I (never) explain #106 | Serena Fineschi

"Stato di grazia è un melodramma diviso in tre atti emotivi dove spaesamento, tensione e quiete si susseguono nel tempo di un’intera esistenza, moderata e vissuta in pochi minuti. Nascita e morte si comprimono in un tempo brevissimo."
20 Gennaio 2021

Serena Fineschi – Stato di grazia
11 ottobre 2014 – Siena, centro storico, dalle 22 alle 22.03

Una notte d’estate qualunque sulla mensola accanto alla finestra del mio letto, una lucciola si lascia morire. Seguo il suo respiro luminoso spegnersi lentamente e questo, mi appare come un incanto pittorico nel buio, un istante di grazia infinita.

Stato di grazia è una sospensione del tempo, una parentesi, un momento di rottura e ricomposizione dell’equilibrio che ha coinvolto per tre minuti l’intero centro storico di Siena. 

Tre minuti di interruzione totale dell’illuminazione pubblica, nella quale la città si è coperta temporaneamente di nero, avvolta nel buio di un cortocircuito estetico ed emotivo. 

Ho scelto questo mio lavoro risalente al 2014 perché ritengo che l’arte possa essere profetica e quest’opera riflette con largo anticipo quello che stiamo vivendo in questi mesi: la possibilità che il tempo si sospenda e che tutto possa fermarsi, all’improvviso.

Stato di grazia è una Gesamtskulptur, ma anche performance urbana, happening collettivo, pittura, installazione e mostra a cielo aperto. Grazie al compimento di un segno unico, quasi accidentale e furtivo, ero interessata alla possibilità di trasformare, ribaltare, manipolare lo stato delle cose, lo spazio del quotidiano e, contemporaneamente, creare un’opera totale. 

Spegnere le luci della mia città, senza alcuna comunicazione preventiva alla cittadinanza, ha significato intervenire non solo sulla manipolazione architettonica o estetica ma prendersi cura del presente e delle presenze, per ritornare all’umano e all’urbano. Un’opera monumentale in cui un colpo secco di buio trasforma lo spazio animato e inanimato, nel quale tornare ad ascoltare sé stessi e riflettere sul senso del nostro abitare il mondo, rallentando momentaneamente il tempo del nostro vivere.

Stato di grazia è un melodramma diviso in tre atti emotivi dove spaesamento, tensione e quiete si susseguono nel tempo di un’intera esistenza, moderata e vissuta in pochi minuti. Nascita e morte si comprimono in un tempo brevissimo. Il disordine e lo stupore iniziali, tesi verso il timore di un buio improvviso, si allentano nello scorrere dei secondi e l’oscurità diviene nuova condizione e superficie vitale scandita da un bagliore di quiete che, gradualmente, diviene luce e incanto, metafora di un’alba di rinnovata essenza.

Oggi, questo lavoro mi appare ancora più trasparente: uno “stato di grazia”, quella condizione umanamente divina, intima assunzione di coscienza e conoscenza al di sopra di ogni immaginata bellezza, in cui tutto può accadere.  È per questo motivo che non ho mai mostrato ufficialmente la documentazione video di quella notte. Solo un anno dopo, nel 2015 durante Verso. Settimana di arte e architettura contemporanea coordinata da Michelina Eremita in occasione dell’Undicesima Giornata del Contemporaneo a Siena, ho presentato ad un pubblico limitato l’audio ambientale registrato in diversi punti della città. Appunti sonori, segni acustici che potessero generare un’armonia architettonica di pensiero o un cortocircuito visivo della nostra immaginazione. 

È accaduto una sola volta, non succederà di nuovo e oggi, possiamo solo immaginarlo.

Stato di grazia è stato realizzato con la collaborazione del Comune di Siena e prodotto da Brick. Centro per la ricerca e la cultura contemporanea.
Un particolare ringraziamento per aver reso possibile quest’opera a: Elisa Bruttini, Barbara Castelli, Lucia Cresti, Riccardo Domenichini, Giulia Maestrini, Simone Stanghellini e infine a Antonello Tolve per la redazione del testo Estetica del Buio che ha introdotto la presentazione degli appunti sonori dell’opera.


Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

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