ATP DIARY

Fioritura. Serena Vestrucci alla Galleria Renata Fabbri, Milano

Testo di Maria Carla Forina — Sui due piani della galleria Renata Fabbri arte contemporanea di Milano è in corso, dal 26 maggio all’11 settembre 2021, la mostra di Serena Vestrucci, Fioritura. L’artista milanese mette in scena un’estetica del quotidiano:...

Serena Vestrucci, Fioritura, 2021. Veduta della mostra presso Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea. Foto di Alberto Fanelli
Serena Vestrucci, Testa di cavolo, 2021, bronzo, quattro mesi. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto di Alberto Fanelli

Testo di Maria Carla Forina —

Sui due piani della galleria Renata Fabbri arte contemporanea di Milano è in corso, dal 26 maggio all’11 settembre 2021, la mostra di Serena Vestrucci, Fioritura. L’artista milanese mette in scena un’estetica del quotidiano: un racconto in due parti su ciò che vediamo e viviamo ogni giorno. Entrando nello spazio, vediamo dodici cavoli in bronzo, isolati, antropomorfi, tristi, che occupano l’intero pavimento del primo piano. Tutto è talmente letterale da risultare – intenzionalmente – ironico. Le Teste di cavolo (2021) sono, effettivamente, dodici varietà di questo ortaggio, riprodotte fedelmente in bronzo. Se ci avviciniamo alle piccole sculture, scorgiamo dei volti umani incisi, disillusi e amareggiati per loro solitudine. Le piccole isole vegetali sono degli antimonumenti. 

Pur essendo scolpite nel bronzo, le sculture non decantano avventure e conquiste di terre lontane come statue equestri, ma, distanziate le une dalle altre, sembrano soffrire in modo umano. Non ci parlano, ma provocano sorrisi di tenerezza e passi incerti, attenti a non calpestarli.

Scendiamo le scale: un’installazione a parete riempie su due lati lo spazio sottostante la galleria. Batter d’occhio (2021) registra i battiti delle ciglia, con pittura acrilica, su dei grandi fogli di carta, allestiti con delle calamite. Le tracce di questo gesto, che automaticamente compiamo sin dalla nascita, sono ripetute su tutta l’area del foglio. L’azione, fugace e inafferrabile, diventa corale, perchè molteplice, e performativa nel momento in cui ne rimane l’impronta. Non viene resa poetica, né viene elevata a significati altri. Semplicemente, il movimento delle ciglia non solo fende l’aria, ma, nel farlo, incontra la superficie cartacea più e più volte.

Serena Vestrucci, Fioritura, 2021. Veduta della mostra presso Renata fabbri arte contemporanea, Milano. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea. Foto di Alberto Fanelli
Serena Vestrucci, Batter d’occhio (dettaglio), 2021, battiti di ciglia su carta, tempera, tre mesi. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto di Alberto Fanellijpg

Qualcosa a cui non pensiamo, ma che facciamo quotidianamente ogni secondo della nostra vita, viene portato all’evidenza. Dilatato spazialmente, ci dice: “Guarda: lo facciamo tutti”. Inoltre, la scelta della calamita, come unico oggetto che tiene ferma la carta sulla parete, è data dalla volontà di esporre qualcosa che è, di fatto, temporaneo, mobile.

Lo spazio espositivo, quindi, è diviso in due parti, nettamente separate. 
Lo è la vita di tutti i giorni, sembra suggerirci Serena Vestrucci. 
Al piano di sopra, l’isolamento silenzioso dei cavoli in bronzo. Al piano di sotto, una collettività di persone che, tutte allo stesso modo, battono le ciglia.
I due momenti sono presentati in modo testuale, precisamente aderente alla realtà, come di consueto nei lavori dell’artista. Ciò avviene, in primo luogo, nei titoli delle opere. Non aggiungono nulla rispetto a ciò che vediamo, se non una leggera nota ironica. 
Le cose della vita vengono chiamate per nome. Ricordo la serie Trucchi (2014 – in corso): delle tele, letteralmente, truccate utilizzando ombretti in commercio. La banalità degli oggetti e delle azioni comuni è messa in scena, celebrata nella sua umiltà attraverso l’esposizione, analizzata e approfondita attraverso la fruizione. 
Gli oggetti decontestualizzati ci sono familiari e allo stesso tempo ci sorprendono. Isolati e rarefatti, fioriscono nel senso opposto perché, in quanto umani, sono effimeri. 

Il momento della Fioritura presuppone già un invecchiamento, un deterioramento che sarà. La mostra non fa altro che assecondare ed ammettere l’esistenza di questa condizione, attraverso gesti, nomi e cose semplici. 

Serena Vestrucci, Testa di cavolo, 2021, bronzo, quattro mesi. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto di Alberto Fanelli
Serena Vestrucci, Fioritura, 2021. Veduta della mostra presso Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea. Foto di Alberto Fanelli
Serena Vestrucci, Teste di cavolo, 2021, bronzo, quattro mesi. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto di Alberto Fanelli
Serena Vestrucci, Testa di cavolo, 2021, bronzo, quattro mesi. Courtesy l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto di Alberto Fanelli