OUTPUT, uno spazio di confronto | miart 2022

miart presenta l'inedito progetto Output, dedicato alla performance nello spazio pubblico con gli artisti Riccardo Benassi e Michele Rizzo. L'appuntamento è per venerdì 1 aprile all'Arco della Pace (se piove in Triennale)
29 Marzo 2022
Michele Rizzo, HIGHER xtn. (redux#5), 2015-ongoing, Performance at Capriccio 2000, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin, IT, 2019 Photo: © KLAK

miart è stata presentata alcune settimana fa come il ‘primo movimento’ verso una possibile nuova sinfonia, espressione, dunque, di una volontà positiva e propositiva. Questo concetto è raccontato chiaramente nell’identità grafica e nella campagna fotografica di miart, affidata a Cabinet Milano.
Per l’edizione 2022 Cabinet Milano ha collaborato con la fotografa e coreografa tedesca Isabelle Wenzel, che ha fotografato se stessa in una serie di azioni e posizioni aerobiche focalizzando l’attenzione sulle qualità scultoree del corpo. Salti, spaccate, balzi e piroette: azioni dinamiche che vogliono esprimere un’idea di in intraprendenza, brillante multiformità.
Coerente con questo taglio, il miart presenta l’inedito progetto, OutPut, a cura di Davide Giannella: un ciclo di performance nello spazio pubblico con protagonisti Riccardo Benassi — artista visivo di stanza a Berlino— e Michele Rizzo — coreografo di origine italiana basato ad Amsterdam — realizzato grazie al fondamentale sostegno della Fondazione Marcelo Burlon.  

Nella serata di 1 aprile, dalle 18 alle 21, nel Piazza Sempione assisteremo a tre appuntamenti performantivi: si inizia alle 18.00 con REST di Michele Rizzo, alle 19.00 lo segue Riccardo Benassi con Dancefloorensick e, dalle 20.00 alle 21.00 chiude la serata HIGHER sempre di Rizzo. In caso di pioggia OutPut verrà spostato in Triennale sempre tra le 18.00 e le 21.00 (sempre il 1 Aprile!).

Segue l’introduzione di Output di Davide Gianella e i relativi progetti sempre introdotti dal curatore. 

Recenti fenomeni politici e culturali a livello globale, associati alle ripetute e altalenanti chiusure degli spazi espositivi e museali, aprono una rinnovata riflessione sullo spazio pubblico e i suoi potenziali di integrazione con le produzioni di carattere artistico. Torna ad essere centrale il rapporto tra i le istanze dell’arte e il tessuto sociale, aprendo ad enormi potenziali di fruizione da parte del pubblico come attorno alla produzione e diffusione di contenuti da parte degli autori e delle stesse istituzioni culturali.
OutPut, è un progetto volto ad espandere lo spazio di confronto e approfondimento normalmente rappresentato dagli spazi museali, galleristici e fieristici, portando i contenuti al di fuori delle loro mura. Attraverso le performance live di Riccardo Benassi e di Michele Rizzo -tese tra la ricerca ricerca audiovisuale del primo e quella coreografica  in relazione alle strutture architettoniche del secondo- cerca di innescare relazioni con pubblici ampi e diversificati, trovando luogo e sviluppo nello spazio urbano ed andando a sottolineare l’importanza degli spettatori e sollecitandone la partecipazione dal vivo.
In ultimo OutPut si ripromette di creare nuove cesure tra sistemi dell’arte contemporanea, amministrazione cittadina e territorio, un motore sperimentale basato sulla correlazione tra ricerca, luoghi, persone e rappresentazione del nostro tempo.

Michele Rizzo, Higher xtn., 2018, performance documentation. Courtesy: the artist and Stedelijk Museum, Amsterdam; photograph: Maarten Nauw

Michele Rizzo

Rizzo si muove tra performance e arte visiva, realizzando performance ad alto impatto visivo, integrando elementi di scultura, danza e teatro. Le sue opere sono accomunate da un interesse verso la trasformazione, il divenire e la trascendenza, ma si diversificano sul piano realizzativo rispecchiando le sue tensioni multidisciplinari. Nel 2015 realizza HIGHER, progetto ispirato alla club culture con musiche di Lorenzo Senni; in HIGHER l’elemento performativo indossa i tratti di una danza estatica, spesso presenti nei contesti di clubbing, uno stato qui utilizzato per modellare plasticamente una mente-corpo danzante. 

HIGHER xt. è un adattamento inedito, realizzato in occasione  della Art Week milanese e di miart, della performance HIGHER realizzata per la prima volta presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam (2015).  Attingendo al lavoro dei teorici Julia Kristeva, Boris Groys e Mihaly Csikszentmihalyi, ed osservando come la danza nei locali notturni offra ai ballerini uno spazio per l’espressione personale e la condivisione con l’altro, Rizzo considera come la danza possa facilitare stati di trascendenza e sottolinea la connessione tra danza e pratiche para-religiose. È particolarmente interessato al potere catartico e trasformativo della musica techno, i cui ritmi ripetitivi possono offuscare temporaneamente i confini percepiti del corpo. HIGHER xtn. pone inoltre l’attenzione sull’importante ruolo che i locali notturni svolgono come spazi di condivisione.
In HIGHER xtn., i ballerini negoziano i confini tra il sé e il collettivo. Se da una parte la ripetizione della coreografia riconfigura il gruppo in un unico corpo, dall’altra, l’ipnotica colonna sonora di Lorenzo Senni si intensifica di pari passo con i movimenti dei ballerini.

REST. Inserita all’interno dell’iter semantico di una trilogia che comprende anche HIGHER e REACHING e che offre al pubblico una rappresentazione astratta e suddivisa delle varie fasi del rave, REST descrive un momento di recupero, una fase di ripristino delle energie che appare fondamentale per poter ripetere il rito estatico della festa. Ma anche e semplicemente un momento di riconciliazione con se stessi, attraverso il quale rielaborare il proprio rapporto con il prossimo.
Creata a ridosso della pandemia del 2020, l’idea di riposo implicita nell’opera si è confrontata con i vincoli fisici e sociali richiesti dai mesi di lockdown, nonché con la propria espressione opposta, unrest, derivata dagli eventi razzisti negli Stati Uniti all’inizio dell’anno.
REST sancisce dunque il risveglio da una sorta di età dell’innocenza, la riattivazione di un corpo collettivo sottintendendo l’imperativo imprescindibile di farsi carico della protezione dell’altro.

Riccardo Benassi – Dancefloorensick

Riccardo Benassi
È un artista visivo che vive e lavora a Berlino. Il suo studio si è distinto negli anni per un approccio multidisciplinare che riflette sull’impatto delle tecnologie nel nostro rapporto quotidiano con lo spazio e le persone, e su come esse abbiano radicalmente alterato le strutture abitative e l’organizzazione della realtà. Ugualmente attivo in campo visivo, con una frequentazione dei New Media, con particolare riferimento alla crescita espressiva della generazione millenaria, è diventato un riferimento sia sul piano teorico che su quello didattico e procedurale. Le sue opere sono il risultato di un articolato assemblaggio di immagini, testi, suoni, colori, oggetti di design e materiali diversi che insieme generano installazioni, video, ambienti, performance, libri d’artista ed elementi scultorei che celebrano e indagano le disfunzioni tecnologiche. e il cortocircuito semantico e associativo.

Dancefloorensick è il risultato di una crasi tra tre parole: Dancefloor + Forensic + Sick. Come ogni neologismo permette di fare atterrare sulla realtà un’idea, concedendole di uscire dalla mente del suo autore per incontrare altre persone. Dancefloorensick è una serie di video-essays divisa in capitoli che – se visti uno dopo l’altro – compongono un unico flusso, di testi, immagini e suoni. Una collezione d’appunti che ambiscono alla poesia sapendola irraggiungibile: si son presi momentaneamente per mano e poi hanno messo in discussione la linearità formando un cerchio e – forse – interrompendo il ronzio. Ronzio di speaker accesi e pronti che tuttavia non emettono ancora suono. Ronzio di idee contrastanti che ci si illude di codificare. Ronzio dei Big Data che un esercito di AI sta cercando di discernere tra rumore e informazione. Ronzio da linguaggio online standardizzato, sintomo di crisi identitaria e conformismo pilotato. Ronzio delle cicale che erano qua ben prima che noi arrivassimo. Ronzio dei respiratori in terapia intensiva che sostituisce il ticchettio dell’orologio a parete. Ronzio di droni che stiamo già imparando ad abbattere con la fionda. Poi finalmente musica e movimento, spesso – anche con il senno di poi –voci amiche che ravvicinano.

Ritratto Riccardo Benassi 2020 © NO ELEVATOR STUDIO
Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites