ATP DIARY

La piccola grande galleria Lisson a Milano

 Haroon Mirza, Automation is dead, 2011   Giulio Paolini, Letters from Turin, 1888, 2008 Ryan Gander, Every Thing is learned, iii, 2010  Spencer Finch, Sky over Coney Island (Novembrer 21, 2004 1:14 pm), 2004  Irwin Green,   You have arrive,...

 Haroon Mirza, Automation is dead, 2011
  Giulio Paolini, Letters from Turin, 1888, 2008
Ryan Gander, Every Thing is learned, iii, 2010
 Spencer Finch, Sky over Coney Island (Novembrer 21, 2004 1:14 pm), 2004
 Irwin Green,   You have arrive, 2011
 Irwin Green, Blind summit, 2011*
 Le opere di Allora & Calzadilla, Back Fire , 2004 nello sfondo. In primo piano Giulio Paolini
Letters from Turin, 1888, 2008. Ai lati: Jonathan Monk, Pages 232/233, 2011*
 A sinistra, Gerard Byrne Street Polemic, 1994; a destra ART & LANGUAGE
Five American Background Songs, 2009-2010*
Laurence Weiner, That which is brought to bear reducing the mass as it was & hindering passage as it is first move second move third move, 2007*
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“Prima di prendere questa decisione, abbiamo riflettuto molto e alla fine, abbiamo fatto quello che ci sembrava buono e giusto: aprire una galleria a Milano”. Tra le tante cose raccontate in conferenza stampa, il fondatore della londinese Lisson Gallery, Nicholas Logsdail (un pò emozionato ha esordino raccontando un aneddoto dei suoi primi anni come gallerista e, ha sottolineato che è la prima volta che presenta la galleria in una conferenza stampa), ha anche espresso quanto la scelta di aprire una galleria a Milano fosse positivo, giusto e soprattutto buono. Nella sua lunga presentazione, ha risposte più volte alla domanda perchè Milano? “Perchè non ci sono gallerie straniere, ma solo italiane. Perchè molti dei nostri artisti non sono rappresentati in Italia. Perchè Milano è nel centro dell’Europa…Senza contare, che quando abbiamo visto la lacation, è stato impossibile dire di no, è bellissima!” In effetti la galleria (molto molto piccola), è molto elegante. Il cortile e il giardino sono veramente belli.
“Molti dei nostri artisti saranno molto contenti di lavorare in questa nuova galleria, ma anche in questa nuova città. In Italia c’è stato un importante movimento come l’Arte Povero. Pensiamo che ci potranno essere altri movimenti importanti come quest’ultimo e, il fatto di avere una sede in Italia, ci da la possibilità di essere vicino a dove nascono queste nuove esperienze.” Lunghi ringraziamenti… e ha passato la parola alla bellissima direttrice della galleria Annette Hofmann. Lei è stata molto veloce. “Sono felice di lavorare qui a Milano e dar avvio alla direzione della Lisson gallery in questa città. Sono molto contenta che la galleria abbia una dimensione molto intima, privata. Grazie alla possibilità di allestire delle opere anche all’aperto, nel grande giardino tra la galleria e la dimora privata della famiglia Castellini, l’atmosfera è molto intima… e questo aspetto mi piace molto”
Fatti i dovuti ringraziamenti alla famiglia generosa e illuminata, ai collaboratori ecc. ha passato il microfono a Ryan Gander: “Ho avuto per tutto questo tempo la sensazione di essere un testimone a nozze!”, ha esordito l’artista forse un pò annoiato per la lunga attesa. “Non sono un curatore, ma sono un artista. Sono anche qualcos’altro, ma sicuramente non un curatore. Ma è interessante mettersi alla prova, affidarsi ad una pratica” L’artista, qui in veste non solo di artista ma anche di non-curatore, ha sottolineato quanto la mostra sia un insieme di collisioni. “Questa mostra è il frutto di una pratica o di tante pratiche esercitate da ogni artista. Sono molto nteressato alla ‘pratica’, alla progressione delle idee; come queste, attraverso una pratica danno vita e forma a delle opere.”
“Uno degli aspetti comuni condivisi da molti artisti, è quello di ritenere che un’opera d’arte non si puà contrallare. E’ altissimo l’aspetto e l’incidenza della casualità e della sorpresa. La casualità è uno di quesgli aspetti che rendono l’arte importante.”
“Molti artisti realizzano delle opere orribili… opere che noi non vedremo mai. Il caso fa produrre anche opere orribili, naturalmente, così come seguendo una pratica, si possono produrre opere interessanti. C’è sempre una via di mezzo tra una pratica e la casualità… 
In questa mostra ho cercato di dare espressione a quest pratica.
In tutte le opere c’è della polvere magica. sapete cos’è la polvere magica? E’ un concetto molto profondo che gli artisti conoscono molto bene. E’ una cosa che quando passa nello studio, la buttiamo nelle opere.. anche un pò per caso…”
Mostra dai forti caratteri poetici e illusori. Opere scelte perchè, a detta del curatore, indagano il flusso dell’immaginazione che caratterizza il processo creativo; gli ostacoli che l’artista incontra nella pratica quotidiana; le idee nascoste nei momenti di distrazione… Su tutti i lavori, quelli che a mio parere hanno espresso al meglio le intenzioni del curatore sono: il suo sasso, il profumo sparso nell’aria di Cory Arcangel e le ‘finte’ scritte’ a parete di una mostra che non c’è. 
Mostra da vedere perchè non avete mai visto la Lisson gallery a Milano 🙂
*Photo Credits: Ken Adlard – Courtesy Lisson Gallery, Milano
Ryan Gander 
 Beniamino Marini                                Carlo Prada e Jonathan Monk
 Annette Hofmann e Nicholas Logsdail

 Mariuccia Casadio                               Francesca Pasini
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