Intervista con LU.PA | OLO o della danza del tutto

"Attraverso la perlustrazione del rapporto con l’altro in LU.PA convergono la relazione con Internet e con il Web, con il marketing, con la pubblicità, la relazione con il corpo, con lo spazio, facendo emergere gli inceppi, le problematiche e le contraddizioni [...] LU.PA è appieno nel suo tempo, guarda molto al presente dove unisce espressioni e tecniche tradizionali a strumenti contemporanei, strizzando l’occhio al futuro".
17 Maggio 2018
OLO o della danza del tutto, 30 aprile 2018, Spazio Y, Roma - foto di Giovanni de Angelis

OLO o della danza del tutto, 30 aprile 2018, Spazio Y, Roma – foto di Giovanni De Angelis

Nello Spazio Y in Via dei Quintilii, 144 a Roma, la scorsa domenica 29 aprile c’è stata la performance OLO di LU.PA, il duo artistico composto da Lulù Nuti e Pamela Pintus. Questo prosegue Dialogues, ciclo espositivo di Spazio Y che invita coppie di artisti a realizzare lavori site specific.

LU.PA ha presentato un progetto che incrocia più livelli di lettura, in un’azione che le vede coinvolte in un confronto serrato con i limiti del proprio corpo, con le dinamiche di relazione a due e nell’interazione con lo spazio architettonico e con il pubblico che, attraverso una prospettiva “voyeuristica”, entra a far parte della performance in quanto osservatore.
Partendo dal tramonto, nell’arco di 24 ore, una notte e un giorno, Lulù Nuti e Pamela Pintus si isono inseguite, chiuse all’interno dello spazio espositivo, tracciando e cancellando ininterrottamente una linea continua.
Fino al 31 maggio si potrà visitare la restituzione al pubblico delle tracce lasciate dalla performance all’interno dello spazio e un dispositivo pensato come un lavoro indipendente, che permetterà di osservare il video registrato durante le 24 ore dell’azione performativa.

ATPdiary ha posto alcune domande al duo di artiste.

ATP: Direi di partire da un dato di base LU.PA cos’è? chi è? cosa fa?

PA : LU.PA si è imposta attraverso una serie di progetti nati ancor prima di formalizzare il duo. LUPA è un’entità. Si è creata dalla nostra unione ma non è il semplice risultato di un’addizione, va oltre. Come succede con i figli che nascono grazie all’unione dei genitori ma poi sono esseri a parte, con il loro carattere, i loro pensieri e un proprio temperamento, così LU.PA ha i suoi interessi e una sua attitudine che sono diversi dai nostri presi singolarmente. La duplicità insita in LU.PA porta a galla infatti soprattutto l’indagine sulla relazione e l’interesse per le sue complesse dinamiche.  A traverso la perlustrazione del rapporto con l’altro in LU.PA convergono quindi la relazione con Internet e con il Web, con il marketing, con la pubblicità, la relazione con il corpo, con lo spazio, facendo emergere gli inceppi, le problematiche e le contraddizioni insite in queste relazioni soprattutto nel nostro tempo perché LU.PA è appieno nel suo tempo,  guarda molto al presente dove unisce espressioni e tecniche tradizionali a strumenti contemporanei, strizzando l’occhio al futuro.

LU: Proprio perché LU.PA nasce in un’epoca in cui il primo ad essere consultato, per scoprire un significato o un’identità, é il web,  abbiamo deciso di chiedere a internet, come fosse una sfera di cristallo, quale fosse la definizione di LU.PA e il risultato si é rivelato fedele a ciò’ che i progetti annunciavano. Per google translate LU.PA significa lente d’ingrandimento (portoghese), dimenticare (indonesiano) , terra (tagalog) e loop (bangla). Il nostro statement, riassunto é quindi: «LU.PA é una lente d’ingrandimento che ti permette di tornare a Terra e abbandonare il loop dell’oblio».  Il processo di identificazione della natura di LU.PA é visibile sul nostro profilo instagram, concepito come un lavoro di ricerca sulla semantica. Del significato italiano invece, LU.PA adotta l’atteggiamento istintivo e sociale dell’animale e si appropria del linguaggio mitologico che lo circonda per costruire i propri progetti.

ATP: Avete partecipato al ciclo espositivo Dialogues dello Spazio Y. Partendo dal tramonto, nell’arco di 24 ore, una notte e un giorno, voi due (Lulù Nuti e Pamela Pintus) vi siete inseguite, chiuse all’interno dello spazio espositivo, tracciando e cancellando ininterrottamente una linea continua. Ci parlereste di questo progetto in tutte le sue fasi?

LU: Abbiamo scelto di debuttare con la performance OLO o della danza del tutto perché rappresenta uno statement visivo, un rituale di unione in cui sono presenti indizi sui progetti futuri (come il dialogo con il pubblico filtrato da elementi architettonici e digitali), forme che alludono all’identità di LU.PA (penso ai cerchi presenti sul muro che fanno chiaramente riferimento ai social e a Instagram) e che rendono chiara la sua attitudine (resistente e combattiva) e la sua poetica. Spazio Y mi aveva chiesto tempo fa di realizzare un progetto e, il caso vuole che nel momento in cui io e Pamela Pintus abbiamo deciso di dar vita a LU.PA a traverso questa prima performance, la squadra di SPAZIO Y ha deciso di programmare #dialogues. Lo spazio bianco di Via dei Quintili era per noi il canovaccio perfetto per mettere in atto questo lavoro. Essendo una performance di nascita, era per noi importantissimo iniziare in un luogo utopico, sperimentale, fuori dagli schemi economici e istituzionali dell’arte. Parlo di queste casualità perché l’interpretazione del caso come segnale d’azione é uno dei modus operandi ricorrenti nel lavoro di LU PA.

PA: OLO ha avuto uno sviluppo molto complesso partendo dall’idea di base di scrivere e cancellare dove, nel caso specifico, lo scrivere si configurava come il tracciare una linea. Queste semplici operazioni in realtà sono come un’estrema sintesi delle nostre ricerche personali ovvero quella di Lulù sull’orizzonte, inteso non solo come zona liminale ma anche come proiezione futura e la mia sulla traccia mnestica in quanto tracciare e cancellare è proprio il processo che sottende la costruzione del ricordo. Il cancellare qui, infatti, non si prefigura mai come un’azione definitiva piuttosto come un tentativo, in parte sempre disatteso, in quanto  la traccia dell’azione precedente in qualche modo rimane e si stratifica. Già in questa duplice semplicissima azione di scrivere e cancellare c’è in sé il doppio, c’è insieme la traccia e la sua negazione, c’è la presenza e l’assenza e questi opposti sono legati tra loro da una intima relazione, come le due facce della stessa medaglia. C’è poi una relazione con lo spazio che produce un certo andamento e una determinata possibilità di intervento, c’è la relazione con il proprio corpo in quanto il tratto ne traccia le contorsioni, i movimenti, le posizioni anche antalgiche necessarie per far fronte a dolori, stanchezza o crampi. Nel testo critico Valentino Catricalà descrive molto bene questo aspetto in una frase in cui dice: “Il corpo delle due artiste diviene così un sismografo e la mano che traccia o cancella, un oscillografo: lo strumento che traccia il segno, lo strumento che traccia la variabilità di stati”. C’è  poi la relazione con l’alter perché chi cancella (e toccava a ciascuna di noi due, dandoci il cambio ogni ora) si trova a dover seguire l’andamento dell’altra che scrive: se l’altra si sdraia ci si deve sdraiare per poter cancellare e se l’altra si alza ci si deve alzare, quindi una relazione di interdipendenza a tutti gli effetti. La scelta poi di sviluppare questa performance nell’arco di 24 ore è stata data dalla necessità di esprimerla in un tempo doppio che quindi contenesse in se la luce e il buio, il giorno e la notte, i rumori e il silenzio, la veglia e il sonno del mondo perché comunque anche il mondo era in relazione osmotica con lo spazio in cui eravamo, nel senso che non era una relazione diretta ma era una relazione che si svolgeva attraverso I buchi del muro. Noi sentivamo i rumori del mondo, sentivamo la città sveglia e sentivamo anche il silenzio e la città che dormiva mentre eravamo impegnate nella performance e questo in qualche modo aveva un effetto su di noi. Questa duplicità di notte e giorno porta poi all’uno, all’unico perché di fatto 24 ore costituiscono un unico giorno, quindi ci sembrava particolarmente inerente all’essenza di LU.PA oltre ad avere con noi anche una connessione cabalistica che qui non mi dilungo a spiegare. Molti pensavano non ce la facessimo a resistere per tutte le 24 ore portando avanti l’azione ininterrottamente ed invece ci siamo riuscite questo per noi è stata una grande soddisfazione. I detrattori della nostra riuscita portavano come giustificazione alla loro incredulità il fatto che non ci fossimo allenate per questa performance ma concependola noi come una nascita ci siamo dette che non ci si può allenare a nascere, si nasce attraverso un processo che accade in un tempo, semplicemente. E così è stato per LU.PA

ATP: Durante la performance, gli spettatori potevano vedervi solo attraverso dei fori praticati nella parete che dà sulla strada, e tramite un monitor che dalle 20:06 alle 23:00 del 29 aprile ha trasmesso in streaming la ripresa effettuata da una telecamera interna. Come mai avete scelto questo modo di relazione con il pubblico? Lo distanziate, ve ne proteggete, non volete vederlo?

LU.PA: Nessuna di queste tre ipotesi riflette la nostra relazione con il pubblico.  Il titolo della performance è OLO o della danza del tutto ed è di fatto per noi un contenitore in cui abbiamo messo tutto ciò che era necessario per dare vita a LU.PA.  Nella vita il tutto di ogni cosa non si riesce mai a comprendere, non si ha mai la possibilità di conoscere tutto di una persona, ma solo ciò che si può percepire dall’esterno o ciò che quella persona vuole che si conosca di sé. Non si può vedere tutto, comprendere tutto, abbracciare tutto. Il tutto è proprio qualcosa che non è nell’umano e la visione che si ha delle cose è sempre parziale. Ecco, questa parzialità è ciò che volevamo si mantenesse. Nel processo di trasformazione di un bruco che diventa farfalla, ad esempio, noi abbiamo la possibilità di osservare il bruco e di osservare la farfalla ma il processo di trasformazione all’interno della larva è al di fuori della nostra osservazione, possiamo vedere il bozzolo dall’esterno ma non quello che succede al suo interno a meno che non ci avvaliamo di una strumentazione per poterlo fare e questa è esattamente la situazione della performance: un processo di trasformazione che avviene all’interno di uno spazio (SpazioY in questo caso) e che noi abbiamo dato la possibilità al pubblico di spiare o di osservare attraverso l’utilizzo di una strumentazione digitale, ovvero l’occhio della telecamera. In questa prospettiva il nostro rapporto con il pubblico diventa molto confidenziale perché ad esso è data la possibilità di partecipare alla visione di un processo intimo di relazione e trasformazione.
La metafora della crisalide é molto importante per LU PA in quanto considera internet come un terreno in cui si adopera un mutamento delle parole e dei loro significati, che, se venissero ridati al mondo dopo esservi passati, darebbero nascita a forme nuove, frutto di cambiamenti dovuti al loro passaggio a traverso il prisma del web. Questa constatazione é alla base di alcuni progetti futuri.

Documentazione fotogra ca della diretta del 29 aprile 2018, ore 22.30, curtesy LU.PA e hour interview

Documentazione fotografica della diretta del 29 aprile 2018, ore 22.30, curtesy LU.PA e hour interview

ATP: Che valore ha per voi la cancellazione in relazione al tempo? E questa cancellazione l’una dell’altra, nella performance, a cosa allude?

LU.PA: La cancellazione in relazione al tempo equivale all’oblio, cioè con il tempo sembra che tutto si possa cancellare. In realtà ciò che vogliamo mettere in evidenza non è l’azione del cancellare ma ciò che pur cancellando non si riesce ad eliminare. In sostanza nell’arco temporale delle 24 ore la performance rende molto evidente il fatto che rimane una traccia, qualcosa che a dispetto della nostra volontà è e rimane ineliminabile. Questo per noi costituisce una traduzione a livello segnico di quello che nella nostra società accade con il web. Infatti se prima dell’avvento di internet si poteva dire che il tempo cancella ogni cosa, oggi questo non è più possibile, in quanto il tempo nel web non ha alcun effetto in questo senso : non cancella ma stratifica, e le tracce di noi e delle nostre azioni permangono anche oltre la nostra volontà.
Nella relazione con l’altra, invece, assume un significato del tutto positivo ovvero di sgombrare il campo, di prepararlo nuovamente all’arrivo di un nuovo segno e quindi sostanzialmente di mettere l’altra in condizione di poter scrivere ancora.

ATP: Avete indossato anche degli abiti disegnati appositamente da Ginevra Odescalchi. Perché questa scelta?

LU.PA: Abbiamo concepito OLO come un rituale di unione che determinasse la nascita ufficiale del duo, quindi per noi era di fatto il debutto in società di LU.PA. Avevamo in mente l’immagine di un white Cube in cui avremmo svolto l’azione come una danza che girava tutto attorno alle pareti in una sorta di ballo delle debuttanti, in cui la gestualità sarebbe stata pero’ dettata da limiti o necessità fisiche e da un contegno di energie, più che da uno slancio. Un ballo di cui il ritmo viene dato da sinergie interne e non stimoli esterni. Per fare allusione alla danza, abbiamo pensato che sarebbe stata opportuna e ottima la collaborazione con una giovane designer come Ginevra Odescalchi, che giostra con forme tradizionali e materiali contemporanei. Lei ha accolto questa collaborazione facendoci la proposta di queste due gonne molto ampie e con una dualità cromatica, in una caldi e nell’altra freddi. Questi abiti ci hanno permesso di staccarci dai riferimenti alla storia dell’arte, che pur rimangono leggibili all’interno della performance, e di spiazzare l’osservatore dando una svolta all’azione del duo. Sommate alla parete di legno realizzata da Fausto Cantagalli, la performance ha inglobato dei codici teatrali, invertendone i ruoli canonici, : gli attori su un palco nascosto, e gli spettatori dietro le quinte. Questi ruoli si sono invece invertiti il giorno in cui la mostra ha aperto al pubblico : chi viene a visitarla si ritrova nello spazio performativo,
È stato invece chiesto al fotografo Giovanni De Angelis di realizzare i primi ritratti ufficiali di LU.PA, prima e dopo la performance, in quanto nella sua ricerca esplora da anni concetti legati al doppio e le sue possibili manifestazioni (Water Drops, Artrewind)

ATP: Durante il periodo della mostra presentate anche un’opera. Di cosa si tratta e come si lega alla pratica del vostro lavoro?

LU: Nei progetti LU PA azione e risultato sono interdipendenti, nel senso che il processo costituisce opera a sé e il risultato non é mai la semplice documentazione dell’azione svolta. La danza del 29 aprile, a dispetto del gesto spoglio e simbolico alla sua base, ha dato vita a un’istallazione dove regna la materia : i muri che all’inizio sembravano comprimere lo spazio si sono mutati in un paesaggio aperto e irregolare, il totem che ci é servito per nascondere il cibo e le bevande energizzanti é diventato un dispositivo di osservazione, un pozzo contenente la fonte del disegno che lo circonda : guardando al suo interno, a traverso un foro, si vede il video della performance vista dall’alto, in un gioco di scatole cinesi e di mise en abime che affianca la causa e l’effetto, l’azione alla sua genesi, e che fonde passato e presente in un’unico luogo.
Grazie a questo dispositivo OLO diventa un fenomeno che si sviluppa sotto i nostri stessi occhi, rendendoci spettatrici di noi stesse e insistendo sulla confusione dei ruoli di cui parlavamo nella domanda precedente.

PA: All’interno della mostra é stato anche prodotto un multiplo in edizione limitata, realizzato a partire da un campione del muro, riprodotto con stampa Risograph, una tecnica a metà strada fra la serigrafia e la stampa offset. La scelta di questo metodo di stampa é dovuto al suo essere a cavallo, trasversale, come LU PA.

ATP: Quali progetti avete per il futuro?

LU.PA: LU.PA è un’entità trans-mediale e trans-territoriale che invade i campi e accoglie al suo interno diverse realtà a seconda del progetto che intende sviluppare, per cui nel futuro di LU.PA saranno sicuramente presenti progetti in ambiti inaspettati e collaborazioni con altri artisti.
In quanto a OLO, é un lavoro che continuerà con dispositivi diversi finché non avremo un video di 24 ore in nostro possesso. Durante OLO #1 la telecamera ha crashato alla 13esima ora.

Dettaglio di uno dei muri di OLO a  ne performance, Spazio Y, Roma, foto di Giovanni de Angelis

Dettaglio di uno dei muri di OLO a fine performance, Spazio Y, Roma, foto di Giovanni De Angelis

Dettaglio della parete amovibile, OLO, a  ne performance, foto di Giovanni de Angelis

Dettaglio della parete amovibile, OLO, a ne performance, foto di Giovanni de Angelis

Dettaglio della parete amovibile, OLO, a  ne performance, foto di Giovanni de Angelis

Dettaglio della parete amovibile, OLO, a fine performance, foto di Giovanni De Angelis

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