Metamorfosi ed enigmi, trasformazioni e mistero… al Castello di Rivoli

L’invito di Chus Martìnez, curatrice della mostra Metamorfosi, è quello di lasciarsi attraversare dal flusso della possibilità di trasformazione, esporsi al sentire in maniera libera e autentica.
3 Aprile 2018

Metamorfosi – lasciate che tutto vi accada e Giorgio de Chirico – Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti, sono i titoli delle due grandi mostre presentate il 6 marzo 2018 dal Castello di Rivoli.

Installazioni, video, dipinti, sculture: Metamorfosi consta di sette opere studiate e realizzate appositamente per lo spazio espositivo. A tracciare l’inizio del percorso, il video “Army of love” di Alexa Karolinski e Ingo Niermann. L’invito di Chus Martìnez, curatrice della mostra, è quello di lasciarsi attraversare dal flusso della possibilità di trasformazione, esporsi al sentire in maniera libera e autentica.
La Manica Lunga del Castello di Rivoli, che ospita la mostra fino al 24 giugno 2018, è resa vivace dalla natura enigmatica di questo progetto. Metamorfosi , dunque, è divenire, ovvero il passaggio aristotelico da potenza ad atto come transizione salvifica, portatrice di energia vitale.

E’ nell’uso dei materiali che emerge nettamente il senso di apertura delle opere; non c’è nessun gesto di maniera, si nota invece la forza empatica e ludica del laboratorio. Attraverso l’impiego di questi metodi, è possibile riconoscere la matrice umana del lavoro e l’attenzione per la messa in scena; il polistirolo utilizzato come fosse marmo è protagonista di Fox and Langoor (2017) in cui una volpe e una scimmia sono scolpite da Lin May Saeed, ma anche Nus (Noc) (Nut) (2012), proietta la mente nell’esplorazione del mito, letto come un fascinoso racconto. Ritagli di carta trasparente e colorata incollati su cartone, tracciano un paesaggio ricco di personaggi al fine di animare una light box naturale; in Grane (2013) l’artista utilizza un linguaggio onirico e fiabesco.

Metamorphoses – Let Everything Happen to You. Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018.  Photo Renato Ghiazza

Metamorphoses – Let Everything Happen to You. Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018. Photo Renato Ghiazza

La Nuotata cieca, (2016-2017) una serie di dipinti a olio di Mathilde Rosier, sembra pescare dall’inconscio umano con i suoi tratti eterei e sinuosi, su questa scia si colloca anche il surrealismo di Eduardo Navarro, che con Celestial Numbers, (2018) riproduce un gigantesco abaco fatto di legno e pane. Lo stesso sentimento surreale, osservato da un’altra prospettiva è proposto da Ingela Ihrman che con la sua iconica Passiflora (The passion flower, 2017), guarda a vari elementi ambientali riproducendoli in scala alterata e ingrandita.
Svincolato dagli stilemi, il progetto prende l’energia dalla pratica incessante dell’esperire. Senza avvalersi dell’uso della parola, la natura ha in potenza la capacità di esprimersi; attraverso la spinta vitale della metamorfosi, crea un contenuto diverso e profondo rispetto al linguaggio umano.

All’interno di un passaggio intessuto da teli, abiti, lenzuola colorate, ideato da Reto Pulfer (Theaceaes Traum, (2008-2018), è diffusa una melodia, quasi una cantilena dai tratti mistici. Il coro conduce in uno spazio nuovo, confermando l’impressione che questa esplorazione avesse portato ad una scoperta. Il canto è di uno degli ultimi gruppi di iso-polifonia albanese che ci restituisce la propria musica tramite un progetto sonoro di ascolto collettivo.
“I Have Left You The Mountain”, a cura di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin , prevede che si stia in cerchio seduti ad ascoltare e a leggere testi di pensatori che ragionano sull’architettura di rimozione; quasi ad assistere ad un processo di catarsi.

Pensate espressamente per il Museo, le opere di Nicanor Aráoz (Buenos Aires, 1980), Ingela Ihrman (Strängnäs, 1985), Eduardo Navarro (Buenos Aires, 1979), Reto Pulfer (Berna, 1981), Mathilde Rosier (Parigi, 1973), Lin May Saaed (Würzburg, 1973) e Ania Soliman (Varsavia, 1970).
Ai sette progetti inediti si affiancano le opere di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin, ÅbäkeAlexa Karolinski e Ingo Niermann.

Metamorphoses – Let Everything Happen to You. Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018.  Photo Renato Ghiazza

Metamorphoses – Let Everything Happen to You. Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018. Photo Renato Ghiazza

Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti -  Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018.  Photo Renato Ghiazza

Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti – Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018. Photo Renato Ghiazza

Il sentimento enigmatico prosegue negli altri spazi del Castello perché, in dialogo con le preziose opere della collezione permanente, sono presentati otto capolavori di Giorgio De Chirico provenienti dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti, visitabile fino al 27 maggio 2018.
L’ambiente museale moderno nasce intrecciandosi con la nozione domestica di collezione che, in un complesso alternarsi di esibito e celato, è l’esito di un meticoloso lavoro di sensibilità intellettuale.  Questa mostra evidenzia il ruolo visionario del collezionista che tiene le fila della preziosa memoria artistica, avendo la responsabilità di diffondere il patrimonio domestico alle generazioni future.

Giorgio De Chirico trascorre la sua vita cittadino del mondo; delle città intuisce distintamente le sensazioni che suscitano e ne restituisce una precisa interpretazione generata da codici propri .
Il percorso espositivo, ispirato dalla curatela di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria è disegnato sulla base di felici accostamenti tematici tra contemporaneo e metafisico. Nella sala 14 i Due Cavalli (1927) di De Chirico si scontrano in un dipinto monocromo ma dalla resa estremamente energica, il conflitto si rigenera dalla vicinanza con il cavallo inerte che incarna il Novecento (1997) di Maurizio Cattelan.

Non c’è traccia del passaggio dell’uomo nella poetica metafisica, o forse l’unico segno è testimoniato dalla presenza inespressiva del manichino come in Muse Metafisiche (1918) che, in questa mostra, imposta il dialogo con i due calchi umani di gesso di Giulio Paolini in Casa di Lucrezio (1981).
Il tema del sé è indagato nella sala 5 in cui l’Autoritratto con la propria ombra (1920) gioca con l’architettura dello specchio (1990) di Michelangelo Pistoletto. Giorgio De Chirico sembra trovarsi nel suo dipinto da sempre e per sempre, mentre le nostre figure si accavallano di passaggio sugli specchi.
Cosa succederebbe se la “collana dei ricordi”, che spiega la logica di quello che vediamo, si spezzasse? Da questa rottura nasce il pensiero metafisico, su questa dissonanza si inseriscono la sorpresa e lo straniamento. Interno metafisico con faro (1918) e Wall Painting (2008), opere di Giorgio De Chirico e di Franz Ackermann portano allo sbando la ben nota nozione di distanza.

L’autonomia inventiva permette a Giorgio De Chirico di profilare un immaginario sorprendente e ironico fatto di prospettive schematiche, in cui il colore terso e disciplinato funge da rassicuratore.

“E cosa amerò se non ciò che è enigma? “ Giorgio De Chirico, epigrafe (1911)

Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti -  Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018.  Photo Renato Ghiazza

Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti – Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018. Photo Renato Ghiazza

Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti -  Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018.  Photo Renato Ghiazza

Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti – Installation view at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2018. Photo Renato Ghiazza

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