Focus Bologna: Gregor Schneider visits N. Schmidt | Ex GAM, Bologna

“Un quotidiano tedesco mi ha definito l’artista della pandemia. La realtà sembra imitare l’arte: siamo rimasti chiusi in delle stanze, e la mia arte è fatta di stanze. Mi interessa capire allora come ci influenzano le nostre case e le nostre stanze, a prescindere dalle restrizioni che ci hanno obbligato a rimanervi: come reagisce il nostro corpo nelle stanze, cosa pensa, come si comporta." Gregor Schneider
24 Maggio 2021
Gregor Schneider, N. SCHMIDT, Appartamento A (dettaglio bagno), Rheydt, 2017, ph. Gregor Schneider, @ Gregor Schneider – VG Bild-Kunst, Bonn

Tra le tante proposte di Art City 2021, quella dell’artista tedesco Gregor Schneider, Gregor Schneider visits N. Schmidt è quella che si è rivelata tra le più riuscite. L’installazione è stata presentata nel 2017 nell’ambito di Skulptur Projekte (Münster) e riproposta, per la prima volta d’allora, negli spazi dell’Ex GAM – e dunque in the former Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

L’opera prosegue il discorso avviato dall’artista nel corso della 49° Biennale di Venezia del 2001, manifestazione che gli valse il Leone d’Oro per l’opera Totes Haus u r (2001): fu in quell’occasione, infatti, che Schneider presentò per la prima volta al pubblico il fantomatico personaggio di ‘N. Schmidt’, ispirato a un “vicino di casa, collezionista che mi segue da decenni – rivela egli stesso – ama le mie opere, ma che preferisce non farsi vedere tanto”. Così, una porzione dell’Ex GAM si è trasformata nella piccola abitazione di questo individuo, intima, spoglia, resa viva però dalla nostra fantasia, dal silenzio assordante che la pervade, e dallo scorrere dell’acqua del lavandino e della doccia che ne testimoniano un ipotetico recente utilizzo.

Al visitatore che si accinge ad accedere all’installazione non viene anticipato nulla: “È importante infatti – sottolinea Schneider – fare esperienza individuale dell’opera perché un’esperienza di gruppo ne muterebbe la percezione. Bisogna che ognuno entri in contatto con il proprio corpo, il proprio spirito, la propria storia”. Il risultato è quello di trovarsi catapultati in un ambiente domestico tanto vicino al nostro quotidiano, quanto distante dal nostro immaginario: è l’effetto straniante collegato a tutte le sue opere, tremendamente scostante a primo impatto, ma inevitabilmente familiare una volta abituatisi a frequentarlo, “come una seconda pelle” che prima ritenevamo essere estranea, ma che subito dopo diventa parte di noi stessi.

Ecco perché, afferma Schneider, “un quotidiano tedesco mi ha definito l’artista della pandemia. La realtà sembra imitare l’arte: siamo rimasti chiusi in delle stanze, e la mia arte è fatta di stanze. Mi interessa capire allora come ci influenzano le nostre case e le nostre stanze, a prescindere dalle restrizioni che ci hanno obbligato a rimanervi: come reagisce il nostro corpo nelle stanze, cosa pensa, come si comporta. A seguito della pandemia, le stanze non sono fatte ormai soltanto per vivere, ma anche, ad esempio, per lavorare. Dunque, è interessante porre l’attenzione su questi nuovi aspetti”. Si tratta di un’esperienza che, soprattutto a seguito di quanto è successo, si carica quindi di ulteriori significati, riuscendo a intercettare in maniera decisa il nostro stato d’animo e la nostra intimità. 

Gregor Schneider, N. SCHMIDT, Appartamento A (dettaglio camera da letto), Rheydt, 2017, ph. Gregor Schneider, @Gregor Schneider – VG Bild-Kunst, Bonn
Gregor Schneider, N. SCHMIDT, Appartamento A (dettaglio camera da letto), Rheydt, 2017, ph. Gregor Schneider, @Gregor Schneider – VG Bild-Kunst, Bonn

Ma ciò che risulta interessante riguardo all’operato dell’artista è il rifiuto di separarsi dalle case che realizza. “Ho un deposito da 35 anni ormai, e in effetti sono come un serpente: le stanze sono una seconda pelle e io mi porto dietro tutte le mie stanze. Come nel caso della casa di Bologna: non è una replica, bensì la stessa di quella di Münster. L’ho fatta trasportare dalla Germania”. Questione di affezione, si potrebbe dire, e di un costante impulso alla ricerca che lo porta a costruire “stanze dentro stanze al fine di comprendere e di perdermi nello stesso tempo. Sono interessato all’ignoto, alle stanze che non conosco”.

Ed è proprio da questa esigenza che nasce Totes Haus u r (2001), progetto avviato dall’artista già a partire dagli anni Ottanta nella sua cittadina di Rheydt, vicino Mönchengladbach: “Le lettere ‘u r’ indicano l’indirizzo della mia strada – la Unterheydener Straße – anche se il titolo assume diversi significati in tedesco. L’‘Haus u r’ è la mia base, il mio castello: io lavoro qui. Ci sono armadio, dispense, viveri per il sostentamento”. Ed è lì che fece la sua comparsa il ‘signor Schmidt’, a furia di “collezionare e replicare le stanze. Due azioni sintetizzano infatti il mio lavoro: aprire stanze nelle stanze e costruire stanze gemelle, poste una accanto all’altra. Non si tratta di un labirinto: è più una questione di pelle, di strati. Le persone sono libere di entrare e uscire”. Lo stesso di ciò che è accaduto all’Ex GAM di Bologna, divenuta anch’essa per un periodo la casa di ‘N. Schmidt’, e, se si vuole, la casa di tutti quelli che sono passati a visitarla, anche solo per pochi minuti.

Gregor Schneider – Gregor Schneider visits N. Schmidt (in the former Galleria d’Arte Moderna di Bologna)
Installazione a cura di Lorenzo Balbi
Ex GAM, Bologna, Piazza della Costituzione 3

Gregor Schneider, N. SCHMIDT, Appartamento A (dettaglio soggiorno), Rheydt, 2017, ph. Gregor Schneider, @Gregor Schneider – VG Bild-Kunst, Bonn
Gregor Schneider, N. SCHMIDT, Appartamento A (dettaglio bagno), Rheydt, 2017, ph. Gregor Schneider, @Gregor Schneider – VG Bild-Kunst, Bonn
Gregor Schneider, N. SCHMIDT, Appartamento A (dettaglio soggiorno), Rheydt, 2017, ph. Gregor Schneider, @Gregor Schneider – VG Bild-Kunst, Bonn
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