Fruit Exhibition | Interviews with the publishers #3

Here the interviews with atelier iii, Caroline Karst, Witty Kiwi, Gram Publishing.
31 Gennaio 2018
On the occasion of the independent art publishing market to be held in Bologna from 2 to 4 February 2018, named Fruit Exhibition, ATPdiary has interviewed some of the participating publishers. On that occasion you will find artist’s books, catalogs, graphic design projects, magazines and zines.
Everything will take place in the spaces of the historic Palazzo Re Enzo, where there will be a hundred independent Italian and foreign publishers, as well as a program of conferences, workshops, exhibitions and installations.
RAUM Italic, The little (BIG) book of coloured animals - Halina Kirschner, Gerlinde Meyer, Nadine Prange e Katja Spitzer, 2017

RAUM Italic, The little (BIG) book of coloured animals – Halina Kirschner, Gerlinde Meyer, Nadine Prange e Katja Spitzer, 2017

Atelier iii

ATP: How would you describe the editorial cut of your publication?

Atelier iii: My interest of making book is the transformation when photography becomes printed-matter. I see book as architecture, and letter as the minimum unit of our world. 

ATP: Which topics are you discussing and how do you choose them?

Atelier iii: Until now, I make only my books, and artists that I know personally very well, so that it’s already clear how and what to speak about their works in the form of book. Me, as an artist, i am interested in the roll of photography in front of landscape “in” architecture. When i found works which has familiar interest, I make it.

ATP: What is, in your opinion, the strength of independent publishing compared to that of large distribution?

Atelier iii: Freedom – less domination by capital. Freedom in my sense could be called savage or barbarous. Clearer responsibility of artist. But I always have eyes on the little press compare to when it happens as “large distribution”, and i try to figure out what only little press can do for the project. every project, I ask myself how i draw / go beyond the border between independent and commercial.

ATP: In recent years we have seen the proliferation of fairs and ‘meetings’ dedicated to independent publishing. How do you motivate this interest? Does the increase of the manifestation also correspond to an increase on the commercial level?

Atelier iii: I am open to the people who come and speak to me. but i, myself, just focus on my interest.
For example, I am motivating to come to Bologna this time, not only to participate the book fair, but also to see Tange’s urban development project in Bologna. The combination book and traveling is perfect for me 🙂

ATP: What are the main difficulties in being an independent publisher?

Atelier iii: I need to always be clear of my attitude – I have to know what I am doing. it sounds easy but very difficult for me!

Gram Publishing, GRAM #4 - 327 g of VOID, A.A.V.V.

Gram Publishing, GRAM #4 – 327 g of VOID, A.A.V.V.

Gram Publishing

ATP: Come descrivereste il taglio editoriale della vostra pubblicazione?

Gram Publishing: Gram è una creatura multiforme, una pianta infestante, un archivio in continua espansione, che si alimenta grazie alla collaborazione con diversi autori. Periodicamente, Gram lancia un tema ed una open call e, tramite un processo curatoriale, ne concretizza i contenuti all’interno di una pubblicazione sperimentale. Essa non è paragonabile ad un libro o ad un magazine, ma piuttosto ad un contenitore di idee. Le buste da cui è formata ogni pubblicazione, contengono progetti editoriali di formati diversi, realizzati con carte e tecniche differenti. Ogni progetto viene pesato, imbustato e venduto al grammo. La nostra potrebbe essere definita un’attività di spaccio di arte. Questo atteggiamento, e l’utilizzo del grammo come unità di misura per determinare il prezzo dei prodotti è da intendersi come una provocazione riguardo la vendita e la mercificazione del materiale d’arte.

ATP: Quali temi trattate e come li scegliete?

Gram Publishing: Per quanto riguarda i contenuti, l’interesse principale di Gram è la discussione della contemporaneità. Nel caso della pubblicazione cartacea, i temi scelti sono delle keywords, dei concetti molto ampi, quasi degli archetipi. E’ interessante pensare al susseguirsi delle edizioni di gram come ad uno spaccato di interpretazioni e di visioni del presente, che genera una particolare forma di storytelling. I temi sono concettualmente legati e conseguenti l’uno all’altro, e, come nel caso dell’ultimo numero “VOID” vanno a caratterizzare la natura del prodotto finale, che in questo caso è impacchettato e venduto con una busta del sotto vuoto.

ATP: Quale è, a vostro parere, la forza dell’editoria indipendente rispetto a quella di larga distribuzione?

Gram Publishing: I progetti di self-publishing sono la pura espressione di un’idea o di un approccio e determinano un controllo totale del proprio destino come autore, ovvero sono una manifestazione libera dai vincoli del mercato, sono progetti che non devono sottostare alla regole dell’editoria tradizionale di massa. In quanto self-publishers possiamo godere di un’estrema libertà nell’affrontare i temi e nel gestire la resa estetico/concettuale di ogni progetto. L’autopubblicazione per noi è un gesto di resistenza, una necessità. Noi crediamo in una sorta di rivoluzione che parte dal basso, fatta di autori, artisti e di tutte le persone che gravitano nell’orbita di Gram. Avendo avuto modo di sperimentare le interazioni autoriali/artistiche anche al di fuori del contesto cartaceo, abbiamo capito che il vero tesoro che si viene a creare è l’energia e la sintonia fra curatori, artisti e ricettori. Per questa ragione gli orizzonti di Gram non vogliono essere circoscritti solo ed unicamente al mercato editoriale ma desiderano poter spaziare all’interno dei più disparati contesti creativi.

ATP: Negli ultimi anni si è visto il proliferare di fiere e ‘raduni’ dedicati all’editoria indipendente. Come motivate questo interesse? All’aumentare delle manifestazione corrisponde anche un incremento sul piano commerciale?

Gram Publishing: L’editoria indipendente è un ambiente che sta offrendo nuovi stimoli e sta dimostrando di essere un settore in crescita, pur sempre rimanendo un prodotto di nicchia. Crediamo che il futuro non farà altro che confermare questa tendenza. Appoggiamo le fiere dell’editoria in quanto tempio per gli appassionati del settore, ma siamo convinti che l’editoria contemporanea debba uscire dai soliti contesti di nicchia ed invadere le strade per raggiungere le persone. Questo è ciò che ci prefiggiamo. In poche parole, oltre che continuare a diffondere contenuti abbiamo intenzione di creare nuove situazioni e sperimentare nuovi metodi di coinvolgimento per il pubblico.

ATP: Quali sono le difficoltà principali nell’essere un editore indipendente?

Trovare il proprio tempo all’interno di una società che corre come un cavallo infuriato e bendato, we live in the fucking cyber-wild-west!

Witty Kiwy, 1999, Iacopo Pasqui

Witty Kiwy, 1999, Iacopo Pasqui

Witty Kiwi

ATP: Come descrivereste il taglio editoriale della vostra pubblicazione?

Witty Kiwi: Witty Kiwi nasce nel 2012 con l’intenzione di promuovere la fotografia contemporanea, nel corso degli anni ha avuto diverse consapevolezze: partendo con una produzione di fanzine con una tiratura limitata di massimo 100 copie, per arrivare ad una tiratura più ampia, dando molto peso anche al design.

ATP: Quali temi trattate e come li scegliete?

Witty Kiwi: Witty Kiwi non ha un focus fisso e di conseguenza un genere specifico, ogni pubblicazione ha una storia ed una progettazione a sé; ciò nonostante ogni titolo ha un filo conduttore con con gli altri, quando si è alla ricerca di nuovi lavori si è molo attenti ad una fotografia autoriale con ampio spazio alla metafisica ed alla poetica. La ricerca di nuovi autori è sempre continua, principalmente vengono monitorati sia online che nel corso dei festival.

ATP: Quale è, a vostro parere, la forza dell’editoria indipendente rispetto a quella di larga distribuzione?

Witty Kiwi: L’editoria indipendente si differenzia in davvero tanti aspetti rispetto alla grande editoria. Trovo che la vera forza dell’editoria indipendente sta proprio nella costruzione di una identità chiara e distinta; nel cui catalogo il peso lo fa la qualità piuttosto che la quantità. Difatti un ruolo determinante è proprio quello dell’editore, il quale seguendo tutti i passaggi di una costruzione del libro, dalla progettazione alla vera e propria distribuzione, permette di esprimere una ricerca ben specifica e delineata.

ATP: Negli ultimi anni si è visto il proliferare di fiere e ‘raduni’ dedicati all’editoria indipendente. Come motivate questo interesse? All’aumentare delle manifestazione corrisponde anche un incremento sul piano commerciale?

Witty Kiwi: E’ assolutamente vero, negli ultimi anni la crescita è aumentata a vista d’occhio sia per quel che riguarda il mondo dell’editoria ma soprattutto per il mondo della fotografia. Trovo che questa attenzione non sia assolutamente casuale, ma dettata da questa nuova consapevolezza che offre il libro d’arte, vero mezzo di espressione e di ricerca. Questo aumento di manifestazioni, come si può immaginare, non sempre è sinonimo di aumento delle vendite, credo si parli di un mercato relativo dove i numeri restano abbastanza invariati: chi prima comprava online, ora aspetta 10 giorni ed avrà la possibilità di di comprarlo di persona. Difatti piuttosto che un aumento di vendite si possa parlare di aumento di visibilità ed attenzione

ATP: Quali sono le difficoltà principali nell’essere un editore indipendente?

Witty Kiwi: A mio avviso la sfida principale per ogni editore indipendente sta nel trovare un equilibrio tra la produzione di elevata qualità, e mantenere dei costi sostenibili; avendo la possibilità di crescere in un settore che rischia di diventare sempre più saturo. Di sicuro lavorare con l’editoria oggi non è per nulla semplice, di compenso molto soddisfacente.

Butes, Orto invisibile, Federico Guerri e Gianluca Galante

Butes, Orto invisibile, Federico Guerri e Gianluca Galante

Caroline Karst

ATP: How would you describe the editorial cut of your publication?

Caroline Karst: We work on books and printed matter. We print and publish only a few copies as this gives us more possibility for experimentation. The starting point is a desire to imagine and to make the editorial object ourselves. The book is a very rich creative space, where the artistic content and the form are developed together. We are able to share our artistic works as Caroline Karst, a duo made of artists Evelise Millet and Nicolas Roussel.

ATP: Which topics are you discussing and how do you choose them?

Caroline Karst: We like karstic landscapes and printers. Otherwise, we create images (photographs, drawings) individually and then we confront our creations. It is this dialogue that is interesting and reveals analogies and oppositions, and emphasizes a common interest in drawing

ATP: What is, in your opinion, the strength of independent publishing compared to that of large distribution?

Caroline Karst: It is about thinking and proposing forms that do not correspond to the standards (formats, manipulations, readings) present when dealing with large retailers. Depending on the project, we do not need to use an ISBN, consider a different type of fold, a specific type of paper, etc.
Self-publishing is a complete process, that begins with the conception of the contents of the book and ends with its final binding, taking into account the economic and technical constraints that may be present along the way, and always keeping in mind the final goal, its diffusion.
This is a full-fledged practice, which seems very different to us from a publication completed alongside a major publishing house.

ATP: In recent years we have seen the proliferation of fairs and ‘meetings’ dedicated to independent publishing. How do you motivate this interest? Does the increase of the manifestation also correspond to an increase on the commercial level?

Caroline Karst:: A few years ago, the digital book became extremely popular. While initially a point of concern, we have noted that there is still an interest in printed books. There is always an interest in books as objects and especially in photography and fanzine books. Today, it is very easy today to get started in printing as there are many online printers with a variety of attractive proposals. The emergence of DIY has resulted in a rich production of images in the fanzine field and often it is through these commercial meetings of micro-editions and independent publishers, that we have the opportunity to meet the contemporary creation.

ATP: What are the main difficulties in being an independent publisher?

Caroline Karst: While there are difficulties, being an independent publisher gives you an incredible amount of freedom. An independent publisher thinks of an idea for a book, produces it, stores it, distributes it, communicates it, and then sells it via art book fairs such as Fruit .
The publisher participates in the entire process that involves creating a book and this requires him to take on different roles within each step. While this is not always easy to do, it is a very exciting process!

Caroline Karst, Influences naturelles by Evelise Millet, 2015

Caroline Karst, Influences naturelles by Evelise Millet, 2015

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