Christian Fogarolli racconta Pneuma

"Il disagio psichico, il confine tra normalità e devianza, il processo di archiviazione e classificazione sono sempre stati delle vene ricche di linfa per la costruzione del mio lavoro."
12 Febbraio 2020
Pneuma, immagine titolo del progetto

Christian Fogarolli racconta Pneuma, progetto vincitore dell’Italian Councilnel 2019: una ricerca basata sull’interazione tra arte e disagio psichico nel contesto europeo.

Margherita Moro: Facciamo qualche passo indietro e prima di parlare di Pneuma, progetto che stai portando avanti in occasione del premio ottenuto attraverso Italian Council, mi piacerebbe indagare maggiormente la tua pratica artistica sin dagli esordi. Si evince, osservando il tuo percorso, che l’attrazione e il desiderio di analizzare le malattie mentali e le loro ripercussioni sul singolo individuo e sulla società, siano parte del tuo operato già da molto tempo. Mi riferisco, ad esempio, a progetti come Lost Identities, presentato in più occasioni tra cui la dOCUMENTA (13) e al MART di Rovereto, o a Il corpo d’aria esposto alla galleria Alberta Pane di Parigi. Da dove è nata la necessità di veicolare la tua pratica attraverso tali argomenti?

Christian Fogarolli: Chiaramente da una spinta interiore, personale e quanto mai anche a me incomprensibile. Ho sempre sviluppato la ricerca partendo da delle iniezioni di curiosità e di approfondimento nei confronti di tematiche, anche scomode in alcuni casi, che credo abbiano sempre avuto una grande attualità, ma che in alcuni momenti storici fanno sentire la loro presenza in maniera delicata, velata.
Il disagio psichico, il confine tra normalità e devianza, il processo di archiviazione e classificazione sono sempre stati delle vene ricche di linfa per la costruzione del mio lavoro.
Ho cercato in questi anni di tracciare una personale strada e di raffinarla per tenere salda una mia coerenza; credo che attualmente i percorsi artistici siano contraddistinti da idee lampo, istantanee, spesso molto differenti tra loro. Forse per relizzare una grande opera d’arte è necessaria una continuità e a volte il coraggio di rispettare se stessi, anche se la via da seguire è la più complessa.
Non sono mai riuscito a nascondere l’interesse e l’attrazione verso quegli aspetti misteriosi e sconosciuti racchiusi nella scatola cranica e ammiro, a volte anche ironicamente, gli sforzi costanti dell’uomo in una ricerca spasmodica di conoscenza, rimbalzato costantemente tra fascino, etica, interessi economici e paura.

MM: Pneuma è un progetto intrinso di una carica umana e sociale molto importanti. Si tramuta quasi in manifesto per debellare la società dal pregiudizio nei confronti delle malattie mentali, un pregiudizio che è ancora radicato profondamente nella nostra contemporaneità. Ritrovo in esso tre concetti cardine: emarginazione, riabilitazione e stigma sociale. Cosa ti aspetti da questo lavoro? A prescindere dal medium che ne permetterà la realizzazione materiale, quali le aspettative, etiche e morali, nei confronti di questa ricerca?

CF: Pneuma è una progetto complesso sotto vari punti di vista e che completato coprirà la durata di un anno ed è nato con lo scopo primario di soddisfare il suo ideatore. L’arte non va generata per educare e istruire, ma egoisticamente per colmare un biosgno intimo e personale. É partendo da questo impulso che successivamente il lavoro artistico ricade nella società, nella politica, negli aspetti più delicati ed effimeri delle esistenze, ma questo è un riversamento postumo e spesso incontrollabile dal suo creatore.Il termine riabilitazione è presente in molti dei miei lavori anche del passato e il tempo che sto trascorrendo con queste persone in diversi centri psichiatrici europei è per me un tempo speciale, di comprensione, di confronto con l’ignoto, un tentativo d’ingresso in una capsula ermetica.

Christian Fogarolli, 2020, Pneuma, fase di ricerca con risonanza magnetica (MRI) sul cervello dell’artista presso CIMeC – Center for Mind/Brain Sciences, Rovereto/Trento. Courtesy of the Artist.
Christian Fogarolli, 2020, Pneuma, fase di ricerca presso Parco San Giovanni, Trieste. La rivoluzione basagliana. Courtesy of the Artist.

MM: Sei solito impiegare differenti mezzi per la realizzazione dei tuoi lavori: come la fotografia, l’installazione, il video e sopratutto la ricerca d’archivio, fondamentale all’analisi degli argomenti da te trattati. Come si sono rivelate le istituzioni alle quali ti sei appoggiato per poter portare avanti la ricerca?

CF: Il processo creativo è impostato su studi e ricerche preliminari, in molti casi archivistiche, fin dal mio primo progetto. Le istituzioni che coinvolgo sono diverse, alcune si occupano di cura psichiatrica, altre di ricerca medico-scientifica, con possibilità di studi e approfondimenti su archivi storici o depositi di diversa natura.  Analizzando il percorso di questi anni è soprendente come moltissime istituzioni si siano interessate alle ricerche, in qualche caso con stupore. É capitato, chiaramente con metodologie e approcci differenti, di instaurare anche un rapporto di stima con le istituzioni, con aggiornamenti e contatti frequenti riguardanti gli sviluppi del lavoro, i progressi o le difficoltà. Questo accade in genere quando si ha la fortuna di interagire con personale di direzione preparato, non solo su tematiche riguardanti il disagio psichico, ma anche sul settore culturale, in modo specifico in relazione a una azione di valorizzazione di patrimonio: obiettivo ulteriore del mio agire.
Non mancano i casi in cui istituzioni si sono dimostrate non pronte a recepire un lavoro di questo tipo, specialmente in rapporto all’arte contemporanea ed è capitato di ricevere lo stesso “no” pronunciato da Basaglia nel ’68 a quelle stesse istituzioni; rivolto a loro per quel modo di agire e per la volontà di non mostrare il loro volto.

MM: Durante questo anno di ricerca ti sei confrontato con diversi istituti psichiatrici per poter realizzare alcuni workshop con i pazienti all’interno di queste strutture. Com’è stata la relazione instaurata con essi e come è stata metabolizzata la volontà di far interagire tale ambito e arte contemporanea?

CF: Pneuma è un progetto in progress, da qui a fine 2020 ci saranno altre attività e incontri con diverse realtà europee. Le relazioni con questi contesti e le persone che quotidianamente lì vivono non sono semplici e risultano chiaramente differenti a seconda dell’area geografica visitata. Non si può negare come queste dinamiche siano in netto rapporto con aspetti politici e societari.
Il sistema italiano o del nord europa è certamente più sviluppato e preparato rispetto ad alcuni paesi dell’est in cui la crescita, dopo l’uscita dai recenti regimi sta avvenendo, ma non sempre in modo così rapido.I paesi che sono e saranno coinvolti in maniera diversa sono: Italia, Svizzera, Austria, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra, Romania, Repubblica Ceca.
I centri di recupero psichico con i quali sto collaborando hanno dimostrato al momento una grande capacità di interazione e apertura, creando delle attività specifiche in relazione a tematiche condivise e mettendo a disposizione i materiali prodotti nelle diverse sessioni come audio di sedute, musica e canti, disegni e dipinti.

Christian Fogarolli, 2020, Pneuma, “non accedere al sito di lavoro”. Fase di ricerca presso Psychiatrisch Hospital Obregia, Bucarest. Courtesy of the Artist.
Christian Fogarolli, 2020, Pneuma, Fase di ricerca presso King’s College, Maudsley Hospital. Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience Londra. Courtesy of the Artist.

MM: Pneuma prenderà vita attraverso canali differenti: dalla realizzazione di diverse opere esposte in progetti personali e che entreranno a far parte della collezione permanente del Mambo di Bologna, all’organizzazione di conferenze, workshop e infine la realizzazione di un catalogo. Parlami di questi passaggi che andranno a comporre l’opera, o meglio, l’azione che hai deciso di portare avanti.

CF: Il progetto sarà presentato in diverse forme espositive in istituzioni europee d’arte contemporanea come STATE Experience Science di Berlino; MARe Museum di Bucarest; Schwarzescafé/Löwenbräukuns di Zurigo e MAMbo di Bologna. L’opera consiste in un’unica installazione ambientale composta da diversi materiali: sculture in vetro, interventi metallici, organici e un video.
I lavori sono realizzati in collaborazione con diversi partner di produzione quali CIMeC – Center for Mind/Brain Sciences, Rovereto/Trento;  King’s College di Londra; FilmWork; Seguso 1397 Murano. Vi saranno inoltre una serie di pneumaevent: presentazioni, conferenze, workshop e screening in centri di ricerca, istituti italiani di cultura, università, associazioni ed enti per il recupero del disagio psichico e che hanno aderito al progetto. L’intero lavoro di un anno sarà poi raccolto in una pubblicazione specifica che conterrà la varie fasi di ricerca e presentazione, oltre a testi del settore scientifico e artistico.

Christian Fogarolli, 2020, Pneuma, fase di lavoro, realizzazione di sculture in vetro presso Seguso Vetri d’Arte, Murano. Courtesy of the Artist.
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