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Luigi Presicce, Le Storie della Vera Croce | Mattatoio – Roma

Il programma triennale Dispositivi Sensibili – curato da Angel Moya Garcia e incentrato sulla convergenza di estetiche e pratiche legate all’arte visiva e alle arti performative, secondo un approccio traversale improntato all’utilizzo di dispositivi multidisciplinari – prosegue con il suo...

Luigi Presicce – Le Storie della Vera Croce, Installation view – Courtesy l’Artista e Mattatoio, Roma – Foto VideoMonkeyLab © Azienda Speciale Palaexpo

Il programma triennale Dispositivi Sensibili – curato da Angel Moya Garcia e incentrato sulla convergenza di estetiche e pratiche legate all’arte visiva e alle arti performative, secondo un approccio traversale improntato all’utilizzo di dispositivi multidisciplinari – prosegue con il suo secondo progetto,  Le Storie della Vera Croce di Luigi Presicce, che raccoglie, a formare un’opera unica, un ciclo di dieci episodi, iniziato nel 2012 e per la prima volta esposto nella sua interezza presso gli spazi del Mattatoio. Le diciotto performance vengono così raccontate attraverso la loro documentazione video, realizzata dapprima da Francesco G. Raganato, e, successivamente, da Daniele Pezzi. Fa parte del ciclo anche una nuova produzione, il video In Hoc signo vinces/Secondo quadro, realizzata da Presicce nell’ambito del programma di residenze  “Prender-si cura”, a cura di Ilaria Mancia, in corso alla Pelanda, a conferma delle linee di indirizzo intraprese all’interno del Mattatoio, che viene sempre più configurandosi come un luogo elettivo per la produzione, la formazione e l’approfondimento di modalità legate alla performance e processualità intente alla costruzione di un lessico visivo familiare con le pratiche performative.
Prendendo spunto da “La Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine, composta nel XIII secolo e ispirata dal racconto delle storie del  Sacro Legno, Le Storie della Vera Croce di Presicce accolgono una loro mutuazione, contenutistica e concettuale in senso più ampio, dai cicli pittorici del ‘300 e del ‘400 di Piero della Francesca ad Arezzo e Agnolo Gaddi a Firenze. Se nel contesto della pittura Tre e Quattrocentesca le historiae raccontavano dei contenuti di verità, riassumendo un’enciclopedia di comportamenti sociali, di esempi virtuosi ed esempi da rifuggire, raccontando cioè la storia dell’uomo e dell’umanità, Presicce recupera questo universo simbolico per trasformarlo in un’epopea contemporanea, o meglio postmoderna. Manca qualunque riferimento definito alla circoscrizione del tempo – all’interno di ciascun video regna la sovrapposizione di più tempi storici e di differenti tempi narrativi -; le scenografie, sapientemente costruite attraverso un’orchestrazione attenta di riprese, tagli, primi piani, piani ravvicinati su gesti, oggetti, parti del corpo, “ci invitano ad addentrarci in un immaginario estremamente singolare che coinvolge opposti quali percorso iniziatico e materialismo postmoderno, fede mistica e confutabilità scientista”.

Luigi Presicce – Le Storie della Vera Croce, Installation view – Courtesy l’Artista e Mattatoio, Roma – Foto VideoMonkeyLab ©Azienda Speciale Palaexpo
Luigi Presicce – Le Storie della Vera Croce, Installation view – Courtesy l’Artista e Mattatoio, Roma – Foto VideoMonkeyLab ©Azienda Speciale Palaexpo

Seguendo un andamento bustrofedico, che da sinistra procede verso destra per poi tornare di nuovo a sinistra, Presicce fa del video e, con esso, del tableaux vivant, il tramite per una nuova iconografia contemporanea: estetizzazioni e simbolizzazioni si compenetrano in una lettura in cui gli echi jodorowskiani contribuiscono alla costruzione di un personalissimo universo fatto di folklore e sacralità, di storia antica e contemporanea. Come nella pittura d’epoca medievale, nella sua accezione di Biblia Pauperum che raffronta le scene tratte dai testi sacri ponendole una di fronte all’altra, allo stesso modo con Le Storie della Vera Croce Presicce ci conduce all’interno di una grande navata unica in cui le pareti, ricoperte di pittura oro, racchiudono il percorso misterico, e iniziatico, di chi entrando percepirà una lenta e stratificata riattualizzazione dei contenuti, sottratti all’intento moraleggiante e semplicistico, e caricati di categorie ulteriori.
In “Ascesa alla vetta della Santa e del Mago dell’Alba Dorata” ecco che l’ascesa spirituale di Sant’Elena sul Golgota e quella terrena di Aleister Crowley – uno dei padri dell’occultismo moderno – sulla cima del K2 si fondono a ricreare un’allegoria duplice che sostanzialmente guida l’intero progetto: l’uomo e la sua tensione all’immateriale, la storia da intendersi come una congerie di eventi e contenuti di cultura la cui conoscenza è imprescindibile per una definizione identitaria, sia personale che collettiva, riecheggiano attraverso un impianto espositivo in cui risuonano le tracce di un pensiero atavico, simbolico, costantemente riattualizzato.
Il progetto si accompagna, inoltre, a un ampio public program ideato dall’artista e articolato con una serie di tableaux vivants – che verranno allestiti ogni due settimane chiamando a dipingere dal vero alcuni artisti del panorama italiano – , incontri di approfondimento, una rassegna cinematografica con proiezioni di film di Jarman, Majewski, Pasolini, Paradždanov, Columbu, Bene, e alcune giornate di collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Luigi Presicce – Le Storie della Vera Croce, Installation view – Courtesy l’Artista e Mattatoio, Roma – Foto VideoMonkeyLab ©Azienda Speciale Palaexpo