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Fondazione Fotografia | Summer Show

[nemus_slider id=”57288″] In questi giorni di inizio estate non sono solo gli studenti delle scuole ad essere presi dalle prove finali. Anche gli allievi del master di Fondazione Fotografia hanno concluso il loro iter formativo ed è giunta l’ora per...

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In questi giorni di inizio estate non sono solo gli studenti delle scuole ad essere presi dalle prove finali. Anche gli allievi del master di Fondazione Fotografia hanno concluso il loro iter formativo ed è giunta l’ora per loro di fare un punto su quello che hanno appreso. Il progetto The Summer Show vuole anche quest’anno presentare al pubblico i progetti artistici elaborati nei due anni di studi dai ragazzi accostandoli, per la prima volta, alle opere dei giovani finalisti dello European Photography Award che provengono da centri di formazione francesi, tedeschi, inglesi e svizzeri.

La mostra Lo stato delle cose, che si terrà presso il Foro Boario di Modena fino al 17 luglio, rappresenta il punto di arrivo di questo percorso ma, allo stesso tempo, racchiude in sé gli embrioni di quello che, si spera, questi ragazzi svilupperanno nel loro futuro percorso artistico. Quello che da subito stupisce di questa mostra sono i numerosi temi trattati ma anche le tecniche più svariate con le quali gli artisti li sviluppano. Fotografie, video, installazioni e sculture indagano il linguaggio stesso dell’immagine frantumandolo nelle sue componenti spaziali, temporali, materiche e introspettive. Lo spazio in alcuni casi diventa mero contenitore nel quale l’artista rielabora il rapporto con gli oggetti (Bulgarelli) oppure esso si dissolve nelle forme e nei colori per riuscire a raccontare quello che sta tra il visibile terreno e l’invisibile emozionale (Ferrari). Esso diventa anche veicolo per una riflessione sul ruolo della fotografia e del processo creativo (Gianardi) mentre la forma viene indagata come continuo tentativo di riuscire nell’intento di renderla perfetta (Sperandio), come materia che muta incessantemente (Cardarelli) ma anche come oggetto che, anche se il tempo passa, acquista un significato unico e raro (Savorelli). Non manca un’indagine sul paesaggio e sulle realtà troppo spesso dimenticate di degrado e inquinamento (Luporini) e l’approccio più intimista in cui l’ambiente diventa metafora di un io in costante passaggio dalla luce alle tenebre (Fini). Anche la riflessione sul sé viene sperimentata in più varianti dagli allievi. L’io che prende possesso di uno spazio e diventa materia (Canevazzi), che ribadisce la sua presenza più primordiale e animale (Pellegrini) ma anche che rimane in bilico tra quello che era e quello che sarà in un continuo crescendo di consapevolezza (Myxx).

Simone Bulgarelli (1991, Carpi, MO),  Elena Canevazzi (1991, Carpi, MO), Francesco Cardarelli (1981, Offida, AP),  Francesca Ferrari(1961, Modena),  Giulia Fini (1995, Modena), Alessio Gianardi (1983, La Spezia),  Andrea Luporini (1984, La Spezia),  Orlando Myxx(1974, Dolo, VE), Simone Pellegrini (1993, Modena),  Sara Savorelli (1991, Rimini),  Livia Sperandio (1991, Foligno).

Alessio Gianardi,   Testimone,   2016
Alessio Gianardi, Testimone, 2016

Concludono la mostra alcune opere di due artisti già conosciuti e affermati in ambito nazionale ed internazionale: Claudio Gobbi e Stefano Graziani. Il primo presenta il progetto Arménie Ville costituito da fotografie realizzate dall’artista, da altri fotografi ma anche da immagini recuperate da archivi cartacei e telematici. La serie focalizza l’attenzione sulle chiese armene dislocate lungo un cordone che parte dall’Europa occidentale e passa per Russia, Medio Oriente e Armenia caucasica e la cui peculiarità è quella di non aver variato la progettazione architettonica nel corso dei secoli. Il progetto di Gobbi si concentra sul carattere documentario, inteso come raccolta e classificazione dei materiali, ma al tempo stesso esso diventa una riflessione sulla fotografia stessa e sui concetti di visione, serialità e autorialità.

Stefano Graziani presenta invece una serie di opere realizzate nel 2011 dal titolo Conversazioni notturne nelle quali l’artista, attraverso un percorso interpretativo molto personale, presenta soggetti distanti da loro e privi di qualsiasi riferimento spaziale e temporale. L’oggetto o la figura isolati dal loro contesto ordinario diventano un modo per riuscire a stimolare l’immaginazione di chi guarda e creare un nuovo percorso di conoscenza della realtà. Ancora una volta la fotografia diventa strumento di indagine su se stessi oltre che varco per accedere al subconscio, a quella parte più profonda di noi stessi in cui la mente vaga a briglie sciolte tra fantasmi e aloni.

Stefano Graziani,   Senza titolo,   2011,   ink jet print,   47 x 57 cm
Stefano Graziani, Senza titolo, 2011, ink jet print, 47 x 57 cm
Claudio Gobbi,   Redeemer Church_Ani_Turkey_XI Century
Claudio Gobbi, Redeemer Church, Ani, Turkey, XI Century
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