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Ibrahim Mahama. Living Grains | Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea, Roma

Living Grains è il titolo della prima personale a Roma di Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) inaugurata presso gli spazi della Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea. Il percorso espositivo, che riunisce una installazione su grande scala, una serie di stampe fotografiche,...

Ibrahim Mahama Capital Corpses I, 2014 – 2019, macchine da cucire con motore elettrico e legno foto: Giorgio Benni

Living Grains è il titolo della prima personale a Roma di Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) inaugurata presso gli spazi della Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea. Il percorso espositivo, che riunisce una installazione su grande scala, una serie di stampe fotografiche, un film con proiezione a doppio canale (Parliament of Ghosts, 2014-2019) ed uno in realtà aumentata (Promises of hanging living men have no dead weight, 2014-2019), consente di cogliere la pratica di Mahama con uno sguardo più approfondito su quelli che risultano essere gli indirizzi di ricerca e gli approcci.                  
All’interno della dimensione esclusiva, ed esclusivista, del capitalismo globale, Mahama dimostra l’urgenza del discorso attorno alle strategie del capitalismo economico e culturale. Quello dell’artista è un lavoro di critica analitica in cui abilmente l’oggetto de-funzionalizzato e l’immagine prelevata diventano emblemi e icone di un discorso di appartenenza che viene ampliato ed espanso. Le macchine da cucito, le mappe d’archivio del periodo coloniale in Ghana (Maps of the Gold Coast, 1898-2019), le riprese dei lavoratori del gigantesco mercato di Agbogbloshie di Accra e le registrazioni dei dibattiti nel Parlamento ghanese degli anni ’50 testimoniano del passaggio attraverso la storia e delle forme attraverso cui una storia altra è filtrata e restituita.        

Capital Corpses I, 2014 – 2019, macchine da cucire con motore elettrico e legno foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Capital Corpses I, 2014 – 2019, macchine da cucire con motore elettrico e legno dettaglio foto: Giorgio Benni

Capital Corpses I (2014-2019) è una installazione composta da quasi duecento macchine da cucito, collezionate perché entrate in disuso, e collocate al di sopra di una grossa scaffalatura in legno che segue l’andamento dello spazio descrivendo un doppio corridoio, e al contempo una passerella: c’è una scelta obbligata, che è quella di attraversare lo spazio in un senso o nell’altro – cedendo al timore che le macchine da cucito possano azionarsi tutte, contemporaneamente, emettendo un rumore roboante – e c’è poi un livello simbolico nell’attraversamento di questa passerella, che metaforicamente stringe nella morsa di un contesto in cui l’obsolescenza e il processo di decadimento dell’oggetto sono un rimando puntuale alle condizioni di lavoro e al circuito di produzione dell’industria tessile e della moda.
Viene a definirsi quindi un nuovo spazio, in cui suono, immagine e persino odore creano una dimensione sinestetica interamente rivolta alla costruzione di un percorso di senso. Da questa prospettiva, il percorso espositivo guadagna la certezza di uno spazio non neutrale, ma connotato da una mappatura complessiva in cui esterno ed interno sono permeabili proprio perché l’uno diventa conseguenza e rimando diretto dell’altro.

Ibrahim Mahama Capital Corpses I, 2014 – 2019, macchine da cucire con motore elettrico e legno dettaglio foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Capital Corpses I, 2014 – 2019, macchine da cucire con motore elettrico e legno dettaglio foto: Giorgio Benni

Maria Alasan Soh, Seidu Bawu Daboya, Samara Fumbi, Zena Obuasi S.E. sono i nomi delle donne partite dai piccoli centri del nord del Ghana per trovare lavoro come operaie ad Accra. I nomi impressi sui loro avambracci sono i contatti dei loro cari, tatuati nel caso in cui venissero uccise o si ferissero.
Le mappe coloniali e le fotografie degli avambracci di queste donne stabiliscono una sentenza che risuona nello spazio, rappresentando “un’apertura verso nuove conversazioni sull’idea del corpo nel ventunesimo secolo”.
L’indagine della storia e della memoria, le trasformazioni culturali e socio-politiche contestuali alla globalizzazione sono le testimonianze evidenti di ruoli di continua negoziazione: granelli, unità di produzione, che occupano un posto nel flusso incessante dell’era globale.

LIVING GRAINS –Ibrahim Mahama
Fino al 21 dicembre 2019
Fondazione Giuliani, Roma

Ibrahim Mahama Living Grains Installation view presso la Fondazione Giuliani, 2019 foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Living Grains Installation view presso la Fondazione Giuliani, 2019 foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Living Grains Installation view presso la Fondazione Giuliani, 2019 foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Gold Coast, 1945 – 2019, C-Print, 100 x 150 cm dettaglio foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Prestea S.E., 1951 – 2019, mappa d’archivio, 53 x 59 cm foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Parliament of Ghosts, 2014 – 2019, 2-channel film, 7:30 min foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Sewing Man’s Dead Dreams, 2019 veduta della mostra Living Grains presso la Fondazione Giuliani, 2019 foto: Giorgio Benni
Ibrahim Mahama Living Grains Installation view presso la Fondazione Giuliani, 2019 foto: Giorgio Benni