L’enigma di MVS€0 | Intervista a Stefano Serusi

"Sono sempre stato affascinato dai piccoli musei, dal ruolo che rivestono soprattutto nelle realtà periferiche. Sebbene possano essere importanti per l’identità locale, nella maggior parte ciò che ospitano appare privo di attrattiva per il visitatore, che ha l’impressione di avere già visto tante altre volte gli stessi oggetti, gli stessi espositori, probabilmente gli stessi custodi..."
21 Ottobre 2018
Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Installation view. Legno dipinto, catena per bici, dimensione ambiente. Ph Luca Tavera

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Installation view. Legno dipinto, catena per bici, dimensione ambiente. Ph Luca Tavera

Lo spazio Display di Parma ospita MVS€0, la personale di Stefano Serusi curata da perfettipietro (Dal 12.10.2018  al 2.11.2018). Con “MVS€0” l’artista realizza la sua idea di museo: “un luogo di riparo dal fluire di informazioni ripetitive e casuali, e quindi metaforicamente dalla vita stessa”, un luogo irreale pronto ad accogliere l’immaginazione del pubblico.

Simona Squadrito: MVS€0 è una mostra pensata come un’unica installazione composta da pochi elementi: un cancello, un arco dipinto a parete, un’insegna luminosa e due barre nere appoggiate sul pavimento. Questi elementi sembrano gli indizi per la decifrazione di un rebus. L’evidente spazio vuoto non costituisce una tabula rasa, l’intera istallazione vuole suggerire, grazie ad alcuni indizi, un’idea di museo. Cosa può varcare la soglia? cosa rimane fuori?

Stefano Serusi: Sono sempre stato affascinato dai piccoli musei, dal ruolo che rivestono soprattutto nelle realtà periferiche. Sebbene possano essere importanti per l’identità locale, nella maggior parte ciò che ospitano appare privo di attrattiva per il visitatore, che ha l’impressione di avere già visto tante altre volte gli stessi oggetti, gli stessi espositori, probabilmente gli stessi custodi, eppure ognuna di queste raccolte ci promette di esibire qualcosa di unico, sia anche per il contesto che l’ha generata. Ho usato nell’insegna il messaggio vittorioso che Gmail dà all’utente una volta ripulita dallo spam la propria casella di posta, “Hooray, no spam here!”, per rendere visivamente questa promessa di eccezionalità, che idealmente si può definire lo strumento di selezione di ciò che il museo presenta.

S.S: Che relazione c’è tra lo spazio vuoto oltre il cancello, il simbolo della pausa (barre nere al pavimento) e la scritta “Hooray, no spam here!” che scorre nell’insegna luminosa al di qua della soglia? Gli elementi presenti all’ingresso di MVS€0 possono veramente lasciare “il pubblico libero di immaginare il contenuto” ?

S.S: Tutti questi elementi rappresentano una contrapposizione al concetto di spam, inteso quindi come sinonimo di inquinamento visivo e acustico, e contribuiscono a raccontare un luogo in cui le informazioni si immaginano selezionate e ordinate, ma anche, per il turista, un’oasi climatizzata dove sostare. Sono particolarmente affezionato al segno della pausa. Nella scrittura musicale misura il silenzio tra una nota e l’altra, un pentagramma fatto solo di pause (e quindi silenzioso) era uno dei simboli di Isabella d’Este.
Per quanto riguarda l’immaginazione del fruitore, è un aspetto in cui credo molto, quando progetto una mostra lo spazio vuoto è propriamente il campo aperto alle ipotesi, nel caso di MVS€0 ho colto già dai primi interlocutori la volontà di rispondere a quello che hai definito un rebus.

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Detail. Pittura murale, legno laminato, insegna led. Ph Luca Tavera

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Detail. Pittura murale, legno laminato, insegna led. Ph Luca Tavera

 S.S: Quanto e in che modo la tua riflessione sul museo è distante da “quell’orrore sacro” provato da Valery quando varcò la soglia del museo?

S.S: Valery parlava di un museo pieno all’inverosimile, e condivido appieno la sua definizione di “capitale eccessivo e dunque inutilizzabile”, a tutt’oggi non è difficile vivere un’esperienza altrettanto frustrante. Credo sia necessario capire che ogni epoca dà la propria forma al museo, e il museo dà conseguentemente forma a ciò che espone, occorre relazionarsi a questo fatto con naturalezza e con serietà. Il concetto di capitale espresso da Valery è per me molto importante perché penso al museo come allo spazio pubblico per eccellenza, e amo la percezione che ciò che trovo al suo interno mi appartenga.

S.S: “L’idea del museo come luogo di riparo dal fluire di informazioni ripetitive e casuali, e quindi metaforicamente dalla vita stessa”. Ho riflettuto parecchio su questa frase presente nel comunicato stampa di MVS€0. Il museo come riparo dalla vita stessa mi fa pensare a un luogo decadente. In che modo entra la vita nel MVS€0 ?

S.S: Nella prima domanda mi chiedevi cosa è legittimato e cosa rimane fuori dal museo, chiaramente non si tratta della vita in sé ma di come questa generi, distrugga o conservi senza sosta degli oggetti, il museo in un certo senso è chiamato a fornire la motivazione per cui accoglie ed espone fra tanti altri un determinato artefatto. Personalmente credo che se questa motivazione fosse messa in discussione ciclicamente ciò contribuirebbe alla vitalità dell’istituzione.
Nel caso di MVS€0 l’aspetto della vita è fondamentale per l’attivazione, perché Display ha una grande vetrina che ne rende sempre visibile l’interno, per questo ho pensato ad una soglia non attraversabile, ma caratterizzata da indicazioni visibili dall’esterno che possano far pensare che si tratti davvero dell’ingresso di un museo. Non è difficile immaginare i passanti cercare informazioni e contemporaneamente provare a immaginare di che si tratti, anche perché a Parma ci sono diversi piccoli musei dagli ingressi un po’ defilati.

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Detail. Ph Luca Tavera

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Detail. Ph Luca Tavera

S.S: “Il museo è per definizione vorace”, sono parole di Umberto Eco durante una conferenza : “Il museo nel terzo millennio”, tenuta al Museo Guggenheim di Bilbao nel 2001. Cosa ti suggerisce questa affermazione?

S.S: Il discorso di Eco rispecchia il mio punto di partenza, infatti Eco prosegue subordinando la nascita del museo alla collezione privata, che da una parte ha un istinto naturale ad impadronirsi di beni, e dall’altra di caratterizzare questo possesso. L’istinto che per Eco anima il collezionista, che chiama “analità possessiva”, trasforma inevitabilmente l’oggetto, privandolo della funzione e di un contesto, del resto oggi parliamo di musealizzazione anche nello spazio pubblico come di un processo inarrestabile che feticizza e disanima i centri storici.

S.S: L’immagine creata per MVS€0, suggerisce quella di un uomo – di cui si vedono solo le gambe e i piedi – oltre il cancello; contrariamente invece a quello che può accadere al fruitore all’interno del display espositivo di MVS€0, dove di fatto non è possibile attraversare il cancello. Perché?

S.S: Ho pensato all’immagine per la comunicazione come un’opera a sé, che mostra un visitatore con un ruolo da protagonista, rappresentato con ironia dal suo gigantismo, nel museo che ha immaginato. La sala in cui si trova è resa graficamente come la scena di un videogame, e il conseguente grado di stilizzazione permette anche di non dare suggerimenti al pubblico rispetto al tipo di museo. Ho potuto realizzare quest’immagine anche grazie al supporto di Angelo Gramegna, che si occupa principalmente di exhibition design, è stato in un certo senso un modo per chiudere il cerchio.

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Detail. Ph Luca Tavera

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Detail. Ph Luca Tavera

Stefano Serusi, Intrusive guest, 2018. Digital image

Stefano Serusi, Intrusive guest, 2018. Digital image

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Installation view. Display, Parma. Ph Luca Tavera

Stefano Serusi. MVS€0, 2018. Installation view. Display, Parma. Ph Luca Tavera

Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites