Spirits and Gestures, Oscar Murillo | Fondazione Memmo, Roma

Per Murillo il sincretismo culturale interessa un linguaggio che oltrepassa i confini prefissati per farsi carico di una pratica itinerante che pone un’enfasi strutturale sulla nozione di scambio culturale, di mescolanza e fluidità di idee e linguaggi interconnessi, caricando di contenuti simbolici e, soprattutto, di portati esperienziali il confronto diretto con le opere e gli interventi nello spazio.
6 Gennaio 2022
Oscar Murillo, Spirits and Gestures, 2021. Veduta dell’installazione alla Fondazione Memmo, Roma. Courtesy: l’artista e Fondazione Memmo. Foto: Daniele Molajoli.

Spirits and Gestures è il titolo della prima mostra personale in Italia dell’artista Oscar Murillo, curata da Francesco Stocchi negli spazi della Fondazione Memmo a Roma.
Sviluppato a distanza, dal proprio studio in Colombia, il progetto è l’esito di una lunga riflessione avviata nel 2019 e frutto di visite di ricerca svoltesi a Roma e altrove. L’artista, che nel 2019 ha vinto il Turner Prize – assegnato per la prima volta nella sua storia a tutti i finalisti – è stato invitato dalla Fondazione a visualizzare una mostra che potesse dare corpo a un nuovo insieme di opere in continuità con gli sviluppi formali e contestuali di una ricerca che abbraccia diversi media, dalla pittura all’installazione, passando per il video, la scultura, i progetti partecipati e le azioni. 

Per Murillo il sincretismo culturale interessa un linguaggio che oltrepassa i confini prefissati per farsi carico di una pratica itinerante che pone un’enfasi strutturale sulla nozione di scambio culturale, di mescolanza e fluidità di idee e linguaggi interconnessi, caricando di contenuti simbolici e, soprattutto, di portati esperienziali il confronto diretto con le opere e gli interventi nello spazio. 

Con uno scarto di circa due anni dalla programmazione di Spirits and Gestures, la cui gestazione ha attraversato l’impasse di una situazione sanitaria globale sempre più incerta, Murillo ha presentato un intervento on site in cui sono confluiti i dipinti realizza a La Paila e le opere che hanno visto la luce al momento del ritorno dell’artista a Roma.
Le tele della serie Surge – otto dipinti inediti, alcuni realizzati in loco – recano impressi sulla loro superficie i segni di una pittura dalla accentuata matrice gestuale, in cui i colori a olio, densi e pastosi nelle tinte del rosso e del blu che predominano, saturano lo spazio con un movimento orizzontale definito da pennellate brevi e ritmate che si affastellano le une sulle altre dando vita a una sovrapposizione continua. In altri casi, invece, il segno si fa più ampio e arioso, lasciando trasparire al di sotto dello strato pittorico, ottenuto impiegando olio, grafite e pittura spray, tracce ulteriori: una sovrapposizione di tele lavorate con tecniche diverse e cucite insieme, un palinsesto visivo, dunque, attraverso cui a essere evocati sono i contenuti di senso celati dalla superficie. 

Oscar Murillo, Spirits and Gestures, 2021. Veduta dell’installazione alla Fondazione Memmo, Roma. Courtesy: l’artista e Fondazione Memmo. Foto: Daniele Molajoli.

Alla produzione pittorica si affianca quella installativa con l’assemblaggio di vecchi arredi – banchi da scuola, arredi di uso liturgico, inginocchiatoi e panche, ma anche oggetti d’uso comune – e un’intera sala ricoperta di spessi e pesanti tessuti neri. Se le tele della serie Surge rievocano il flusso ininterrotto del mare e la forza cancellatrice dell’acqua, memori della ricerca pittorica sino a qui condotta dall’artista e impregnate degli sviluppi più recenti che hanno attraversato i difficili mesi della pandemia, tutta l’installazione in cui compaiono arredi di culto abitati da elementi scultorei di forma sferica simili a dei pani, ottenuti da un impasto di farina di mais e cemento, trova la propria genesi a Roma, nell’osservazione del peso esercitato sulla città da storia e religione. 
Le sculture materiche, che richiamano nella forma e nella consistenza un elemento basilare dell’alimentazione, sembrano essersi scagliate con violenza al di sopra degli arredi lignei;  a loro volta, le carte fotocopiate in bianco e nero dai dipinti di Domenico Gnoli più che un tributo al pittore sembrano essere il frutto di un’appropriazione beffarda e ironica, un riso amaro che punteggia la lunga distesa di arredi in legno: attraverso questa scelta, l’artista ribadisce con forza l’assenza di qualsiasi compiacimento nei confronti dello spettatore.
Persino la pittura, ritmata e sincopata, rifugge dalle leziosità per predisporre lo sguardo a immergersi in un’esperienza stratificata, e organica, fatta di odori acri – per esempio, quelli dei teli che a mo’ di drappi barocchi e di quinte sceniche scandiscono la sala semibuia in cui si trovano – e di allusioni a questioni di stringente attualità.

Oscar Murillo, Spirits and Gestures, 2021. Veduta dell’installazione alla Fondazione Memmo, Roma. Courtesy: l’artista e Fondazione Memmo. Foto: Daniele Molajoli.
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