Polifonia fotografica in Viasaterna, Milano

Eterogenea, contraddittoria, mefistofelica (nel senso che ‘nega’ anche i suo storici principi), ibrida, contaminata, artistica vs commerciale, ironica…
20 Giugno 2016

Sulla Nuova Fotografia Italia. Il titolo rivela molto, anche nei dettagli, quali sono i proponimenti di una mostra. Il titolo della raccolta panoramica della giovane fotografia italiana – ospitata fino a metà settembre nella galleria Viasaterna Arte Contemporanea – rivela infatti, con la preposizione “sulla”, una posizione ben precisa. Fantom – il collettivo curatoriale noto per l’attenzione con cui coglie e diffonde fenomeni (prima che autori) nella loro forma germinale – si pone ‘sopra’ ad un bacino creativo che fa della fotografia il mezzo espressivo per eccellenza. Non mancano, infatti, nell’ampia selezione in mostra, degli artisti (prima che fotografi) che utilizzano ben altri mezzi espressivi. Ecco allora che porsi “a volo d’uccello” su un bacino sicuramente in continua evoluzione è come rivelarne la struttura, capirne la morfologia, in altre parole, leggerne e capirne l’importanza. La scelta dei 13 talenti in mostra, infatti, è stata fatta “sulla base della prossimità con Fantom”, dunque su analoghe “lunghezze d’onda”.

Altro aspetto significativo che legittima la selezione sono le ragioni “in negativo” che il collettivo dichiara: “2016 – Sulla Nuova Fotografia Italiana non riconosce e promuove una specifica linea di ricerca. Nessuna scuola. Nessun tema ricorrente. Nessuno stile condiviso. Al contrario, identifica nella mancanza di un macroscopico principio comune – in una positiva frammentazione –  la caratteristica distintiva e la ricchezza di uno scenario unico e dinamico.” Eterogenea, contraddittoria, mefistofelica (nel senso che ‘nega’ anche i suo storici principi), ibrida, contaminata, artistica vs commerciale, ironica…

I tredici artisti scelti soddisfano di fatto quelle che sono molte delle ‘diatribe’ concettuali sulla fotografia, confutando le rigide classificazioni, le parziali categorie di genere, le banali contaminazioni con i mezzi (facili e impostori) quali smartphone, tablet ecc. La carrellata di opere, infatti, non scade mai nelle trite controverse legate alla statuto della fotografia di storica memoria, ma va ben oltre. Prova ne siano alcune ricerche, come quella di Alessandro Calabrese e dei The Cool Couple. Calabrese compie un accumulo seriale per immagini scaricate in rete. Non scegliendo ma prelevando ‘in automatico’, l’artista sovrappone le immagini trovate (in bassa o alta risoluzione, non è importante) per formare dei “buchi neri” dove il visibile viene meno. Le stampe in mostra, installate a parete e quelle montate in sostegni metallici (che funzionano anche meglio), mostrano un miscuglio di immagini che rasentano l’indistinguibile, rivelano o negano le forme e i racconti, legittimando così la perdita di significato della fotografia stessa. Nella quantità, la qualità viene meno, deflagra nell’ignoto spazio profondo della rete. I duo The Cool Couple (Niccolo? Benetton e Simone Santilli), invece, lavorano sull’impostura delle icone, sull’ironica ridondanza delle mode e la loro spersonalizzazione. Prendendo un concetto come quello di “barba”, ne cercano nel presente o nel passato delle icone: esemplari uomini barbuti o un modello 3D in polistirolo di un Mosè con barba. Anche Martina Corà, come Calabrese, non scatta nessuna foto ma preleva le immagini da fonti disparate, per illustrare fenomeni popolari o per sdrammatizzare le visioni stereotipate dell’uomo (medio) contemporaneo.

Federico Clavarino - 2016 - On New Italian Photography,   installation view,   © Viasaterna

Federico Clavarino – 2016 – On New Italian Photography, installation view, © Viasaterna

Tra i dialoghi più riusciti dell’intero progetto – da ricordare che la mostra, seguendo la struttura della galleria per sale, si è sviluppata con una suddivisione degli artisti per piccoli gruppi di 2/3 installazioni – quello tra Federico Clavarino, Delfino Sisto Legnani e Francesco Nazardo. Tre diverse sensibilità fotografiche che hanno dato come esito tre distanti espressioni. Cerca di destabilizzare il linguaggio bidimensionale della fotografia Sisto Legnani che presenta i ‘resti’ dei suoi shooting fotografici per ricavare un altro tipo di set ‘celibe’ frutto di materiali disparati che inglobano le stesse fotografie. Talento ben conosciuto per il suo sopraffino lavoro commerciale, Sisto Legnani, non senza ironia, costruisce dunque delle macchine dalla falsificata rappresentazione. Anche Francesco Nazardo ammicca alla foto commerciale, utilizzandone gli stessi patinati clichè. Dai titoli – “Untitled (Neckline”, “Riot of Perfume N6 (Armpit)” e “Alla Carta N5 (Neck)” – scopriamo che articoli sportivi, profumi o corpi – e le estetiche che ne veicolano spesso i significati – diventano indistinguibili l’un l’altro o meglio tutto sembra artificiosamente perfetto. Anche se i prodotti non si vedono, né intuiamo il perverso aleggiare, l’inevitabile alone di commerciale perfezione. Distante l’approccio di Federico Clavarino, le cui fotografie in bianco e nero creano una scacchiera ritmica tra le più calibrate dell’intera mostra. Luci, tagli prospettici, chiaroscuri evidenziano e esaltano gli enigmatici racconti che l’artista estrapola dalla realtà. Come segni di un rebus da decifrare, le immagini sono una libera interpretazione di luoghi e atmosfere di città Europee: icone banali, indecifrabili segni, tasselli di un castello – il titolo della serie è “The Castel” – in continua costruzione.

Dialogo fatto di contrasti quello tra Bea De Giacomo e Domingo Milella, l’una immortala come fosse una scultura dalle morbide forme di Moore il corpo di una donna gravida (quale perfetta costruzione umana), mentre Milella fotografa ben altro tipo di costrutti umani: paesaggi modificati dagli uomini in conflitto o in armonia con una natura estrema.

Realtà falsificata, fotografie di fotografie, super-realismo dato dai reality, fotografia camouflage: questi e tanti altri i temi affrontati da Teresa Giannico e Alessandro SambiniIl lavoro della Giannico mina la “fedeltà” documentaria della fotografia attraverso un processo di ricostruzione della realta?. Attraverso più passaggi fotografici, il suo lavoro compromette o, meglio, mischia vero e falso, creando delle macchine illusionistiche e visionarie. Sambini, attraverso video e fotografia, indaga i sistemi d’informazione, di comunicazione e il linguaggio televisivo. Nel format televisivo da lui ideato, Replay!, Sabotini approfondisce il complesso tema della costrizione degli immaginari e l’insensatezza dell’influenza dei reality nell’immaginario quotidiano.

Due diversissime sensibilità fotografiche quelle che legano – per contenuto – le ricerche di Vittoria Mentasti e Lele Saveri. Entrambi compiono dei reportage in zone ‘calde’ del mondo. La serie in mostra di Saveri, che apre idealmente la mostra, e? stata realizzata nel corso delle proteste studentesche avvenute ad Hong Kong nel 2014 contro la riforma elettorale e in favore della democrazia. Componendo una grande puzzle caotico di fotocopie in bianco e nero, Saveri racconta, con un’estetica che ricorda gli anni ’60-’70, una personale visione dei fatti. Domina l’ordine e il controllo, invece, nella visione della Mentasi. La fotografa presenta una serie di fotografie realizzate a Gaza e a Lifta, un piccolo villaggio nei pressi di Gerusalemme. Le immagini percorrono i segni lasciati sul territorio dalle due popolazioni, quella arabo-palestinese e quella israeliana. Scene sospese, quasi frames sottratti ad una lunga pellicola che inducono, in chi le osserva con attenzione, di immaginarsi un ipotetico seguito esistenziale.

Tra la selezione compiuta per la mostra, tra le più classiche visioni fotografiche c’è quella di  Allegra Martin. Non a caso la fotografa si rifa? alla tradizione della ricerca fotografica sul paesaggio, sul territorio e sull’architettura. Nel testo in mostra, si spiega che per rinnovare questa visione, “le sue immagini introducono una narrativa. Non raccontano storie, non c’e? linearita?, ma gli oggetti che dispone sul piano dell’inquadratura paiono uniti da una trama. Le atmosfere sono sospese. La temperatura fredda. Scenari noir, pure se costantemente avvolti da una luce diffusa e abbagliante.”

La mostra è accompagnata – o completata – da una selezione di pubblicazioni di editori di recente fondazione e perlopiù indipendenti, italiani o stranieri, tra cui Dalpine, Discipula, Humboldt, NastyNasty©, Planar Books, Rorhof, Skinnerboox e altri ancora. Durante queste settimana, la galleria ospiterà incontri e presentazioni delle varie case editrici.

Bea De Giacomo - 2016 - On New Italian Photography,   installation view,   © Viasaterna

Bea De Giacomo – 2016 – On New Italian Photography, installation view, © Viasaterna

Delfino Sisto Legnani - 2016 - On New Italian Photography,   installation view,   © Viasaterna

Delfino Sisto Legnani – 2016 – On New Italian Photography, installation view, © Viasaterna

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