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Il tempo pittorico di Francesco Lauretta — z2o, Roma

[nemus_slider id=”44120″] Le storie di fantasmi sono quasi sempre affascinanti. Anche quelle più banali, più stereotipate. Con un po’ di curiosità, se si sviscera il senso etimologico della parola “fantasma”, si scopre che deriva dal greco phantasma, figura, visione, e...

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Le storie di fantasmi sono quasi sempre affascinanti. Anche quelle più banali, più stereotipate. Con un po’ di curiosità, se si sviscera il senso etimologico della parola “fantasma”, si scopre che deriva dal greco phantasma, figura, visione, e questo da phantazo apparisco, faccio vedere, prendo la figura da qualcuno. Il termine si sviluppa e trascende fino a toccare concetti come fantasia, pensieri, idee, immagini vane. Ed è proprio l’evanescenza che sembra affascinare l’artista Francesco Lauretta, nella sua prima mostra, “Inesistenze”, ospitata fino al 31 luglio nella z2o Sara Zanin Gallery di Roma. Il titolo, complesso e denso, racconta proprio di fantasmi, “di presenze assenze che sfuggono a una definizione ma che risultano terribilmente riconoscibili”.

Tutta la mostra corre lungo la tensione degli opposti: presenza – assenza, vita – morte, esistente – inesistente. Con piglio filosofico-esistenziale, l’artista tenta di tracciate il labilissimo confine tra ciò che appare e l’invisibile, mediante il mezzo, eccelso, della pittura. Rappresentando e nascondendo – nella prima stanza Lauretta ha deciso di celare due bellissimi quadri dietro a pesanti tende nere -, l’artista semina nello spazio resti di pittura ‘in esubero’: dei pezzi di nastro adesivo utilizzato per ‘dare perimetro’ ai quadri. Queste tracce sono presenti anche su un piccolo schermo, a disegnare una faccia. Il volto stilizzato copre la banalità televisiva trasmessa nelle trite e deprimenti trasmissioni che giornalmente il servizio pubblico della RAI ci rifila per mostrarci la realtà – teatralizzata – del nostro tram tram quotidiano. Lauretta, con gesto ironico, addita questa civiltà della sovrapposizione come da biasimare, come una superrealtà che, nella sua mediocrità, diventa pura rappresentazione.

Ma al di là delle parti della mostra dove l’artista si spinge ben lontano da ciò che è la sua vera natura di bravo pittore, sono proprio le opere prettamente legate all’atto del dipingere e del disegnare che l’artista da il meglio di se. Penso al disegno rosso, descritto come “un cosmo nel quale i vivi e i morti stanno assieme, dove tutto è in moto e si rigenera in ogni istante”. Un’ambiguità domina la seconda stanza, temporale e spaziale, o più correttamente propriocettiva (Francesco Lauretta) Penso anche alle grandi ‘ombre’ dell’ultima stanza che tracciano paesaggi funerei. L’artista utilizza l’antica tecnica dello spolvero per tracciare grandi disegni dove compaiono delle lapidi quasi inghiottite dalla vegetazione. Indistinguibili, sembrano delle trame astratte. L’invito che l’artista ci porge è quello di espandere la nostra immaginazione verso l’invisibile, l’altrove.

Il tema della morte, non sublimato, ma palesato con evidenti riferimenti iconografici – le lapidi, i fiori che appassiscono, una piccola cassa-urna… – è il filo rosso che l’artista dipana in forme esaltate dalla stessa pittura: mezzo espressiva sentito e vissuto dall’artista come incarnazione di un tempo che è prima di tutto esistenziale.

Francesco Lauretta,   Between Myself and Death,   2015,   olio,   oro,   tela,   scotch,   805 x 107,   Courtesy z20 Sara Zanin Gallery,   foto S. Luciano
Francesco Lauretta, Between Myself and Death, 2015, olio, oro, tela, scotch, 805 x 107, Courtesy z20 Sara Zanin Gallery, foto S. Luciano
Francesco Lauretta,   Inesistenze,   2015 - installation view,   Courtesy z2o Sara Zanin Gallery - Foto S. Luciano
Francesco Lauretta, Inesistenze, 2015 – installation view, Courtesy z2o Sara Zanin Gallery – Foto S. Luciano
Francesco Lauretta,   Hermetic Melancholy,   2015,   olio,   tela,   scotch,   84 x 105 cm,   Courtesy z20 Sara Zanin Gallery,   foto S. Luciano
Francesco Lauretta, Hermetic Melancholy, 2015, olio, tela, scotch, 84 x 105 cm, Courtesy z20 Sara Zanin Gallery, foto S. Luciano
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