ATP DIARY

Intervista con Margherita Raso | Piercing, FANTA spazio

[nemus_slider id=”70518″] — Avere un rapporto diretto con la realtà, senza deformarla. Captare gli spetti più intimi e vulnerabili di uno spazio. Dalle sue risposte emergano molti aspetti interessanti della mostra Piercing ospitata fino al 3 dicembre da FANTA Spazio. Margherita Raso...

[nemus_slider id=”70518″]

Avere un rapporto diretto con la realtà, senza deformarla. Captare gli spetti più intimi e vulnerabili di uno spazio. Dalle sue risposte emergano molti aspetti interessanti della mostra Piercing ospitata fino al 3 dicembre da FANTA Spazio. Margherita Raso è intervenuta nello spazio ragionando sulla sua natura, per riportarlo alla sua architettura primaria. L’artista compie un “gesto” che muta la configurazione dell’ambiente, rendendolo denso e ambiguo.
Seguono alcune domande con l’artista 

ATP: Porcellana – cito il lavoro “Lottatori (fighters)” del 2015 –  è un opera in bronzo (“Eve’s Tongue”, 2016), ora della stoffa. Come scegli il materiale su cui o con cui intervenire?

Margherita Raso: Ci sono diversi tipi di mani che, una dopo l’altra, vengono a cercarti. Quella del cesellatore di pietra, quella dell’artigiano e del macellaio, poi ci sono le mani eterne degli angeli, e quelle delle bambine che si stringono l’una all’altra durante la danza, c’è poi quella del costruttore, quella del guerriero e quella del robot che si muove con destrezza…
I tessuti hanno memoria, passano di mano in mano impregnandosi di significato oltre che di odori e profumi. Sono un esempio di come le idee possono viaggiare, come quando incontri lo stesso motivo in differenti epoche e in differenti paesi. E’ forse uno dei modi, oltre ai libri, in cui la cultura può spostarsi.

ATP: E’ in corso la mostra “Piercing” da FANTA spazio. Mi racconti le motivazioni di questo titolo? Ha un significato particolare in relazione al tuo intervento?

MR: Credo che un titolo dovrebbe essere qualcosa che puoi possedere, quasi come un oggetto, e dovrebbe essere semplice. Poi il tempo e lo spazio generano complessità.
“Piercing” si può riferire alla pratica di perforazione e agli ornamenti incastonati nel corpo. Ma oltre a essere un fenomeno di costume, è una pratica antica di origine tribale, dove la manipolazione del corpo non ha solo scopo decorativo, ma anche complesse funzioni simboliche e magico-rituali. Mi affascina il piacere insito nella parola rispetto alla carne, alla pelle e il suo statuto intermedio, di via di mezzo, di transizione.

Margherita Raso, Piercing, Fanta Spazio, Milan, 2017 - Courtesy of the Artist and Fanta Spazio, Milan - Photo Roberto Marossi - Installation view
Margherita Raso, Piercing, Fanta Spazio, Milan, 2017 – Courtesy of the Artist and Fanta Spazio, Milan – Photo Roberto Marossi – Installation view

ATP: La grande e coinvolgente installazione, invade l’ambiente espositivo, deformandolo. Cosa ti ha spinto a relazionarti in modo così totalizzante con lo spazio?

MR: L’intero spazio espositivo è stato gestito come un oggetto. Ciò che mi interessava era realizzare una mostra che avesse un rapporto diretto con la propria realtà, non parlerei di deformazione quindi. Fanta è un sottoponte alle porte della città, i treni gli passano sopra e si sentono le vibrazioni. Ho trovato necessario confrontarmi con alcuni degli aspetti più intimi e vulnerabili dello spazio, così come del mio lavoro.

ATP: La stoffa porta i segni di un gesto ripetuto, ma dire anche compulsivo e nervoso. Sembrano gesti automatici, involontari. Questo intervento da all’installazione una forte valenza mnemonica: la stoffa mantiene le tracce di una performance. Mi racconti come è nata l’idea di sommare spazio, gesti e materiale?

MR: Come accennavo prima l’aspetto mnemonico del tessuto è uno di quelli che più mi affascinano di questo materiale. La sua struttura a griglia, composta dall’intersecarsi di trama e ordito, lo rende un materiale che supporta la somma. Volevo che fosse soffice e astratto, ma anche spietato e figurativo.

ATP: Per me è inevitabile avvicinare questo intervento con la secolare tradizione delle volte celesti nella storia dell’arte. Dal Medioevo, ma probabilmente anche prima, fino ai nostri giorni gli artisti hanno sempre contemplato la volta celeste, cercando differenti modi di rappresentarla. Questo paragone è sensato in relazione a “piercing”?

MR: La maggior parte degli arazzi realizzati in età medievale venivano utilizzati come tessuti da parete. Nel XIV e XV secolo, le chambers, intere stanze ricoperte di tessuto all’interno di edifici fortificati, creavano ambienti istantanei densi di narrazione.
Gli arazzi erano posizionati uno di fianco all’altro, come la carta da parati di una stanza moderna.
Riguardo alle stelle, sono particolarmente affezionata alle Pleiadi.

ATP: Stai lavorando a un nuovo progetto?

MR: Prima voglio finire di leggere le Metamorfosi di Ovidio.

Margherita Raso, Piercing, Fanta Spazio, Milan, 2017 - Courtesy of the Artist and Fanta Spazio, Milan - Photo Roberto Marossi - Installation view
Margherita Raso, Piercing, Fanta Spazio, Milan, 2017 – Courtesy of the Artist and Fanta Spazio, Milan – Photo Roberto Marossi – Installation view
Margherita Raso, Piercing, Fanta Spazio, Milan, 2017 - Courtesy of the Artist and Fanta Spazio, Milan - Photo Roberto Marossi - Installation view
Margherita Raso, Piercing, Fanta Spazio, Milan, 2017 – Courtesy of the Artist and Fanta Spazio, Milan – Photo Roberto Marossi – Installation view