L’ora innocente: Giovanna Repetto, Agathe Rosa e Marco Schiavone | SOCIÉTÉ INTERLUDIO, Torino

La galleria in piazza Vittorio a Torino propone un’indagine ragionata sulla percezione e sulla rappresentazione dell’immagine contemporanea realizzata attraverso medium differenti.
21 Maggio 2022
Marco Schiavone Tutto quello che serve, multistrato, rete plastica, travertino e fotografie dimensione variabile 2022, ph Stefano Mattea

Una mostra in due atti si apre nelle sale di Société Interludio, sono ambienti familiari quelli che accolgono le opere di Agathe Rosa (Annecy, 1987), Giovanna Repetto (Padova, 1990) e Marco Schiavone (Torino, 1990), spazi architettonici ridefiniti dalle opere in un continuo dialogo formato da dettagli silenti, volumi, riflessi e ombre opache. Tre artisti completamente differenti che ragionano in modo intimo ed essenziale sulla percezione e sulla rappresentazione dell’immagine contemporanea che acquisisce, in base alle singole espressività, momenti di astrazione, narrazione e decostruzione formale dell’opera.

Nell’intera operazione si evince un linguaggio sublimato di un mondo sensibile, ovvero quello del continuo divenire, del concetto immaginifico (dòxa), e uno dedicato alle idee, quelle ineccepibili che fanno riferimento alla conoscenza (epistème). All’ingresso della galleria le opere di Agathe Rosa come il brano fotografico intitolato Name, Simon e il mantello Être ciel risaltano un sentire quotidiano, lirismo visivo, materico e simbolico declinato tra passato e presente e tra forme e colori interiori. I lavori dell’artista francese raccontano a più livelli lo scorrere del tempo, il mutamento inteso anche come processo di riverbero e sospensione di un’immagine vivida, uno sguardo, il ricordo di un gesto, un crine d’argento, un volto disegnato e fermato nell’ombra. 

L’ora innocente, ph Stefano Mattea
Agathe Rosa Name, Simon fotografia stampata su carta fine art Hannemüle 300g 30 cm x 24 cm 2016, ph Stefano Mattea

Seguono gli specchi oscurati di Giovanna Repetto che ripresenta in tre momenti un’unica operazione attualmente work in progress, pensata sul rapporto tra dimensione spaziale e immagine.
Attraverso l’uso degli specchi, oggetti che continuano ad affascinare, l’artista ricopre di inchiostro indelebile le superfici, avviando un’azione che occlude all’altro mondo per ottenebrare, negare e frammentare l’immagine riflessa, una presa di coscienza nei confronti del presente e della realtà.  

Nell’opera di Marco Schiavone emerge lo studio concreto e metodologico dello spazio, dei materiali e delle architetture effimere che si adattano alle specificità degli ambienti indagati. In Tutto quello che servele assenze si formalizzano in presenze, necessità e costruzioni che rivendicano e ridefiniscono i volumi e gli spazi della galleria. 
In questa occasione Schiavone esegue, per la prima volta nella sua ricerca, un’installazione composita (multistrato di pino grezzo, rete plastica, travertino e fotografie) pensata come traccia progettuale di un mobile d’arredamento. Il display e l’opera fotografica sono elementi portanti di un’unica visione artistica, che allo stesso tempo rende il fruitore partecipe della rappresentazione e della presentazione dell’opera in sé. Il lavoro di Marco Schiavone divine archivio personale, esperienziale e condiviso di un’attitudine singolare che definisce e acquisisce un processo passato, dialoga con il presente e immagina un imprevedibile futuro. 

L’ora innocente
Giovanna Repetto Agathe Rosa Marco Schiavone

Con un testo critico di Vincenzo Estremo
Fino al  26.06.2022
Société Interludio, Torino

Giovanna Repetto Senza titolo specchio, pennarello indelebile 107 x 82 x 6cm (chiuso nel 2022), ph Stefano Mattea
L’ora innocente, ph Stefano Mattea
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