Lorenzo Scotto di Luzio

Sa davvero un artista cosa stia facendo realmente ? O come sosteneva Adorno è bene che egli stesso ignori il senso di ciò che fa?
21 Febbraio 2016

In occasione della sua mostra   Bastelnospitata fino al 26 marzo 2016 nella nuova sede della galleria T293 in Via Ripense 6 a Roma – ATPdiary ha invitato l’artista Lorenzo Scotto di Luzio a proporre un diary, o meglio alcune riflessioni sul suo lavoro. Il risultato è una somma di opere, brevi video, un commento (interrogativo) dell’artista. Nella sua ottica, la mostra Basteln, rivela uno spaccato della società contemporanea, una sua pessimistica rappresentazione. Né Certezze, né sublimazioni, tanto meno illusionistici trucchetti: l’artista abbandona codici elevati, stereotipi consolidati, cliché rassicuranti per riportarci ad un punto di partenza anti-retorico. Amara, la sua prospettiva non lascia tanto spazio alle serene conquiste della società contemporanea. Consumismo, falsificazioni, proclami ipocriti, (s)mania di possesso… anche l’interpretazione entra in gioco in queste dinamiche, facendosi essa stessa ‘esercizio di stile’. Le cose sono esattamente come sembrano (e come accadano). La fenomenologia del ‘qui e ora’, la dice lunga sulla poetica di Scotto di Luzio. E’ inutile nascondersi dietro e facile e obsoleti intellettualismi… ecc. ecc.

Seguono domande, perplessità e disillusioni dell’artista.

Perché un artista dice : “nel mio lavoro..”, “il mio lavoro va in questa direzione”, “il mio lavoro va di qua..” 

È forse egli arrivato alla fine della sua carriera da poter tirare le fila di ciò che ha fatto in una vita ?

Del resto: è ciò che dice attendibile?

Sa davvero un artista cosa stia facendo realmente ? O come sosteneva Adorno è bene che egli stesso ignori il senso di ciò che fa? 

In un luogo vasto e sconfinato quale è il farsi dell arte non è forse fuori luogo l’uso spasmodico degli aggettivi possessivi : mio , tuo , suo?

Non si tratta forse di precisazioni territoriali dietro le quali altro non vi è che una malcelata volontà di Potenza… desiderio di conquista.. etc etc?

Perché un artista si spinge o viene spinto a motivare il proprio lavoro?

Non finisce forse col fare la figura di un venditore di pentole? …dove ogni sua parola non è che mirata a certificare la qualità del suo operato?

Siamo sicuri che sia proprio necessario ? Da dove proviene questa smania di spiegare? Ci troviamo forse al cospetto di una pattuglia della polizia?

Lorenzo Scotto di Luzio,   Untitled,   2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293. Photo credit Ilan Zarantonello,   OKNO studio

Lorenzo Scotto di Luzio, Untitled, 2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293. Photo credit Ilan Zarantonello, OKNO studio

Lorenzo Scotto di Luzio,   Untitled,   2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293. Photo credit Ilan Zarantonello,   OKNO studio

Lorenzo Scotto di Luzio, Untitled, 2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293. Photo credit Ilan Zarantonello, OKNO studio

Lorenzo Scotto di Luzio,   Untitled,   2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293 - Photo credit Ilan Zarantonello,   OKNO studio.

Lorenzo Scotto di Luzio, Untitled, 2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293 – Photo credit Ilan Zarantonello, OKNO studio.

Lorenzo Scotto di Luzio,   Untitled,   2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293 - Photo credit Ilan Zarantonello,   OKNO studio.

Lorenzo Scotto di Luzio, Untitled, 2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293 – Photo credit Ilan Zarantonello, OKNO studio.

Lorenzo Scotto di Luzio,   Untitled,   2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293 - Photo credit Ilan Zarantonello,   OKNO studio.

Lorenzo Scotto di Luzio, Untitled, 2016 acrilico su tela 150 x 150 cm Courtesy of the Artist and T293 – Photo credit Ilan Zarantonello, OKNO studio.

Lorenzo Scotto di Luzio – ‘Basteln’
16 February – 26 March 2016
T293 Rome

Basteln (fare bricolage) si compone di una nuova serie di lavori di Lorenzo Scotto di Luzio che si presentano come una cronaca della realtà quotidiana, e di alcune delle soggettività che la popolano. Evidenziando la necessità di riformulare i paradigmi di riferimento più tradizionali, l’artista tuttavia fa sì che sia l’incontro tra lo spettatore e le opere –e gli eventi e le soggettività di cui si fanno manifestazione- a completare questo mosaico del nostro quotidiano. Basteln rappresenta anche l’inizio di un nuovo ciclo espositivo per la galleria all’interno del nuovo spazio in Trastevere.

Con uno stile sicuramente colto, sempre acuto e beffardo, l’artista inscena la parodia di una realtà che si mostra durissima, illustrando le paranoie, la paura del fallimento e le pulsioni volitive che la pervadono. In un momento storico connotato da una perversa compulsione verso il possesso, e da una narcisistica ansia di autorappresentazione, Lorenzo Scotto di Luzio prende invece ispirazione da un libro per bambini composto da facce da colorare e da ornare con vari adesivi. Ed è così che i suoi ritratti finiscono per assumere le forme di un pomodoro, di un limone, di bambina sorridente, di un ovale contornato da una collana di perle, e di un volto astratto nel suo lento decadere. Questi volti non richiedono malinconica contemplazione, né compassione. La loro irriverenza e la goffaggine delle loro forme tradiscono l’estetizzazione di quell’ansia e di quel desiderio di cui si fanno simbolo. Ed è proprio questa procedura anti-estetizzante, riduttiva e palesemente non-professionale che acuisce la forza corrosiva delle tensioni che animano i soggetti ritratti. Le stesse tensioni drammatiche e assolutamente non necessarie animano i movimenti –reali o presunti- delle sculture che accompagnano il visitatore lungo le sale della galleria.

Una scultura in particolare, esalta la dimensione temporale –e fortemente contemporanea- di questa parodia del dramma. Composta da barre in alluminio e palloni da basket, Stick Man Kills Stick Man (2015) raffigura la procedura di un’esecuzione, come quelle di cui sentiamo parlare quotidianamente, stilizzando la frustrazione implorante del condannato a morte che si inchina di fronte alla ‘ferrea’ impassibilità del boia. Le loro pose ricordano la naïveté di certi monumenti pubblici dell’immediato dopoguerra italiano: quei monumenti che ancora oggi abitano le piazze delle città della penisola, e la cui ostentata formalità tradisce il peso ideologico del contenuto.

Sensualità, desiderio di possesso, conflitto, decadimento sono i motivi principali dei lavori che costellano l’intera galleria. Ma è soprattutto la sfida lanciata al lettore di riformulare questi motivi che rafforza ulteriormente la tensione drammatica di questa mostra. Il rumore meccanico che accompagna questo percorso è infatti il segnale che questa drammatizzazione è ancora tutta in atto. La stilizzazione -forzata fino alla pantomima- di queste figure tradisce il pessimismo che soggiace a questa acuta osservazione della società contemporanea. Come se si implicasse che il genere umano effettivamente non potesse sopportare troppa realtà (citando T.J. Eliot, autore caro a Scotto di Luzio), e al contempo si volesse schernire il modo in cui il pubblico guarda all’opera d’arte nel mondo contemporaneo.

In questa mostra, la realizzazione formale delle riflessioni dell’artista sulle dinamiche di consumo e l’iperreale autoesaltazione della società raggiunge una piena maturità. Non è tanto la forte nervatura concettuale di un progetto come Basteln ad esaltare questi drammi quotidiani, ma è proprio la schiacciante semplicità delle forme che lo compongono ad acuire la potenza parodica di queste immagini, come anche la loro rilevanza politica e puntualità storica. I valori e i desideri che sembrano tenere insieme i pezzi di questo mosaico vengono ridotti ai minimi termini dall’artista, e restituiti allo spettatore come forme libere, pronte per essere ri-contestualizzate, nella speranza (che per Scotto di Luzio è per lo più illusione) che questa operazione porti a riformulare anche il contesto che le ha generate. (Comunicato stampa)

Lorenzo Scotto di Luzio Basteln Installation vew at T293  16 February – 26 March 2016,   Photo credit: Roberto Apa.

Lorenzo Scotto di Luzio Basteln Installation vew at T293 16 February – 26 March 2016, Photo credit: Roberto Apa. Courtesy of the Artist and T293.

Lorenzo Scotto di Luzio,  Basteln

16 February – 26 March 2016

Via Ripense 6, Roma

Basteln (meaning ‘Do Handicraft’) consists of a new series of works by Lorenzo Scotto di Luzio. These works have been conceived by the artist as visual reports on today’s everyday reality, as well as of some of the subjectivities that inhabit such reality. Nevertheless, stressing out the urge to rethink traditional paradigms of representation, it is the encounter between the viewer and these works –and the events and subjectivities they give form to- that complete this mosaic of the contemporary everyday life. Additionally, Basteln marks the start to a new series of exhibitions organised by the gallery in its new venue in Trastevere.

With that cultured, acute and sardonic style that has always characterised his practice, Scotto di Luzio stages the parody of a reality that is profoundly unjust, highlighting the anxieties, fear of failing and volitional impulses that nurture it. Further to the perverse compulsion towards possession, and the narcissistic anxiety of self-representation that are so typical of this historical time, Scotto di Luzio takes inspiration from a children’s book full of faces to colour in and decorate with various stickers. This way, his portraits take the form of a tomato, a lemon, a smiling girl, of an oval adorned by a string of pearls, and of an abstract face that is slowly decomposing. These faces do not ask for contemplation, nor for compassion. Their irreverent and clumsy forms betray the aestheticization of that anxiety and desire they are meant to be a symbol of. Indeed, it is this anti-aesthetic, reductive and blatantly non-professional procedure that sharpens the corrosive tensions inhabiting the painted subjects. The same dramatic and totally unnecessary tensions that inspire the both real and perceived movements of the sculptures spread all over the rooms of the gallery.

Particularly, a sculpture exalts the temporal –and highly contemporary- dimension of this dramatic parody. Made by steel bars and basket balls, Stick Man Kills Stick Man (2015) depicts its subjects at the very moment of an execution –like those we hear of every day. This work crystallises the frustration of the victim that begs the ‘cast-iron’ impassivity of the executioner. Their poses recall the naivety of certain Italian, public monuments of the Post-war period: those monuments that still occupy the squares of many Italian cities, and whose ostentatious forms betray the ideological weight of their content.

Sensuality, compulsion towards possession, conflict and decay are the motifs of all the works in the show. Furthermore, the artist challenges the viewer to reformulate these motifs, this way increasing the dramatic tension that animates the exhibition. The mechanic noises that accompany the viewer through the space are a clue of the fact that this parody is not over. As stylised as pantomimic, these figures give form to the pessimistic gaze of the artist, and his contemplation of today’s society. As if they were meant to say that ‘the human kind cannot bear very much reality’ (referencing T. J. Eliot, whose work Scotto di Luzio deeply admires), but simultaneously they were conceived and designed to mock the way the public looks at contemporary art.

The formal realisation of the artist’ reflections on today’s consumerism and on the hyperreal self-glorification of our society reaches its peak in this exhibition. It is not the conceptual strength of a project like Basteln that exalts these daily dramas; rather, the self-evident simplicity of the forms composing the works sharpens even more the pantomimic power of such images, as well as their political relevance and historical pertinence. The values and desires that compose this mosaic are reduced by the artist to their minimal patterns, and given back to the viewer as pure forms, ready to be re-contextualised. Perhaps, this procedure will lead the viewer to reformulate not only these forms, but also the context that has generated them. This, however, is not the artist’ hope; rather, it is his illusion. (press release)

Lorenzo Scotto di Luzio,   Basteln,   Installation vew at T293,   Photo credit: Roberto Apa.

Lorenzo Scotto di Luzio, Basteln, Installation vew at T293, Photo credit: Roberto Apa.Courtesy of the Artist and T293

Lorenzo Scotto di Luzio Basteln,   Installation vew at T293,   Photo credit: Roberto Apa.

Lorenzo Scotto di Luzio Basteln, Installation vew at T293, Photo credit: Roberto Apa. Courtesy of the Artist and T293

Lorenzo Scotto di Luzio Basteln,   Installation vew at T293,   Photo credit: Roberto Apa.

Lorenzo Scotto di Luzio Basteln, Installation vew at T293, Photo credit: Roberto Apa. Courtesy of the Artist and T293.

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