KCC — Kunsthalle Castello Cabiaglio

Collocata in una delle ex cappelle votive del XVI-XVII secolo, KCC vuol essere una “stazione sperimentale” dove mettere in relazione opere e installazioni contemporanee con l’architettura e con il contesto circostante.
17 Dicembre 2018
Luca Scarabelli

Luca Scarabelli

KCC – acronimo per Kunsthalle Castello Cabiaglio – è un interessante progetto di arte pubblica iniziato nell’ottobre del 2017 nell’omonimo borgo in provincia di Varese. Voluto dall’amministrazione comunale e curato da Valentina Petter, KCC si inserisce in una più ampia azione di valorizzazione del patrimonio storico e culturale locale.

Collocata in una delle ex cappelle votive del XVI-XVII secolo, recentemente restaurate, situate sulle vie che circondano il paese, KCC vuol essere una “stazione sperimentale” dove mettere in relazione opere e installazioni contemporanee con l’architettura e con il contesto circostante. Non semplicemente una galleria all’aperto, quindi, ma un incontro tra passato e presente arricchito dalla commistione di linguaggi differenti che dialogano per affinità o opposizione in uno spazio eterotopico ed eterocronico dove il tempo e il senso si depositano e si accumulano coesistendo in una dimensione dilatata che apre una discontinuità nel paesaggio pur essendone parte integrante.

Joykix

Joykix

Ermanno Cristini

Ermanno Cristini

Annunciata solo da un breve testo affisso all’entrata della cappella, l’opera è una presenza discreta che si rivela, rivelando allo stesso tempo aspetti inosservati del luogo che la ospita come nel caso di Lo sguardo dell’angelo di Joykix (novembre 2018): l’artista ha isolato gli occhi dell’angelo raffigurati nei lacerti dell’affresco che decora la parete di fondo e li ha trasferiti fotograficamente sulla soglia, in forma di insegna luminosa che indica e orienta il cammino. Michele Lombardelli (in corso fino al 22 dicembre) ha collocato in una parete interna una tela astratta di piccole dimensioni che entra mimeticamente in relazione con i resti pittorici originari focalizzando l’attenzione sulla stratificazione della decorazione nel corso dei secoli. Cesare Biratoni (dicembre – gennaio 2018) ha instaurato un serrato dialogo con l’architettura della cappella esponendo una tela che tautologicamente raffigura un edificio analogo.

Altri interventi hanno evocato la dimensione del passaggio del tempo e della caducità attraverso la trasformazione della materia, come il busto di argilla di Daniele Carpi (agosto – settembre 2018) destinato a disfarsi nel breve tempo dell’esposizione e a trasformarsi in rovina o le sculture di Eva Reguzzoni (settembre – ottobre 2018) realizzate con una tecnica antica di cottura che nascono già come resti. Nella stessa direzione Senza titolo (oggetto parziale), di Carlo Dell’Acqua (maggio – giugno 2018), un piatto da portata di ceramica rotto e successivamente ricomposto a formare una sorta di aureola sospesa nell’aria che incornicia il vuoto. Microcollection -– raccolta in progress di frammenti di opere contemporanee – di Elisa Bollazzi (febbraio- aprile 2018) coerentemente con la sua poetica ha esposto un vaso contente una particella dell’Albero di 3 metri, 1988-89, di Giuseppe Penone che assume quasi la valenza di reliquia.

Giancarlo Norese

Giancarlo Norese

Eva Reguzzoni

Eva Reguzzoni

Luca Scarabelli (luglio 2018) con Cosmotheoros, ossia congetture sulle terre celesti e i loro ornamenti ha collocato un vaso di orchidee a mezz’aria grazie a una scultura piedistallo, creando una sospensione nel continuum temporale quotidiano. Ermanno Cristini ha proposto un’analoga alterazione della dimensione spaziale: la presenza di quattro bussole disorientate hanno momentaneamente permesso di annullare ogni possibilità di orientamento sottraendo il luogo espositivo alle leggi fisiche (19 ottobre 2018). Carlo Buzzi invece ha utilizzato la cappella come luogo di ostensione, proponendo uno dei suoi ritratti-manifesto in cui, raffigurandosi di spalle, si è presentato senza rivelarsi. Giancarlo Norese invece ha nominato come opera una piccola targa quadrata dipinta di rosso all’esterno della cappella: un “doppio ready made” in omaggio a Duchamp.

Questo e molto altro è accaduto e accadrà all’incrocio tra via Mazzini e via al Martinello, dove l’incontro con l’arte avviene inaspettatamente, come un inciampo nella routine quotidiana: un’occasione per un’esperienza estetica diretta e personale, senza mediazioni né stratificazioni.

Nei prossimi mesi seguiranno gli interventi di Luisa Turuani (gennaio 2019) e di Umberto Cavenago (febbraio 2019).

KCC
incrocio tra via Mazzini e via al Martinello, Castello Cabiaglio (VA)
45°53′38″N 8°45′25″E
514 m s.l.m

Carlo Dell'Acqua

Carlo Dell’Acqua

KCC esterno

KCC esterno

Daniele Carpi

Daniele Carpi

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