Mature Content | L’opera di Keren Cytter al Museion

Antonio Grulli in conversazione con l'artista
15 Marzo 2019
Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel. Front: A.P.E. Flags, 2015-2018, courtesy of the artist

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel.
Front: A.P.E. Flags, 2015-2018, courtesy of the artist

Testo di Antonio Grulli

E’ in corso al Museion di Bolzano la mostra retrospettiva dell’artista Keren Cytter (Tel Aviv, 1977 – Vive a New York). Si tratta di una dei più importanti artisti internazionali delle ultime generazioni, capace di costruire una poetica precisa attraverso l’utilizzo dei più svariati linguaggi, in particolare quello del video. La mostra è l’ennesimo capitolo di uno dei pochi musei italiani capace di creare negli anni un percorso coerente fatto di artisti sempre molto radicali e mai accomodanti, che hanno rivoluzionato il linguaggio dell’arte senza scendere a compromessi e senza temere di essere problematizzanti.
Il Museion ha un suo stile e una sua voce che si sentono in ogni mostra.

Conferma questa attitudine anche la scelta di invitare Keren Cytter a presentare una selezione di opere che attraversa un percorso professionale iniziato nei primi anni duemila e costellato di importanti partecipazioni a mostre in grandi musei e biennali. La parte preponderante del suo lavoro è composto da video, molto poetici pur essendo spesso duri e basati su dinamiche interpersonali fatte anche di violenza psicologica e non. Alcuni di questi sono produzioni complesse e articolate, ma spesso l’artista predilige il controllo della totalità o quasi del film, in uno stile volutamente scarno e teatrale, in cui il testo (più dell’immagine) emerge come protagonista e guida della storia.

Quello che ho sempre amato di Keren è il taglio fortemente esistenziale del suo lavoro, sia per quel che riguarda i soggetti delle opere, sia come attitudine nel realizzarle. Sono opere che in me hanno l’effetto che è legato alla grande tragedia, sin da quella greca, ovvero una funzione catartica. Si soffre vedendo e ascoltando le opere di Keren, ma al tempo stesso se ne esce sgravati. La mostra, intitolata Mature Content, presenta un mix di lavori nuovi e vecchi, tra video, disegni e installazioni, che riescono a dare un’idea accurata della sua pratica.

Keren Cytter, Landscape’s outline, 2019, (detail) Museion. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist

Keren Cytter, Landscape’s outline, 2019, (detail) Museion. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist

Keren Cytter, Der Spiegel, 2007, installation view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist, Galleria Raffaella Cortese, Milano and Pilar Corrias, London

Keren Cytter, Der Spiegel, 2007, installation view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist, Galleria Raffaella Cortese, Milano and Pilar Corrias, London

Lungo gli anni ho visto un buon numero di sue mostre personali ed ho sempre amato il modo con il quale ha spesso cambiato lo spazio per poter mescolare i vecchi lavori con i recenti, dandone anche un nuovo punto di vista e mettendo il visitatore in una “condizione” speciale. Nella mostra Mature Content ho avuto l’impressione di entrare in un luogo fatto per e da bambini, una dimensione stranamente giocosa, seppur in maniera disturbante. Metà dello spazio potrebbe essere frutto di un laboratorio per bambini uscito fuori controllo. Tre video sono all’interno di tre stanze a cui si accede attraverso tre porte: la stanza dell’infanzia ha una porta a dimensione di bambino e vi si entra solo mettendosi sulle ginocchia; quella dell’adolescenza è di dimensioni più piccole del normale e infine la stanza dell’età adulta è l’unica dotata di una porta classica. Ho colto l’occasione per scambiare due veloci battute con lei.

Mi sembra che muovendosi all’interno della mostra si ha la sensazione di invecchiare, e di arrivare finalmente in uno spazio concepito per e da adulti, dove però le opere iniziano ad avere un taglio nostalgico, melanconico, con il quale viene esplorato anche il proprio passato e la propria prima giovinezza.

Mmm, sì, è stato tutto collegato in quel modo, ma poteva funzionare solo se i visitatori percorrevano la mostra in un certo ordine. Sospetto che molti l’abbiano attraversata seguendo altre direzioni, quindi non sono così sicura del modo in cui possono averla interpretata; dice l’artista.

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel. Front: Animal Farm: The Hamster’s dream, 2018, courtesy of the artist

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel. Front: Animal Farm: The Hamster’s dream, 2018, courtesy of the artist

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel. Front: Animal Farm: The Hamster’s dream, 2018, courtesy of the artist

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel. Front: Animal Farm: The Hamster’s dream, 2018, courtesy of the artist

Una volta in una conferenza mi stavo lamentando di uno slittamento che percepivo nell’arte verso l’intrattenimento. Tu hai alzato la mano dal pubblico e mi hai chiesto: Perché no? Perché l’arte non può essere semplice intrattenimento? La tua mostra l’ho trovata molto divertente. Ma nelle tue opere tu metti sempre qualcosa di inquietante, di disturbante. In uno dei tuoi film uno dei personaggi dice qualcosa come: Il dolore è solo un’altra forma di intrattenimento. E’ vero per quasi tutti i tuoi lavori, anche nel cartone animato che hai prodotto per questa mostra.

Sì. Penso sia troppo facile scrivere qualcosa senza un problema al suo interno. Forse è anche troppo difficile. Ci sono molte ragioni per farlo: crea un’essenza, è un ottimo catalizzatore emozionale, rafforza la trama, ed è solo un’altra forma di intrattenimento. Non è una contraddizione.

Il tuo lavoro spesso è legato alla questione del tempo: il tempo ciclico, le quattro stagioni, l’invecchiamento, la memoria, il passato contro il presente, la speranza o la paura del futuro. Forse in questa mostra è ancora più forte la presenza del tempo. Da una parte per le opere che possono sembrare a prima vista dirette a un pubblico di bambini, come il cartone animato e alcuni dei disegni; dall’altra per il tuo ultimo film, Des Troues, in cui affronti i sentimenti legati al tornare in luoghi abbandonati molti anni prima, che sono cambiati anche senza di te.

Sì.

Keren Cytter, The Coat, 2010, installation view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist, Galleria Raffaella Cortese, Milano and Pilar Corrias, London

Keren Cytter, The Coat, 2010, installation view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist, Galleria Raffaella Cortese, Milano and Pilar Corrias, London

Keren Cytter, Landscape’s outline, 2019, (detail) Museion. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist

Keren Cytter, Landscape’s outline, 2019, (detail) Museion. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist

In questa mostra ho trovato un aspetto differente rispetto alle altre che ho visto. Tu metti sempre qualcosa di “magico” nelle tue opere anche se spesso è nascosto tra le righe, forse non lo fai nemmeno intenzionalmente. In quest’ultima mostra è come se questa componente magica fosse più visibile: ci sono porte di dimensioni differenti come nelle favole, il sole e la luce che entra dalle grandi finestre giocano un ruolo importante e se sei fortunato puoi vedere come questi proiettino delle immagini sul pavimento, quasi delle mappe fatte di direttrici di movimento. Mi sto sbagliando?

Non la chiamerei magia, ma capisco cosa intendi. Ho provato a usare tutti gli elementi dello spazio – le entrate, le possibilità che mi dava la luce che entrava dalle finestre, i riflessi e le proiezioni – mescolando i disegni con i video, usando il soffitto per appendere le bandiere per interagire con l’audience. Credo di aver usato di più lo spazio che l’elemento del tempo, però non hai completamente torto.

Credo che le tue opere stiano invecchiando veramente bene. Non mi sembra abbiano subito minimamente il passaggio di questi anni, sono ancora fresche, ruvide e con quel selvaggio spirito vitale che avevo trovato in loro la prima volta; specialmente Der Spiegel e Four Seasons che ormai hanno più di dieci anni. Che sensazione ti fa riguardarle? Le senti ancora tue?

Saranno sempre mie. Ma raramente le guardo. Le riguardo solo quando sono installate in una mostra. Non ci penso molto. Capisco che alcune persone amano certi video e capisco anche il perché. Ma non penso a questi in maniera emotiva, nuovi o vecchi che siano. Ad esempio, in questa mostra, The Coat mi ha sorpreso per la sua grande qualità. Molti dei miei lavori precedenti sembrano vecchi perché sono stati girati con una videocamera ormai datata. The Coat mi sembra sia invecchiato bene.

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel

Keren Cytter, Mature content, exhibition view, Museion 2019. Foto Luca Meneghel

Keren Cytter, Panorama 3, 2016 (detail). Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist and Pilar Corrias, London.

Keren Cytter, Panorama 3, 2016 (detail). Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist and Pilar Corrias, London.

Keren Cytter, Panorama 3, 2016 (detail). Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist and Pilar Corrias, London.

Keren Cytter, Panorama 3, 2016 (detail). Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist and Pilar Corrias, London.

Keren Cytter, Landscape’s outline, 2019, (detail) Museion. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist

Keren Cytter, Landscape’s outline, 2019, (detail) Museion. Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist

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