Fake Marble Doesn’t Cry | Furlani-Gobbi e Matteo Cremonesi

E' in corso fino al 15 giugno alla Gallleriapiù di Bologna una mostra che riflette sulle piccole utopie domestiche
9 Giugno 2019
Fake Marble Doesn’t Cry, exhibition view, 2019 – Gallleriapiù, Bologna

“Facciamo spazio alla tua voglia di cambiare” è il motto di Ikea con la quale l’azienda svedese fa leva su quella che il sociologo Wark McKenzie ha definito “renotopia” ovvero una piccola utopia che prende forma all’interno delle mura domestiche. L’acquisto di una mensola, di un soprammobile o di utensile da cucina scatena una forma di appagamento personale propria dell’epoca contemporanea e strettamente legata alla possibilità di acquisto, meglio se a basso costo.

E’ a questa nuova dimensione utopica, al total Living e al design che è dedicata la mostra Fake Marble Doesn’t Cry, la doppia personale curata da Lisa Andreani e ospitata da Gallleriapiù.
La serialità e l’utilizzo di moduli diventano nelle opere di Matteo Cremonesi e Furlani-Gobbi, punto di partenza e contemporaneamente mezzi per una riflessione che supera l’aspetto stilistico-formale per esplorare gli aspetti teorico-strutturali di questa nuova realtà sociale. La modulazione diventa allora l’elemento sul quale costruire analogie tra due epoche lontane come quella contemporanea e quella romana. L’espressione latina ex uno lapide, utilizzata per indicare l’abilità degli scultori di far apparire un oggetto come costituito da un unico pezzo di marmo, si estende qui alla contemporaneità e prende le forme del montaggio ad incastro.

Ed ecco allora che lo spettatore viene accolto negli spazi della galleria bolognese da una panchina bianca, “F.M.D.N.C #01 (bench)” di Furlani-Gobbi, costituita da una lunga seduta sorretta da due leoni stilofori. Simbolo di protezione fin dall’antichità ed elemento simbolico di supporto delle mura della chiesa romanica, la figura leonina viene ridotta ad una semplice stilizzazione in grado di fungere anche da singola seduta. Seduto su di essa lo spettatore è invitato ad osservare “F.M.D.N.C #02 (video)”, ispirato ad uno spot Ikea per la coltivazione indoor, nel quale una voce off racconta della presenza di formiche mentre scorrono immagini di uno scenario apocalittico asettico: tra il close up di viti e tasselli non si nota traccia dei piccoli insetti. Il leone, corrotto nella sua forma originaria, torna nelle altre opere del duo artistico ulteriormente privato della propria funzionalità. In “F.M.D.N.C #03 (handrail)” si trasforma in mera decorazione posta alle estremità di un corrimano realizzato attraverso la riproposizione di un modulo 5×5 utilizzato da Ikea per una delle collezioni base, pattern sul tessuto appoggiato al servo muto di “F.M.D.N.C #05 (dumb valet)” e ancora sagoma bidimensionale nel carrello display “F.M.D.N.C #06 (display)” che conclude la mostra e che raccoglie la loro collezione personale “Sammlung”. Disposti su tre piani sfalsati, oggetti di varia natura quali libri, sculture 3D e fotografie, fanno da supporto alla mostra in quanto punti di ispirazione e di creazione di nuove connessioni e riflessioni.

Matteo Cremonesi, Dark Birch – Sculpture Printer Office – Romanico, 2019 – Gallleriapiù, Bologna
Furlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #03 (handrail), 2019 and F.M.D.N.C. #04 (dumb valet), 2019 – Gallleriapiù, Bologna
Matteo Cremonesi – Fake Marble Doesn’t Cry, exhibition view, 2019 – Gallleriapiù, Bologna

Mentre Furlani-Gobbi manipolano ironicamente la loro ricerca artistica adattandola ad una pratica vicina all’arredo e al design, Matteo Cremonesi rende più esplicito il confronto tra contemporaneo e antico con una serie di lavori che portano alla luce un interesse quasi analitico per l’immagine e la forma. All’interno di semplici cornici nere lasciate come appena scartate dalla confezione, rimando ancora una volta alla modularità e standardizzazione, Cremonesi giustappone immagini e ritagli tratti da libri di storia dell’arte a fotografie che ritraggono dettagli di oggetti dal basso valore simbolico ed estetico come una fotocopiatrice (“Dark birch – Sculpture/Printer Office – Romanico”) e una lavatrice (“Bacall – Sculpture/Printer Office”) che sembrano reclamare una propria sensualità.

Quello che si viene a creare è un dialogo lento e silenzioso che mette in luce analogie e differenze e che mette in campo non solo l’esperienza della visione, ma anche quella della temporalità. Le forme dei due oggetti, fotografati in modo quasi ossessivo, diventano macchine del tempo capaci di attraversare le epoche e la concezione di status symbol che trova oggi nell’arredamento una delle sue maggiori espressioni. In una nuova piccola utopia come la fotocopiatrice e la lavatrice sembrano trovare la propria realizzazione concedendosi intimamente all’obiettivo fotografico di Cremonesi, così l’uomo contemporaneo trova appagamento nel modellare gli interni della propria abitazione ad immagine e somiglianza del catalogo Ikea.

Curioso allora, e in questo contesto forse non del tutto casuale, che proprio qualche giorno fa il colosso svedese dell’arredamento abbia lanciato una nuova collezione chiamata Real Life Series che riprende tre celebri salotti del piccolo schermo (Stranger Things, I Simpson e FRIENDS): lo stato sociale più invidiato, quello delle celebrity, è ora disponibile a prezzi ridotti.

FAKE MARBLE DOESN’T CRY
a cura di Lisa Andreani
Furlani-Gobbi
Matteo Cremonesi
Fino al 15.06.2019
Gallleriapiù, Bologna

Furlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #02 (video), 2019, video still – Gallleriapiù, Bologna
Furlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #05 (display), 2019, detail – Gallleriapiù, Bologna
Furlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #05 (display), 2019 – Gallleriapiù, Bologna
Matteo Cremonesi, Dark Birch – Sculpture / Washer, Ferhat-pašina džamija, 2019 – Gallleriapiù, Bologna
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