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Guida alla censura del minimalismo: la rivoluzione kitsch di Jasmine Gregory

Testo di di Antonella Prasse — Chuck Palahniuk è un autore statunitense di radicato successo, celebre per la sua scrittura grottesca ai limiti dell’osceno e per il suo stile trasgressivo e politicamente scorretto.Entrando nella sala espositiva dell’Istituto Svizzero a Milano...

General caption: Jasmine Gregory, Mommie dearest, installation view at Istituto Svizzero, Milano, 2022. Photos © Giulio Boem
Copy Me: Bad Clone, 2022, white 5 seater U-Shaped modular faux leather sofa, jars, oil on cotton, plastic 348 x 168 x 83 cm (detail). Paint Abortions, 2022, 6 jars with oil paint covered with fabric 19 x 7 cm (detail). Installation view at Istituto Svizzero, Milano, 2022. © Giulio Boem.

Testo di di Antonella Prasse

Chuck Palahniuk è un autore statunitense di radicato successo, celebre per la sua scrittura grottesca ai limiti dell’osceno e per il suo stile trasgressivo e politicamente scorretto.
Entrando nella sala espositiva dell’Istituto Svizzero a Milano ho avuto l’impressione di camminare all’interno di un set cinematografico diretto da lui, una stilosa e hollywoodiana scena del crimine. All’ingresso il dipinto di un cane che, con mani umane e unghie lunghe smaltate in verde e rosa shocking, guarda la stanza con fare sprezzante, in posa come nei classici ritratti barocchi, indossando un enorme cappello da cowboy lilla.
Olio, glitter, strass, cellophane, pizza, pannolini, inchiostro: è Mommie Dearest, la prima mostra personale in Italia di Jasmine Gregory (Washington DC, 1987) curata da Gioia dal Molin.

Il titolo della mostra è un esplicito riferimento all’omonima pellicola americana del 1981, biografia ispirata alla vita dell’attrice Joan Crawford e basata sul romanzo scritto da sua figlia adottiva Christina, in cui accusa la madre di essere un’isterica alcolizzata e violenta da cui è costretta ad allontanarsi.
Al centro dello spazio espositivo l’artista ha scelto di collocare la scultura Copy Me: Bad Clone (2022), un divano di produzione industriale ordinato online e ricoperto da una pellicola di plastica. Il lavoro è un eco dell’opera Copy me del 2013 di Rosemarie Trockel ma, come già suggerito dal titolo, si tratta di un clone malriuscito. Accanto all’opera sono poggiati per terra sei barattoli di vernice ormai secca, Paint Abortions (2022), il titolo dei ready-made dichiara allo stesso tempo una metafora ed una presa di posizione, forse l’aborto della tradizione pittorica classica.
Il tema dell’aborto, in inglese miscarriage, viene ripreso allusivamente anche nel titolo del trittico che si staglia in fondo alla sala, Self Giving Birth Ever Miscarried (2021).

General caption: Jasmine Gregory, Mommie dearest, Call Me Ms. Bitch, Because I Don’t Miss, Bitch, 2021, oil on linen, 200 x 170 cm. Installation view at Istituto Svizzero, Milano, 2022. © Giulio Boem.

La versione italiana del titolo è difficile da rendere e forse disutile, ma è nel tentativo di traduzione che risiede il nesso tra quest’opera e i barattoli di vernice posizionati ai piedi del divano: Jasmine Gregory gioca molto sull’abbandono delle norme e dei tradizionalismi pittorici, comprende le poste in gioco dell’arte figurativa e punta sulla sua decostruzione, sgonfiando le pretese della pittura e inscenando una rivoluzione barocca dalle forme voluttuose e grottesche.
Il trittico glitterato è sia figurativo che astratto, chiaro esempio di una riflessione pittorica lontana da strutture specifiche e categorizzanti. Sulla tela centrale sono raffigurate due chiavi inglesi su uno sfondo completamente nero, mentre le due tele laterali sembrano la struttura speculare di un test Rorschach posato su un green screen fluorescente.

L!interesse di Jasmine Gregory si rivolge tanto alla pittura figurativa quanto alle rapide pennellate e agli inventivi impasti caratteristici per esempio dell!espressivismo astratto […] anche se questo genere di definizioni stilistiche forse non è così fondamentale nella riflessione sul lavoro di Jasmine Gregory” scrive Gioia dal Molin nel suo testo curatoriale.

Definirne lo stile e trovare un’etichetta adatta, in effetti, servirebbe a poco di fronte al tentativo di una descrizione più ampia della pratica dell’artista. Gregory destabilizza e incuriosisce il pubblico attraverso una grande varietà di riferimenti intertestuali, tratta la materia abietta e socialmente condizionata nella pittura più nobile con estrema destrezza, un audace e fiero sopruso di materiali. I lavori sono carichi di materia pur rimanendo trasparenti nel significato, sembrano la realizzazione di prospettive fittizie della società contemporanea e occidentale. All’interno dello spazio espositivo mi sono sentita come la protagonista di una barzelletta, coinvolta nello stesso grande scherzo globale, la condizione umana. Ho percepito la goffaggine dell’esistenza e la paura di esporsi al pubblico. Il lavoro di Jasmine Gregory è tutt’altro che grazioso e per questo interessante.

Copy Me: Bad Clone, 2022, white 5 seater U-Shaped modular faux leather sofa, jars, oil on cotton, plastic 348 x 168 x 83 cm (detail). Paint Abortions, 2022, 6 jars with oil paint covered with fabric 19 x 7 cm (detail). Installation view at Istituto Svizzero, Milano, 2022. © Giulio Boem.
General caption: Jasmine Gregory, Mommie dearest – Self Giving Birth Ever Miscarried, 2021, oil and glitter on linen, 400 x 220 cm. Installation view at Istituto Svizzero, Milano, 2022. © Giulio Boem.
General caption: Jasmine Gregory, Mommie dearest, installation view at Istituto Svizzero, Milano, 2022. Photos © Giulio Boem