Claude Cahun, VALIE EXPORT e Ottonella Mocellin: corpi in via di configurazione

La filosofa Francesca Rigotti, che scrive un saggio per il catalogo della mostra, intuisce che il concetto di “inclinazione” del corpo femminile che ha formulato in un suo libro Adriana Cavarero, è la chiave di volta per la lettura della ricerca delle tre artiste: un corpo femminile che non è mai verticale ma che invece è inclinato, in una postura obliqua che devia rispetto alla rigidità del verticale, del corretto, del ben accomodato, del dritto.
9 Febbraio 2020
3 Body Configurations – Installation view – Fondazione del Monte, Bologna – Foto di FDM/Alessandro Ruggeri

3 Body Configurations | Claude Cahun, VALIE EXPORT e Ottonella Mocellin a cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati – ospitata fino al 18 aprile 2020 alla Fondazione del Monte a Bologna – è una mostra piccola ma precisissima nell’intenzione curatoriale: corpo, identità, femminile, spazio, tempo, relazione sono alcuni temi su cui gioca e che approfondisce, apparentando tre artiste distanti per anagrafe e stile fotografico ed esistenziale. Ma è proprio questa capacità delle curatrici che vince: rendere cioè affini le tre ricerche senza appiattirle l’una sull’altra e dando il peso meritato ad ognuna.

Lo spazio espositivo diviso in tre sale, apre con Claude Cahun (Nantes, 1894 – Saint Helier, 1954), prosegue con VALIE EXPORT (Linz, 1940) e si conclude con Ottonella Mocellin (Milano, 1966): non è un semplice percorso cronologico, dall’artista più lontana nel tempo alle contemporanee, si tratta piuttosto di un fil rouge culturale che traccia una storia del dispositivo-corpo e del dispositivo fotografico usato per raccontarlo. Lo spiega benissimo Maura Pozzati quando descrive Claude Cahun come la prima artista che riscrive la propria identità attraverso il cambiamento di nome (da Lucy Renée Mathilde Schwob a Claude Cahun) e poi con il travestimento, la metamorfosi che mescola femminile e maschile, giungendo a un “genere indefinibile” in scatti che hanno un sapore estremamente contemporaneo (sebbene il primo esposto ad aprire la mostra sia del 1914): la donna-uomo che fotografa il suo stesso corpo in nuove configurazioni di sesso (capello rasato, capello lungo, capello acconciato), di colore (bianca o scura, androgina o truccata), di contesto storico e personale (corpo nella natura che si mimetizza o corpo nell’architettura che la sottolinea o vi si nasconde dentro).
Claude Cahun, le cui fotografie sono a un certo punto – bisogna ricordarlo – un’implicita testimonianza di resistenza al conforme e al normale in un Novecento ferito dal Nazismo, apre la strada all’idea di un corpo femminile libero (qualunque sia il suo orientamento sessuale), mezzo espressivo esso stesso contro barbarie politiche e normalizzazione del comportamento. Le fotografie di Cahun sono allestite, messe in posa, predisposte, quasi mai immediate anche se hanno un carattere intimo e personale e sono profondamente legate alla storia d’amore che Claude ha con Suzanne Malherbe, intellettuale e anti-nazista nella Francia della Seconda Guerra Mondiale.

3 Body Configurations – Installation view – Fondazione del Monte, Bologna – Foto di FDM/Alessandro Ruggeri

Quando il corpo autoritratto di Claude Cahun è fotografato in relazione agli interni di una casa, dentro una mensola o vicino a uno specchio o un armadio, si avvicina concettualmente agli scatti di VALIE EXPORT che hanno come tema le configurazioni corporee dell’artista nello spazio pubblico e che danno il titolo alla mostra. Si tratta di un lavoro fotografico che porta l’artista austriaca a confrontarsi con lo spazio architettonico “colto” tra il 1972 e il 1982. Le fotografie in bianco e nero delle “configurazioni” mostrano la stessa VALIE EXPORT in posa ferma che misura un angolo di edificio con il corpo o in una posizione di confronto con una cancellata o una parete: gli edifici scelti, ci ricorda Maura Pozzati, sono istituzionali e rappresentano dei simboli del potere e del dominio dell’Austria del tempo. Dunque l’identità personale dell’artista, fatta di altezza lunghezza peso e flessibilità, prende la forma delle architetture per affermare in maniera inedita la presenza del corpo femminile nella sfera pubblica. Una vera e propria “presa di possesso”.

3 Body Configurations – Installation view – Fondazione del Monte, Bologna – Foto di FDM/Alessandro Ruggeri

Un’ultima riflessione su corpo e fotografia la propone la ricerca di Ottonella Mocellin che lavora negli anni Novanta su accurate messe in scena del proprio corpo, travestito e trasformato in posizioni orizzontali, come fosse caduto, forse svenuto, morto o dormiente. L’artista pone se stessa in situazioni diverse, potenzialmente drammatiche, violente, surreali, ambigue, a volte in interni domestici o in luoghi pubblici a volte in esterno: sono comunque sempre contesti della quotidianità quelli che racconta perché è la narrazione e l’identità della donna impersonata che importano. Quando si osserva un suo scatto si ha l’impressione di assistere a un fotogramma di una narrazione personale e ci si domanda cosa è successo prima e cosa accadrà dopo. Si tratta insomma di un percorso narrativo in cui emerge una relazione tra la donna protagonista e qualcun altro.
La filosofa Francesca Rigotti, che scrive un saggio per il catalogo della mostra (Corraini Edizioni), intuisce che il concetto di “inclinazione” del corpo femminile che ha formulato in un suo libro Adriana Cavarero, è la chiave di volta per la lettura della ricerca delle tre artiste: un corpo femminile che non è mai verticale ma che invece è inclinato, in una postura obliqua che devia rispetto alla rigidità del verticale, del corretto, del ben accomodato, del dritto. Questa postura si legge in molti modi: è etica, relazionale, intima e politica. Tutti aspetti che fanno parte delle poetiche della “configurazione” di Claude Cahun, di VALIE EXPORT e di Ottonella Mocellin.

3 Body Configurations – Installation view – Fondazione del Monte, Bologna – Foto di FDM/Alessandro Ruggeri
3 Body Configurations – Installation view – Fondazione del Monte, Bologna – Foto di FDM/Alessandro Ruggeri
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