I (never) explain #114 | Sebastiano Impellizzeri

Ogni composizione cromatica, ogni pigmento scelto per comporre i colori serve a descrivere o un momento o un’azione svolta in quel luogo, oppure il luogo stesso. Così, una lacca di garanza rosa combinata a gialli e bianchi descrive un movimento, un azzurro misto a grigio di payne e bianco di zinco racconta un’azione avvenuta e la terra verde naturale mischiata a un giallo cadmio chiaro è il luogo stesso dove tutto accade.
27 Maggio 2021
Esplorazioni notturne, courtesy dell’artista, ph. Matteo Guerra

45°4′ 38 N – 7°42′ 35 E (4), olio su carta, 175×147,5 2019

45°4′ 38 N – 7°42′ 35 E (4), è un paesaggio dipinto su carta e fa parte del ciclo pittorico Fêtes galantes, un progetto che porto avanti da molti anni e che nel tempo ha assunto diverse forme  seguendo l’evolversi della mia ricerca.  Fêtes galantes ha perseguito finalità molteplici, riflesso della pluralità degli intrecci tra esperienza esistenziale e pittura che segna il mio modo d’essere. Il titolo è mutuato da Jean Antoine Watteau: nel raffinato rococò francese che scopre il corpo e la natura, le feste galanti sono scene di boscaglie o parchi in cui donne e uomini si muovono in galante corteggiamento. La descrizione naturalistica di tipo pittoresco ha i tratti di una chiarezza indecifrabile: da un lato svela ed espone una natura liberante ed emancipata, dall’altro invece nasconde e dissimula simboli e allegorie incarnandoli nelle onnipresenti statue di fauni e sileni, sottilissima allusione a un libertino mondo orgiastico che tra le frasche s’immagina di poter esistere. 

Allo stesso modo, nelle mie Fêtes galantes appaiono luoghi in cui la gente, nel buio della notte e tra le ombre, si incontra in oscure zone franche per consumare rapporti sessuali consenzienti con sconosciuti, incrociando i loro corpi con alberi e fitte fronde tra libertà nascoste, malaffare, prostituzione, scambi di coppia, orge omosessuali e l’adrenalina della vita notturna non organizzata e fuori da schemi dove si generano sentieri battuti da un dionisiaco erotismo volto a consumarsi tra aree circoscritte. Luoghi che stanno fuori dalle politiche organizzate della società, anarchici e fastidiosi, spazi nascosti di un’intimità collettiva che prende corpo tra l’eccitamento e la natura e che l’ossessivo buonismo in cerca di consensi popolari è troppo spesso tentato di reprimere, impedire, evitare.

Esplorazioni notturne, courtesy dell’artista, ph. Matteo Guerra

Tracciarli significa per me estendere la pittura molto oltre la tela, fino a performarla in più tempi, più spazi, più strumenti. Una pittura che comincio la notte, percorsa in molteplici sopralluoghi, inseguimenti, conversazioni e avventure e grazie a cui posso scoprire tra le erbe i sentieri non tracciati e non formali, quelli battuti dalle ricerche ostinate d’intimità sospinte dal desiderio e l’eccitazione. 

E’ una pittura che proseguo alla luce dello studio, dove con il lavoro pittorico rielaboro questi sentieri in forme cromatiche che ripercorrono i comportamenti e le più segrete emozioni di quello che Georges Bataille definisce “l’homo eroticus”.

In questo mio modo di performare la pittura, un potente sostegno alla mia memoria e stimolo al lavoro sono gli schizzi molto dettagliati che eseguo la notte.

Questi appunti visivi arricchiscono il mio vocabolario di forme e colori e idee, che raccolgo proprio dentro questi luoghi che indago. Contemporaneamente  si tratta di una pratica necessaria per agitare l’occhio che deve restare vigile nella notte e infine  è anche un dispositivo per la rielaborazione diurna che avviene in studio. Le forme accumulate nella mente e nei bozzetti, tutte le vie d’erba, i folti rovi, gli alberi, la terra, i volti, gli sguardi, i fazzoletti usati, i preservativi consumati, le luci delle macchine in lontananza e i movimenti degli uomini nello spazio si trasformano in gesti della mano che tiene il pennello e poi ancora in colori che diventano un contenuto.

45°4′ 38″ N – 7°42′ 35″ E (4), olio su carta, 175×147,5 cm, 2019, collezione privata courtesy dell’artista ph. Stefano Mattea
45°4′ 38″ N – 7°42′ 35″ E (4), olio su carta, 175×147,5 cm, 2019, collezione privata courtesy dell’artista ph. Stefano Mattea (dettaglio)

Ogni composizione cromatica, ogni pigmento scelto per comporre i colori serve a descrivere o un momento o un’azione svolta in quel luogo, oppure il luogo stesso. Così, una lacca di garanza rosa combinata a gialli e bianchi descrive un movimento, un azzurro misto a grigio di payne e bianco di zinco racconta un’azione avvenuta e la terra verde naturale mischiata a un giallo cadmio chiaro è il luogo stesso dove tutto accade. L’articolazione dei colori  e il loro significare dei contenuti sembra comporre in questo modo una legenda oscura di assai difficile lettura e di cui non fornisco né ricerco interpretazioni: il solo contenuto dell’opera è il colore, e quando un contenuto vi si è incorporato non è più possibile rimuoverlo dal suo aspetto cromatico. Ma in effetti è esattamente questo il punto nel fare un dipinto.

I paesaggi delle Fêtes galantes non invitano il fruitore alla sola contemplazione ma gli chiedono di farne parte. Nonostante io mi confronti costantemente con il tema del paesaggio e con le sue caratteristiche essenziali, non raffiguro tanto il paesaggio in sé ma la relazione che questo intrattiene con i corpi che vi si inoltrano: il quadro di paesaggio diventa in questo modo un nuovo campo d’azione in cui il fruitore smette di essere un semplice osservatore e si trasforma invece in un elemento indispensabile alla definizione dello spazio che osserva. Un paesaggio dell’intimità in cui addentrarsi, farne parte e diventare complice del suo rivelarsi nel mondo.

45°4′ 38″ N – 7°42′ 35″ E (4), olio su carta, 175×147,5 cm, 2019, collezione privata courtesy dell’artista ph. Stefano Mattea (dettaglio)

Ha collaborato Simona Squadrito

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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

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