In-Between, BASE, Milano | Intervista a Linda Di Pietro

"Il progetto In-Between nasce per dimostrare che il confine tra BASE e la città è permeabile. Che il centro culturale sconfina nella città e che la città sconfina nel centro culturale. Per farlo re-immaginiamo lo spazio tra pubblico e privato, tra casa e soglia, tra limite e sconfinamento." Linda Di Pietro
25 Dicembre 2020
Robert Montgomery, The future is an invisible playground, BASE, Milano

Lo scorso novembre 2020, in risposta al delicato periodo che stiamo attraversando, BASE ha lanciato il nuovo progetto In-Between che prevede una serie di commissioni di opere d’arte ad artisti nazionali e internazionali nel corso dei prossimi sei mesi.
A inaugurarlo è stata l’installazione The future is an invisible playground (2020) dell’artista scozzese Robert Montgomery, scritta luminosa che racchiude un messaggio di speranza per il futuro.
L’intento di In-Between, costruito interamente sul concetto di ‘porosità’, è quello di ridurre ancora di più il confine, già sottile, che unisce città e contenitore culturale, spazio espositivo e contesto urbano e, più in generale, arte e pubblico. L’intervento di Montgomery, situtato all’ingresso di BASE, riflette infatti sui concetti di soglia e di limite, mescolandosi col contesto circostante e innescando nell’osservatore una riflessione che prevede la riformulazione del valore attribuito a dualismi come dentro/fuori, limite/possibilità e confine/congiunzione. Abbiamo incontrato Linda De Pietro, direttrice del programma di BASE e curatrice del progetto In-Between, per farci raccontare questa nuova iniziativa.

Antongiulio Vergine: Come nasce il progetto In-Between e perché il tema della “porosità”?  

Linda Di Pietro: Il progetto In-Between nasce per dimostrare che il confine tra BASE e la città è permeabile. Che il centro culturale sconfina nella città e che la città sconfina nel centro culturale. Per farlo re-immaginiamo lo spazio tra pubblico e privato, tra casa e soglia, tra limite e sconfinamento. Lo facciamo con l’arte pubblica, affacciandoci oltre noi stessi. La porosità ci aiuta a parlare proprio di questo, di uno spazio e non di un confine, perché non ha la chiarezza sottile di un limite di demarcazione, ma è uno spazio espanso che crea una zona “TRA” in grado di neutralizzare la divisione tra ciò che è dentro e ciò che è fuori, e intercetta una domanda posta spesso in questi ultimi anni sul ruolo dell’arte nella società: l’arte al di fuori del proprio spazio e nel suo rapporto con la realtà.

A. V.: Il lavoro di Robert Montgomery è una risposta poetica al difficile periodo che stiamo attraversando. L’idea è maturata confrontadosi con te e lo spazio di BASE o l’artista aveva già in mente l’opera da realizzare?

L. D. P.: L’idea è nata da un dialogo con Robert Montgomery con cui abbiamo provato a leggere le condizioni di contesto storico e cittadino nel rispetto della poetica e della sensibilità dell’autore. Montgomery si ispira alla città, al suo ambiente geografico, alle emozioni e ai comportamenti degli individui, inserendo opere d’arte poetiche nell’arena pubblica della vita quotidiana. L’idea di base era far incontrare l’opera a persone che non la ricercano, che non fanno parte dei fruitori tradizionali dell’arte, che si imbattono in essa all’improvviso, e nell’incontro con essa cambiano postura, sia fisicamente perché sono costrette a fermarsi e guardare in alto, sia nei confronti dello spazio intorno, perché produce un rallentamento, un cambio di prospettiva, l’apertura di un immaginario individuale.

Robert Montgomery, The future is an invisible playground, BASE, Milano
Robert Montgomery, The future is an invisible playground, BASE, Milano

A. V.: Il progetto prevede un format – quello della fruizione dall’esterno – che va incontro alle esigenze del momento, oltre che alla mission di BASE. È una soluzione che potrebbe perdurare in futuro, anche oltre questo periodo?

L. D. P.: Il progetto In-Between nasce proprio con una strategia di lungo termine. Lo spazio pubblico è sempre stato nel mio interesse curatoriale, e diventa cuore di una riflessione che porteremo avanti nei prossimi anni anche in collaborazione con altri centri culturali nazionali e internazionali. Quando attraversiamo la soglia dell’ex-Ansaldo, affrontiamo il sottopasso, entriamo nel cortile, capiamo che qualcosa di BASE può essere trasportato nella città: abbiamo abitato la soglia, e siamo la soglia; il corpo di chi attraversa la soglia è quello spazio che mette in discussione la dicotomia: dentro/fuori, pubblico/privato, limite/sconfinamento. Vogliamo che sempre più corpi attraversino quella soglia. Che sempre più corpi siano quella soglia.

A. V.: Puoi svelarci qualcosa sui/sul prossimi/o artisti/a?

L. D. P.: Stiamo lavorando sui prossimi nomi, saranno internazionali, ma non possiamo svelare di più. In-Between è solo una parte della nuova programmazione culturale di BASE, quella che lavora sulla relazione con lo spazio pubblico. Lavoreremo su altre linee strategiche, come lo sviluppo di un programma di residenze artistiche e di quattro vertebre corrispondenti a quattro momenti dell’anno, una vertebra dedicata alla creazione contemporanea, una al design, una alla dimensione conviviale e una alla formazione non formale.  In questo palinsesto lungo un anno coinvolgeremo artist* in formati più orientati al sostegno del processo creativo che al prodotto, con un periodo di maturazione di lunga durata.

A. V.: Parlando di BASE, come ha affrontato il lockdown e le ultime restrizioni? E quali sono le altre iniziative in corso o in programma?

L. D. P.: A partire dall’opera di Robert Montgomery stiamo lanciando uno spazio d’incontro e di dialogo che abbiamo chiamato Playground. Una piattaforma condivisa, fisica e digitale, per sperimentare nuove forme di futuro. Si manifesterà in un ciclo di talk, approfondimenti, residenze artistiche. Nonostante la chiusura al pubblico, BASE afferma che chiuso non vuol dire vuoto. Gli spazi si sono improvvisamente svuotati, e comunità sono rimaste senza luoghi di lavoro, aggregazione, condivisione. Per questo abbiamo deciso di dare spazio alla comunità, a progetti con cui vogliamo immaginare e costruire nuove pratiche culturali. Un ciclo di residenze artistiche in compagnia di musicist*, makers, artist*, designer, filosof*, fotograf* e tant* altr*. Il progetto che ci aspetta nel 2021 sarà una riflessione sulla coesistenza e la coabitazione come principio per la collaborazione e la cocreazione artistica. Come torneremo a vivere insieme, come progetteremo questo insieme sarà questione cardine per il programma dall’arte al design alla comunicazione.

In-Between, BASE, via Bergognone 34, Milano
Dal 12 novembre 2020 per i prossimi sei mesi
base.milano.it
@base_milano

Robert Montgomery, The future is an invisible playground, BASE, Milano
Robert Montgomery, The future is an invisible playground, BASE, Milano
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