Le monadi digitali di Brenna Murphy

6 Marzo 2012
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Avevo già visto una sua installazione sonora nello spazio Le Dectateur: toccando due foglie, un amplificatore emetteva dei suoni. Anche allora, una densa coltre di fumo avvolgeva il tutto. 
Ora, alla Gloria Maria Gallery, la giovane Brenna Murphy (1986, Portland, Oregon) presenta una nuova serie di lavori. Il tutto è complicato e affascinante. Natura + immagini digitali + Leibniz + video + audio + scultura + performance = ~hieromesh~trance`scribr~~>  (titolo della mostra)
Quando arrivo in galleria sono avvolta dal fumo e da una voce recitata. Brenna e Nour Mobarak sono stese in uno stretto corridoio seminterrato. Tra me e loro uno spesso vetro.
Mi racconta la gallerista Maria Gloria Cappelletti: “Quando Brenna ha saputo che Nour Mobarak sarebbe stata in Europa mi ha chiesto di invitarla. Nour e’ una cantante e poetessa di origine libanese che vive a Portland.” Mi spiega le premesse della performance: “Brenna e Nour si sono ispirate al Teatro della Memoria, partendo dalle poesie di Nour, che hanno un’impronta mnemonica. Brenna ha collegato i lavori esposti in mostra con l’intento di creare una sorta di “monade” utopistica in cui la voce e le immagini (dei suoi lavori) potessero creare un tentativo di comprensione dell’immagine cosmica dell’universo, un sentire universale. Tutto il lavoro di Brenna si basa sulla memoria associativa. Quindi si passa dallo sciamanesimo, al neoplatonismo, la cultura rinascimentale, per giungere ai giorni nostri con la sperimentazione digitale come soglia parallela. Possiamo dire che il lavoro di Brenna e’ un “sistema di pensiero”, una mitologia che si esprime attraverso immagini. Durante la performance le immagini di Brenna sono state filtrate dalle parole di Nour.”
“Nelle opere di Brenna possiamo percepire in qualche modo la metafisica di leibniz, in cui l’universo è composto da unità formali, che egli chiamò ‘monadi’ ed in cui ognuna riflette l’intero universo. Possiamo pensare che le opere di Brenna portino in sé il codice in dettaglio non solo delle proprie caratteristiche personali e il loro passato e futuro, ma anche il loro rapporto con tutte le altre opere presenti nel macrocosmo creativo e percettivo dell’artista.” (Da CS)
La sua opere si sviluppa su due livelli, uno prettamente digitale – video dove condensa ‘detriti’ e progetti grafici in griglie di pattern ripetuti – l’altro, invece, si sviluppa mediante il linguaggio della scultura e dell’installazione. L’ambiente che l’artista ha creato da Gloria Maria è composto da imponenti figure geometriche, piccole piante d’appartamento, luci al neon e degli schermi spesso specchianti che ospitano dei piccoli legni, forme che ricordano dei reperti fossili o archeologici. 
Le sue opere si possono comprendere a più strati: trascendetale e/o ipnotico, filosofico esoterico, o (tagliando la testa al toro) ‘di pancia’. Mischiare – non senza leggerezza – filosofia, estetica, psicadelia, tecniche mnemoniche, concetti orientali tantrici, spirito collettivo (Brenna collabora con i collettivi artistici Oregon Paiting Society e MSHR), meditazione ecc. mi sembra un impresa non da poco per un ventiquatrenne di Portland. Vale una visita per puro spirito fenomenologico  e per accertarsi quanto il rapimento estetico trascendentale l’avvia vinta su di voi. 

 Uno dei testo recitati da Nour Mobarak
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