Il lapsus di Barry X Ball

L’opera di Ball tradisce una radice ellenistica non solo per la capacità di ritrarre una realtà che conserva i caratteri della finzione. Ellenistica anche per l’offesa recata alla “sacra genitrice” dalla follia di coloro che “trasportano le montagne a stipare una camera da letto”.
24 Marzo 2021

Testo di Aurelio Andrighetto —

Quattro teste mozzate sono state accoppiate e innalzate su aste d’acciaio. Non siamo lungo una strada consolare fiancheggiata dalle esibizioni di spregio del nemico, ma al Nasher Sculpture Center di Dallas, dove si è da poco conclusa la mostra Barry X Ball: Remaking Sculpture. Le teste mozzate sono un’opera in onice messicano, acciaio inox, oro 24K e altri metalli dell’artista Barry X Ball. Per realizzare le sue opere in marmo traslucido dell’Iran, onice, lapislazzuli e altri materiali pregiati l’artista californiano utilizza scanning 3D, software per la modellazione digitale e macchine a controllo numerico. Ball è interessato alla sfida che la tecnologia lancia alle “pietre primigenie” estratte dalle viscere della terra. 

Barry X Ball, Janusian meta-portrait, 2007, onice messicano, acciaio inox, oro 24K e altri metalli.

“Tentiamo di raggiungere tutte le fibre intime della terra e viviamo sopra le cavità che vi abbiamo prodotto, meravigliandoci che talvolta essa si spalanchi o si metta a tremare, come se, in verità, non potesse esprimersi così l’indignazione della nostra sacra genitrice”, scrive Gaio Plinio Secondo in Storia Naturale (XXXIII, 1-2) stigmatizzando il trionfo del lusso, che in età ellenistica raggiunse un vertice. 

L’opera di Ball tradisce una radice ellenistica non solo per la capacità di ritrarre una realtà che conserva i caratteri della finzione. Ellenistica anche per l’offesa recata alla “sacra genitrice” dalla follia di coloro che “trasportano le montagne a stipare una camera da letto”.

Sebastião Salgado, miniere aurifere di Sierra Pelada in Brasile, 1986. © Sebastião Salgado.

L’idea che la terra sia una genitrice esausta per la continua generazione di esseri viventi e minerali è un luogo comune del mondo antico. Non è l’estrazione in sé a scandalizzare Plinio, ma il lusso che non giustifica la violenza dell’attività estrattiva. Il libro XXXIII di Storia Naturale si apre con una condanna dell’estrazione, ma più avanti (libro XXXIV), leggendo le prime pagine di quella che diventerà Storia dell’Arte, scopriamo che la violenza inflitta alla terra può essere risarcita dalla perfezione e dalla bellezza delle statue modellate, fuse, cesellate e scolpite da Fidia, Lisippo, Prassitele, Policleto.

Le opere di Ball risarciscono la violenza inflitta alla “nostra genitrice”? 

No, non la risarciscono. Le sue sculture sono l’espressione della “vera luxuriae gloria” contemporanea, che trova nell’arte un suo registro. Per Plinio la fragilità della murra e del cristallo è una prova di ricchezza, che consiste nel possedere ciò che può andar totalmente perduto in un attimo. Per noi lo è l’opera di Banksy distrutta da un meccanismo nascosto nella cornice all’asta Sotheby’s del 5 ottobre 2018, subito dopo essere stata venduta per un milione di sterline.

Barry X Ball, Envy, 2008-2016, calcite del favo dorata del Messico / Envy, 2008-2009, marmo nero del Belgio.

Anche l’opera di Ball ha un meccanismo nascosto, che scatta quando la seduzione delle screziature colorate dei marmi si combina all’orrore delle teste impalate. Con i suoi materiali pregiati Ball fa dell’arte l’esposizione di una violenza alla “nostra genitrice”, che l’arte non risarcisce. Se la protesta di Greta Thunberg è consapevole, quella di Ball è un lapsus. 

Nell’opera di Ball l’orrendo spregio convive con la prodigiosa immagine del Sileno apparsa ai cavatori di Paro, mentre estraevano il marmo dalla cava fendendolo con i cunei (Plinio, XXXVI, 14). Questo forse spiega la hybris di Ball quando sfida Michelangelo, l’artista che ha dedicato la sua esistenza al prodigio del Sileno, all’idea che le sculture siano già completamente formate dentro i massi e che basta solo liberarle dalla materia che le imprigiona. La hybris, la tracotanza di Ball sfiora il ridicolo quando dichiara: “I did what Boccioni would have done in his dreams”, riferendosi alla riproduzione di Forme uniche della continuità nello spazio, realizzata in oro 24K lucidato a specchio su nikel, rame e modello di prototipo rapido SLA.

Barry X Ball, Perfect Forms, 2010-2014, oro 24K lucidato a specchio su nikel, rame e modello di prototipo rapido SLA e ottone con armatura in acciaio inox.

Che dire poi del Catalogue Raisonnè, un progetto che prevede la scansione 3D delle opere di Medardo Rosso e la loro riproduzione in materiali pregiati? Il Catalogue Raisonnè non ha alcun rapporto con i trasferimenti da un medium all’altro alla ricerca di un’immagine da ricostruire a memoria. Rosso concepisce le sue opere come supporti al flettersi improvviso della luce, al bagliore che lo ha folgorato passeggiando di notte lungo un boulevard oppure scostando una tenda. Nel tocco trasferito dalla creta alla cera si concentra un “effetto” di luce con il quale l’immagine emerge dalla materia che “bisogna dimenticare”, sostiene Rosso, un “effetto” di evanescenza e pulviscolarità che l’artista ottiene sovrapponendo al processo plastico di formatura e stampa in gesso quello di ripresa e stampa fotografica. Nelle opere di Ball invece la materia non si dimentica affatto.   

Il rapporto dell’artista californiano con la storia dell’arte è pretestuale e a nulla vale lo sforzo della critica di parte, che scomoda Walter Benjamin per dimostrare come sia possibile – nonostante tutto – preservare nella riproduzione seriale l’unicità dell’opera. Eppure un merito gli va riconosciuto. L’opera di Ball, interpretata attraverso le parole di Plinio (se l’artista californiano cerca un confronto con l’arte del passato e quindi con la sua storia, che confronto sia), è di ricordarci che le cose che la terra ha partorito “non si generano in un momento” e che dovremmo considerare “quando mai si finirà, nel corso dei secoli tutti” di esaurire le sue risorse (Plinio, XXXV, 3). 

Anche quando non sono issate sulle picche in acciaio e placcate in oro, le sue teste suscitano orrore e al tempo stesso affascinano. L’opera di Ball è ellenistica anche per la carica patetica suscitata dalla finzione retorica e quindi letteraria prima ancora che figurativa: screziature e riflessi dorati, iperboli ed enfasi.

Barry X Ball, Albert II, Sovereign Prince of Monaco, 2012-2015, oro 18K.
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