ATP DIARY

#dOCUMENTA13 – Perchè? Cardiff & Bures Miller / Warboys / Djordjadze

*** Perchè? Mi è piaciuta l’opera Alter Bahnhof of Video Walk di Janet Cardiff & George Bures Miller perchè mi ha fatto vivere un’esperienza letteralmente straniante. La voce sensuale di Janet Cardiff, trasmessa attraverso degli auricolari collegato ad un iphone,...

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Perchè? Mi è piaciuta l’opera Alter Bahnhof of Video Walk di Janet Cardiff & George Bures Miller perchè mi ha fatto vivere un’esperienza letteralmente straniante. La voce sensuale di Janet Cardiff, trasmessa attraverso degli auricolari collegato ad un iphone, accompagna lo spettatore attraverso la stazione ferroviaria di Kassel. L’artista suggerisce dove andare, mentre, nel piccolo schermo dello smartphone appaiono una serie di ambienti e situazioni precedentemente registrate e vissuti dall’artista.

Reale, virtuale, immaginato e immaginario si fondono per dar vita ad un’esperienza non solo coinvolgente ma anche molto emozionante. Ciò che accade nel nostro presente, si accavalla con il passato di un’altra persona. Suonatori, ballerini, cani, treni che partono, persone che arrivano, gente che cade, macchine che si muovono. Il binario 13 non è più lo stesso nel momento in cui la voce della Cardiff ci sussurra che in quello stesso punto durante la seconda Guerra Mondiale partivano dei treni per il campo di concentramento. Così come la grande hall si trasforma in una surreale coreografia per un sensuale balletto a due.

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Perchè? Mi è piaciuto il grande ‘disegno’ tridimensionale di Thea Djordjadze, anche se disegno non era. Le sue fragili ed effimere sculture, fatte di oggetti trovati, esili fili di ferro, vetro e stoffa, ricostruiscono una sorta di disegni mentali o ambientazioni oniriche. Stanze senza pareti, camere con freddi letti rigidi e poco accoglienti, una grande tela che nasconde, dei sedili scomodi, delle credenze invisibili. Le tracce ambientate della Djordjadze raccontano, dentro una grande serra nel parco di Kassel, una storia minima dentro un’architettura immaginaria dove gli ambienti sembrano farsi e disfarsi con le diafane righe d’ombra prodotte dalla struttura in ferro della serra.

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Perchè? Mi è piaciuta la stanza di Jessica Warboys per la grande tela  che l’artista ha allestito come una grande quinta teatrale. Macchie, segni, gesti, ma anche accenni di paesaggio sono registrati nel grande Sea Painting dove il vento, la sabbia, le onde del mare hanno trascritto forme e figure in totale libertà. La pittura impressionista sembra darsi appuntamento in questi tanti metri di tela e pigmento per dar vita ad un condensato di energia pittorica. La natura sembra guidare l’istinto di quest’artista particolarmente sensibile per il dato naturale. La Warboys sembra assecondarlo, sedurlo, sentirlo per produrre poi le sue opere. Pendant all’opera pittorica un suggestivo video dove – protagonista sempre la natura con i suoi colori, movimenti ed imprevedibili estri – l’artista sembra raccontare misteriose favole ambientatetra costiere, campi incolti e folate di vento.

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