fruibile in rapporto alla temperatura del luogo in cui si trova l’utente. In questi caldi giorni in cui scrivo (a Trento si sono raggiunti i 39 gradi), l’immagine è rimasta visibile pochi secondi; perché la foto dell’opera rimanga più tempo a video, bisogna collegarsi al sito da luoghi con temperature più fresche, se non proprio rigide.
L’attesa è un’opera che ha analizzato direttamente il tema della perdita. In quel caso il soggetto era il ghiaccio, mentre con Over Time ci si chiede se in futuro possa essere la neve a sparire definitivamente. Domanda che per ora rimane senza risposta.
In entrambi i lavori la materia indagata è nota, se poi penso al ghiaccio, lo possiamo immaginare in un comune contesto casalingo, eppure non so quanto la nostra attenzione si sia mai soffermata sulla sua materia. Abbiamo mai veramente osservato lo scioglimento di un cubetto di ghiaccio? O sappiamo che la neve per trasformarsi in ghiaccio impiega dai tre ai quattro anni? E soprattutto, sappiamo che tale fenomeno non avviene più da decenni sulle nostre Alpi?

EB: La neve è al centro dell’installazione video a tre canali che presenti a Palazzo delle Albere. Dove hai tratto ispirazione per questo complesso lavoro? 

LP: Ciò che mi ha ispirato è l’impossibilità di conservare la neve. Possiamo conservare l’acqua, il ghiaccio, ma non la neve che una materia effimera e ricca di riferimenti simbolici, che ricompare ciclicamente nelle nostre vite. La sparizione è un tema che mi affascinata, non a caso la mia personale alla Fondazione Zegna – tutt’ora visitabile – s’intitola Fading loss.
All’origine di Over Time ci sono altri lavori precedenti che mi hanno consentito di indagare la neve e di trasformarla nel mio ambiente di lavoro. Lì ho realizzato dei calchi alla neve per conservarne la sua forma. Questa serie di sculture, intitolata A futura memoria, restituisce le specificità delle diverse nevi utilizzate in luoghi, temperature ed altitudini differenti. Di fatto, l’opera rappresenta un archivio di nevi mai uguali, esattamente come i 5000 cristalli di neve fotografati da Wilson Bentley agli inizi dell’ottocento.
Su suggerimento di Andrea Lerda, il curatore del progetto Over Time, ho avuto modo di incontrare Michele Freppaz, il primo nivologo in Italia ad insegnare all’Università la “scienza della neve”. E l’incontro è stato entusiasmante: affascinati dai rispettivi lavori non poteva che nascere una collaborazione. Questo è stato solo il primo passo verso un obbiettivo più ampio che avevo in mente, ovvero quello di approfondire e indagare l’idea culturale della neve. Se da un lato esiste la neve naturale, a farle compagnia c’è un enorme mercato di neve artificiale, la neve spray che, indipendentemente dagli eventi atmosferici, fa la sua puntuale comparsa durante il periodo natalizio. Solo tra novembre e dicembre si vendono più di 5 milioni di bombolette spray di neve in Europa, e il dato interessante è che la vendita avviene maggiormente negli Stati che conoscono il suo candore, la sua morbidezza, la sua capacità di isolarci dal resto del mondo. È emblematico che la neve artificiale non venga praticamente utilizzata in Spagna, in Portogallo o a Malta.

Laura Pugno, Over Time, 2021 (still da video)
Laura Pugno, Over Time, 2021 (still da video)
Laura Pugno, Over Time, 2021 (still da video)

EB: Il video è un racconto che ruota attorno al tempo meteorologico e alle sfide che l’umanità è chiamata a fronteggiare in un’epoca caratterizzata da urgenze climatiche. Come metti in evidenza la necessità di riflettere su queste spinose questioni?

LP: In Over Time il tema del cambiamento climatico non è dichiarato, come spesso accade in alcuni video che parlano esplicitamente di antropocene. Quest’opera è concepita come un video a tre canali per mostrare tre narrazioni parallele, ma con un evidente legame a volte anche formale, ciascuna delle quali è aperta ad interpretazioni su tre approcci che l’uomo ha instaurato con la neve. Ogni video non ha testi né sonoro, ma sono uniti da una colonna sonora commissionata all’artista Magda Drozd che ha realizzato a partire da campionamenti audio prelevati nelle varie location.
Nel primo video si segue l’azione di un nivologo al Passo dei Salati, ai piedi del Monte Rosa, e per quanto gli strumenti di misurazione a volte sembrino rudimentali, l’approccio rimane quello scientifico, con i classici campionamenti e carotaggi di neve che vengono archiviati per poi essere analizzati in laboratorio.
Il secondo video mostra invece il ciclo di produzione industriale della neve artificiale, tema che apre la discussione sull’ingerenza dell’uomo sull’ambiente, dalla neve programmata nel mondo sportivo (sciistico in particolare) senza la quale non sarebbe più pensabile lo svolgimento di un‘intera stagione di gare, alla neve artificiale in ambito cinematografico che viene ancora utilizzata, nonostante l’uso sempre più scontato della computer graphics.
Il cambiamento climatico in atto lascia pensare che la presenza della neve naturale possa ridursi solo più ad altissime quote, cancellando di fatto non solo il mondo agonistico sportivo, ma soprattutto l’enorme indotto legato allo sci inteso come hobby e come turismo. Di fronte a questa minaccia sarà interessante vedere come la scienza e la tecnologia cercheranno di far fronte a queste enormi pressioni economiche.
Il terzo ed ultimo video è quello più poetico e che mette in relazione i due precedenti.
Un camminatore, apparentemente senza meta, vaga nei boschi innevati portando sulla schiena un busto di gesso che rimanda alla classicità, alla storia e al rapporto che l’uomo occidentale ha sempre avuto nei confronti della Natura. Rappresenta quindi il passato, ma anche il futuro (da lì il titolo Over Time, nel tempo), perché il busto – senza arti, né testa – ci mette in guardia verso la possibile decadenza di una società in rovina che rischia di non riuscire a ritrovare un equilibrio con l’ambiente in cui vive. E se ciò dovesse accadere (se il camminatore scegliesse di non fermarsi), sarà l’essere umano a soccombere, non certo la Natura che comunque gli sopravviverà.

EB: Fotografie, installazioni, disegno, ora un video. Molti mezzi espressivi che ruotano attorno a quello che da sempre è il focus della tua visione, il paesaggio. Dopo tanti anni che lo analizzi e lo rappresenti, mi racconti com’è cambiata la tua relazione con esso? Il tema dell’ecologia è stato sempre presente o è un interesse nato solo negli anni recenti?

LP: Da sempre uso il paesaggio per capire l’essere umano, il mio non vuole essere una ricerca sul paesaggio, ma un’indagine sulla visione del paesaggio. Come ho detto all’inizio, anche l’idea della neve è dell’inverno è cambiata molto nei secoli. Dall’essere temuta, fino al desiderio di ricrearla. Ne sono un esempio tutti i tentativi che vi sono stati nel mondo cinematografico per cercare di simulare una nevicata in maniera sempre più realistica. Fino ad arrivare ai sofisticati algoritmi digitali della Walt Disney che, proprio per la loro accuratezza, vengono richiesti dal mondo scientifico per studiare le valanghe al fine di prevenirle.
Tornando alla tua domanda, la mia relazione non è cambiata, ho solo cambiato e compreso meglio come osservarlo. Il rispetto dell’ambiente c’è sempre stato. Per me che sono nata in un ambiente montano, il crescere con un’”etica ecologia”, è stato un percorso naturale.
Oggi semmai emerge il bisogno di parlarne, di non darlo più come un valore scontato.
Uso l’arte come mezzo per scaturire un dialogo, ecco perché nel progetto presentato all’Italian Council con Andrea Lerda e le a.titolo stiamo organizzando dei cicli di incontri dopo la proiezione dell’opera, invitando non solo scienziati, ma anche filosofi, per raccogliere consigli e idee per affrontare quella che si può definire la più grande sfida dell’umanità. Una sfida che  in primo luogo parte dalla comunicazione che ha l’arduo compito di sensibilizzare contro un nemico invisibile e di generare dinamiche proattive, piuttosto che derive nichiliste.

EB: Pensi sia ipotizzabile “la visione di una nuova ecophilia con il mondo, fondata su una rinnovata sensibilità al concetto di cura.”? (cito il CS)
Goethe diceva: “La natura va sperimentata tramite la sensibilità”.
Credo sia necessario ripartire da qui.

La videoinstallazione a tre canali Over Time, è un progetto di Laura Pugno, sviluppato e prodotto da a.titolo e curato da Andrea Lerda. Il progetto è tra i vincitori della IX edizione di Italian Council (2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Laura Pugno, Over Time, 2021 (still da video )
Laura Pugno, Over Time, 2021 (still da video)
Laura Pugno, Over Time, 2021 – documentazione set riprese video – Foto di Michela Curti
Laura Pugno, Over Time, 2021 – documentazione set riprese video – Foto di Michela Curti
Laura Pugno, Over Time, 2021 – documentazione set riprese video – Foto di Michela Curti
Laura Pugno, Over Time, 2021 – documentazione set riprese video – Foto di Michela Curti