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Da Franco, Senza Appuntamento #2 | L’arte in una barberia

[nemus_slider id=”74960″] — Da Franco si va “senza appuntamento”, suona come una frase senza particolare importanza. In realtà è un invito decisamente con un forte carattere: “Senza Appuntamento vuole essere una risposta energica e ironica alla condizione di radicale precarietà...

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Da Franco si va “senza appuntamento”, suona come una frase senza particolare importanza. In realtà è un invito decisamente con un forte carattere: “Senza Appuntamento vuole essere una risposta energica e ironica alla condizione di radicale precarietà economica ed esistenziale nella quale sono immerse molteplici generazioni di artisti, curatori e lavoratori della cultura. Con la sua struttura leggera, collettiva e orizzontale il progetto è pensato per aprire uno spazio fisico, ma soprattutto relazionale, nel quale tornare a discutere e confrontarsi sulle rispettive pratiche di ricerca, offrendo inoltre al pubblico la possibilità di conoscere il lavoro di giovani artisti.”

Quattro gli ideatori – Andrea Polichetti , Niccoló De Napoli, Vasco Forconi e Silvio Saccá – alla loro seconda presentazione. Il primo appuntamento ha ospitato Andrea Polichetti, Niccoló De Napoli, Michele Tiberio, Benni Bosetto, Silvio Saccà (9 Febbraio – 14 Marzo, 2018), mentre il secondo episodio, inauguratp il 19 aprile, ha presentato le opere di Michele Gabriele, Emiliano Maggi, Andrea Martinucci, Caterina Morigi e Lorenzo Pace.

Segue un’intervista corale con i curatori del progetto per capire chi è Franco Candela, come si sono relazionati gli artisti all’interno di una barberia; le reazioni avute dal pubblico; i nessi tra il progetto e la presentazione della fanzine TECH GLEBA.

ATP: Una domanda che, forse, esula dal vostro progetto ma che mi interessa molto. Chi è Franco Candela? Come ha reagito alla vostra proposta di ospitare un progetto come Senza Appuntamento?

Francesco Candela è un uomo di altri tempi, molto acuto e dotato di grande sensibilità. È arrivato a Roma all’inizio degli anni ‘60. Da allora ha tagliato i capelli a giovani di borgata, alti prelati, ambasciatori, intellettuali e critici d’arte, lavorando ogni giorno dalle 9 di mattina alle 9 di sera. La barberia in Corso Vittorio Emanuele II ce l’ha dall’inizio degli anni ‘80, nel tempo ha visto cambiare e ritornare le mode ma soprattutto è stato testimone diretto del radicale cambiamento del quartiere, che da popolare si è trasformato in iper-gentrificato. È stato Niccolò De Napoli a stabilire per primo un contatto con lui per poi presentarcelo. Un pomeriggio mentre camminava su Corso Vittorio Niccolò è rimasto colpito dalla vetrina del negozio composta con un’incredibile armonia visiva e ha capito immediatamente che chiunque l’avesse allestita doveva essere dotato di una spiccata sensibilità. Quel giorno non è entrato nel negozio ma è riuscito a scorgere dalla vetrina Franco con la sua giacca rossa mentre eseguiva un taglio. Subito dopo la prima visita Niccolò si è reso conto che sarebbe stato interessante interagire con gli stimoli e con i limiti imposti dallo spazio, proprio allestendo una mostra al suo interno. Superato l’imbarazzo e le perplessità iniziali è entrato nella barberia e ha provato a raccontare la sua idea. Franco ha recepito immediatamente il progetto ma non ha subito detto di sì, era preoccupato che un’alterazione del registro visivo del negozio potesse in qualche modo spaventare la sua abituale clientela. Poi dopo altri due incontri ha accettato di ospitare una mostra. È stato tutto molto spontaneo. Ora Franco è molto contento di ciò che stiamo realizzando ed è anche molto interessato alle pratiche artistiche che si avvicendano all’interno del suo spazio.

Da Franco Senza Appuntamento#2, installation view - Photo credits: Giorgio Benni
Da Franco Senza Appuntamento#2, installation view – Photo credits: Giorgio Benni

ATP: Entrando nel merito di Senza Appuntamento, il 19 aprile è inaugurato il secondo episodio, dopo quello che avete inaugurato lo scorso febbraio-marzo. Mi raccontate come è nata l’idea di organizzare una ‘mostra’ dentro al negozio di un barbiere? Quali sono le finalità?

Niccolò ha immediatamente coinvolto un altro artista, Andrea Polichetti, insieme hanno selezionato gli artisti da invitare e hanno poi curato la prima mostra. Alla squadra si sono poi uniti il curatore Vasco Forconi e l’artista Silvio Saccà. L’idea di esporre dentro una vecchia barberia risponde a diverse necessità, prima fra tutte quella di scardinare il dualismo fra spazi profit e non-profit che egemonizza il sistema dell’arte romano: a Roma gli artist run space sono pochissimi e quasi del tutto isolati fra loro. E poi l’uscita dagli spazi deputati all’arte non va letta come un atto di protesta, nella storia dell’arte recente è un fenomeno avvenuto tantissime volte. Piuttosto ha a che fare con la nostra volontà di reagire alla condizione di fragilità economica vissuta dalle giovani generazioni di artisti fondando uno spazio di ricerca e di pratiche a partire da un principio di non competitività e di orizzontalismo. Il negozio di Franco ci è da subito sembrato un laboratorio ideale in cui portare avanti questa riflessione. Ulteriore motivo di interesse è il fatto che nelle settimane di apertura delle mostra le opere sono completamente affidate a Franco che, nel suo modo personalissimo, svolge il ruolo fondamentale di mediatore con il pubblico.

ATP: Come è strutturato il vostro gruppo di lavoro?

Il nostro gruppo è organizzato secondo una struttura leggera, collettiva. Costituisce una piattaforma nella quale artisti e curatori collaborano al perseguimento di un obiettivo comune. Nell’attuale sistema neoliberista vige una logica iper-competitiva che vede costantemente l’individuo quale promotore di sé stesso. Questa logica rivela la sua tossicità soprattutto quando applicata a comunità di artisti, curatori e ricercatori. Il nostro obiettivo è la riapertura di uno spazio di discussione e di pratiche fondato su un principio di non competitività. Ad accomunarci è anche la volontà di tornare a raccontare la città Roma mettendola però in relazione con un più ampia rete internazionali di esperienze di ricerca indipendente. In occasione del secondo appuntamento espositivo abbiamo infatti invitato Laura Amann, curatrice e fondatrice dello spazio Significant Other di Vienna, a trascorrere del tempo a Roma e a conoscere gli artisti coinvolti nel progetto. La nostra produzione di mostre rappresenta solo il primo momento tangibile di un progetto più ampio

ATP: Mi raccontate come avete scelto gli artisti per questo secondo episodio? E più in generale, con quali criteri li selezionate?

La selezione degli artisti non avviene quasi mai attraverso lo scambio e l’invio di portfoli ma sempre tramite la conoscenza diretta o il coinvolgimento della rete di relazioni che si sta costruendo intorno al progetto. Questo non per una volontà anacronistica ma perché l’intera esperienza è finalizzata a incoraggiare la crescita di una comunità di artisti e ricercatori che può soltanto trarre beneficio dal confronto diretto. Sicuramente uno degli obiettivi principali è quello di portare in mostra il lavoro di artisti che, pur avendo già esposto tantissimo in giro per l’Italia e per l’Europa, sono ancora poco conosciuti dal pubblico romano. In fondo l’intero progetto è finalizzato a stabilire un dialogo tra Roma, le sue energie incredibili e quanto avviene nel panorama culturale internazionale. I criteri di selezioni quindi sono molteplici ma la stima e l’ammirazione nei confronti della ricerca dell’artista giocano un ruolo imprescindibile.

Da Franco Senza Appuntamento#2, installation view - Photo credits: Giorgio Benni
Da Franco Senza Appuntamento#2, installation view – Photo credits: Giorgio Benni

ATP: Che reazione hanno avuto gli artisti che avete coinvolto nel progetto? C’è un tematica o un’indicazione che date agli artisti per i loro interventi?

Tutti gli artisti invitati sono rimasti molto incuriositi dalla natura così peculiare dello spazio e naturalmente dalla presenza costante di Franco. Nessuna delle due mostre è stata articolata in modo strettamente tematico, anzi agli artisti viene sempre concesso una grandissimo margine di libertà nella selezione dei lavori da esporre. Il primo appuntamento è stato in qualche modo un esperimento molto spontaneo che ci ha permesso di approfondire il rapporto con Franco Candela, guadagnare la sua fiducia e sviluppare una maggiore conoscenza del luogo. In occasione del secondo appuntamento abbiamo invece chiesto agli artisti di proporre opere che fossere in grado di mimetizzarsi all’interno dello spazio instaurando così un dialogo democratico tra il nostro intervento e le attività svolte quotidianamento nella barberia. Il mondo dell’arte ha spesso la tendenza a colonizzare gli spazi della realtà nei quali è chiamata a intervenire, e questa è una dinamica pericolosa che abbiamo cercato di scongiurare a ogni costo. Per questo l’idea di una relazione orizzontale tra lo spazio e le opere è per noi fondamentale.

ATP: Per Senza Appuntamento #2 presenterete la fanzine TECH GLEBA. In cosa consiste e che relazione ha con il progetto?

Tech Gleba è la terza edizione di un progetto editoriale indipendente avviato da Silvio Saccà e Andrea Polichetti con la pubblicazione della fanzine Neurogamia a cui nel 2017 è seguita Com Surrogate realizzata in collaborazione con Nero Editions e presentata al pubblico nel locale La Fine, di Roma. La loro volontà era quella di produrre, attraverso la collaborazione con una rete di artisti e amici, una pubblicazione libera e spontanea che in qualche modo prendesse spunto dalle zine-punk, politiche e musicali della Londra degli anni ‘70 e ‘80. È stato quindi naturale vedere nella fanzine lo strumento ideale per registrare e sviluppare ulteriormente la riflessione condivisa sorta attorno ai temi centrali del progetto: il racconto di Roma, l’analisi della precarietà economica, l’importanza delle costruzione di una comunità artistica non competitiva ecc. Tech Gleba si apre con un testo di Laura Amann che racconta gli scenari economici e culturali di un “barbiere del futuro”, seguito dagli interventi degli artisti presenti in mostra e da una conversazione con Franco Candela che racconta Roma e la sua complessa trasformazione economica e culturale. Per la presentazione della fanzine abbiamo allestito un suo speciale display all’interno di Una Vetrina, piccolissimo spazio espositivo adiacente alla galleria Operativa Arte Contemporanea, al quale per l’occasione abbiamo restituito la sua originale funzione commerciale.

DA FRANCO — SENZA APPUNTAMENTO #2
Curatori: Andrea Polichetti , Niccoló De Napoli, Vasco Forconi e Silvio Saccá
Artisti: Michele Gabriele, Emiliano Maggi, Andrea Martinucci, Caterina Morigi e Lorenzo Pace

Barberia di Franco Candela, in Corso Vittorio Emanuele II 289

Caterina Morigi (in collaborazione con Guglielmo Messina), Non si è cristallizzato nel sistema monometrico ma in un pensiero filiforme, 2018  Photo credits: Giorgio Benni
Caterina Morigi (in collaborazione con Guglielmo Messina), Non si è cristallizzato nel sistema monometrico ma in un pensiero filiforme, 2018 Photo credits: Giorgio Benni
Emiliano Maggi, Mordi Bellezza, 2017 Photo credits: Giorgio Benni
Emiliano Maggi, Mordi Bellezza, 2017 Photo credits: Giorgio Benni
Tech Gleba, Una Vetrina, installation view - Photo credits: Giorgio Benni
Tech Gleba, Una Vetrina, installation view – Photo credits: Giorgio Benni